«Il buco nell’ozono si sta riducendo e non fa male all’uva»

Terry Callaghan, premio Nobel per la pace, ne ha parlato all’evento “Di Freisa in Freisa”

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«Il buco nell’ozono si sta riducendo e, per fortuna, l’uva non risente dell’eccesso di raggi UV. Ma, in ogni caso, i cambiamenti climatici spaventano e preoccupano. Chi li nega, vada nell’Artico a farsi un’idea. In tanti punti dove esistevano i ghiacciai, oggi restano solo più rocce».
Intreccia enologia e sostenibilità il discorso con cui venerdì mattina Terry Callaghan, premio Nobel per la pace (anno 2007, insieme all’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’A­me­rica Al Gore per il suo rapporto del Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico) e tra gli scienziati esperti di Artico più autorevoli a livello internazionale, ha inaugurato la 14esima edizione di “Di Freisa in Freisa”. A Chieri, in provincia di Torino, fino a domenica la manifestazione ha celebrato le etichette delle Doc Freisa e le eccellenze enogastronomiche del Piemonte. Hanno partecipato anche alcuni viticoltori del Cuneese e, all’inaugurazione, erano presenti il direttore della filiale di Chieri della banca d’Alba, Piero Montrucchio e Liliana Allena, presidente della Fiera internazionale del tartufo bianco di Alba.
Per l’inaugurazione, Calla­ghan ha presentato la docuserie “Northwards, together to the future”, girata insieme all’attore torinese Giorgio Lupano, disponibile su You­Tube e curata da Interact (il più grande network di stazioni di ricerca nell’Artico, fondato nel 2011 dallo studioso premio Nobel). Racconta le terre fredde del Nord e la loro sofferenza per il clima che cambia, mostrando il lavoro degli scienziati nelle basi scientifiche permanenti tra Svezia, Finlandia e Islanda. «Ricordo la prima volta in cui sono stato all’arcipelago delle Svalbard – ripercorre Calla­ghan -. Su un’isola, c’era un grande ghiacciaio che si allungava per diversi chilometri verso il mare. Oggi si è sciolto e, di fatto, esistono due isole: una è quella su cui ero stato io quella volta, l’altra è formata dalle rocce che sono rimaste dopo lo scioglimento del ghiacciaio. Chi nega i cambiamenti climatici, dovrebbe andare nell’Artico e farsi un’idea».
Da anni, li si notano in tutti i luoghi della terra, comprese le campagne piemontesi. Qui salgono le temperature, au­men­ta la siccità, si moltiplicano gli eventi meteorologici estremi. «Noi viticoltori facciamo i conti con questo scenario tutti i giorni – conferma Matteo Rossotto, presidente del Consorzio delle Doc Freisa -. Per fortuna, la Freisa è un vitigno antico e rustico. Ha un patrimonio genetico importante e, grazie a questo, riesce ad adattarsi ai cambiamenti meglio di altri. Ma non possiamo negare le nostre preoccupazioni e l’impegno a fare sempre più scelte consapevoli e ridurre gli impatti».
Aggiunge lo studioso premio Nobel: «Io non sono esperto di vino, anche se adoro berlo. Condivido con voi una buona notizia: il buco nell’ozono si sta riducendo e, per fortuna, l’uva non risente dell’eccesso di raggi UV».
Quindi si può essere ottimisti rispetto al futuro? «In questo scenario, esserlo è davvero complicato. Bisogna contenere l’aumento delle temperature. Ci sono luoghi del Nord dove adesso dovrebbero es­serci 1,5 gradi e il termometro ne registra 8. Le temperature sono così sballate che decine di migliaia di renne muoiono perché non riescono più ad adattarsi all’ambiente in cui hanno sempre vissuto».
Poco ottimismo, dunque, «ma possiamo e dobbiamo essere realisti – prosegue Callaghan -. Non credo che il mondo così come lo conosciamo oggi smetterà di esistere, ma quello del futuro sarà sicuramente molto diverso da oggi. Dovremo imparare ad adattarci, in tutti i settori e gli ambiti».
Oltre alle autorità, partecipano all’inaugurazione diversi studenti delle scuole superiori. «Abbiamo la sensazione che tanti politici facciano grandi promesse sui temi ambientali, ma pochi fatti concreti – intervengono alcuni di loro -. Cosa si può fare davvero per ottenere dei risultati sul tema della sostenibilità?». Risponde lo studioso: «Ragazzi, voi dovete dare fiducia a una nuova generazione di politici, che agiscano davvero a favore del clima. Serve un cambio di passo nelle politiche internazionali e siete soprattutto voi giovani generazioni a doverlo pretendere».
Aggiunge Lupano, raccontando come ha vissuto la sua permanenza nelle terre del Nord per girare “Northwards”: «Sono tornato con tanta consapevolezza in più e un po’ di “eco-ansia”. Lì si vedono davvero concretamente gli effetti drammatici dei cambiamenti climatici. Ho capito che ciò che succederà nei prossimi cinque o dieci anni farà davvero la differenza».
Anche il tema delle disponibilità idriche è cruciale, per le popolazioni e per le coltivazioni, comprese quelle vitivinicole. «Le persone sono tante, le risorse sempre di meno – ragiona Callaghan -. Non sono distribuite in modo equo. Dobbiamo pensare a come catturare l’acqua delle precipitazioni estreme a cui ci stiamo abituando, alternate a lunghe siccità».
Con un brindisi nel centro storico di Chieri, terminato l’intervento, “Di Freisa in Freisa” è proseguito con tre giorni di degustazioni, show-cooking, mercati e street-food.

Articolo a cura di Luca Ronco