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Sipario

Eravamo abituati a sentirlo dire durante lo Show di Maurizio Costanzo, adesso le luci si spengono su di lui: lascia in eredità una televisione nuova e un’infinità di talenti scoperti, ma anche canzoni e film. Addio a un grande giornalista e a un instancabile innovatore

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L’ultimo progetto era un copione cinematografico. Ne aveva parlato a Giorgio, il suo miglior amico, un giorno prima di chiudere gli occhi per sempre. L’aneddoto rivela quanto la morte sia stata inattesa, quanto Maurizio Costanzo fosse poliedrico e vulcanico, sempre con un’idea nuova da inseguire e sempre un passo avanti, classico nella conduzione delle interviste o nell’approfondimento dei temi, innovatore nei contenuti e coraggioso negli esperimenti. Del talk show non era soltanto re, ma inventore: iniziò con “Bontà Loro” e segnò un’epoca con il “Costanzo Show”, passerella unica di vite, storie e figure, persone e personaggi, maschere e volti, potenti e popolani. Su quest’ultima frase vogliamo soffermarci per dire che Costanzo, a nostro modo di vedere, è stato perfino anticipatore dei social dando voce a persone comuni quando ancora non era possibile, aprendo il suo palco a biografie anonime, denunce e richieste, sogni, battaglie e ambizioni di provincia. I politici, da lui, non rispondevano solo a domande: si confrontavano. E non solo con il giornalista, ma con il pubblico. Talmente forte l’attenzione verso sconosciuti con cose importanti da dire, e talmente spiccato il fiuto nel coglierne originalità e doti, da aver permesso a molti di attraversare il fronte, di diventare famosi appena avuta la possibilità, grazie a lui, di moltiplicare la platea: da Vittorio Sgarbi a Ricky Memphis, da Valerio Mastandrea a Enzo Iacchetti, in tantissimi hanno cambiato vita salendo sul suo palco, scelti per aver suscitato la curiosità del conduttore con una lettera o una poesia, per averlo colpito con una conoscenza che sarebbe stato ingiusto intrappolare in piccoli ambienti, con una personalità dirompente o una timidezza accentuata, un piglio aggressivo o un’anima dolente. Maurizio Costanzo ascoltava, leggeva, osservava. E se intuiva talento o sensibilità offriva un’occasione. Il suo show ospitava piccole rivendicazioni e grandi aspirazioni con lo stesso rispetto dato a grandi battaglie sociali e prime firme dello spettacolo, dello sport, dell’economia, della politica. Libero sempre, per fortuna: quando il figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Nando, denunciò le ombre dell’omicidio in un libro e si trovò isolato, lui non esitò ad aprirgli le porte dei Parioli.
Giornalista brillante, esploratore di nuove frontiere radio-televisive, ha cercato anche di importare in Italia il modello del quotidiano popolare diffusissimo all’estero: si chiamava L’Occhio, non attecchì, rimane tuttavia un simbolo del suo multiforme ingegno e delle mille sfumature dei suoi interessi. Che lo hanno visto operare con successo anche nel mondo della musica e del cinema: fu paroliere della canzone cult “Se Telefonando” di Mina, collaborò alla sceneggiatura di “Una giornata particolare” di Ettore Scola, inventò insieme a Paolo Villaggio il personaggio di Fracchia. È stato anche direttore di teatri, giornali e rassegne culturali, però nell’immaginario Costanzo è la tv, e forse anche lui si vedeva così. L’amico Giorgio, che per altro gli presentò Maria De Filippi – la donna che ha dato stabilità sentimentale a Costanzo ed è diventata sua ennesima scoperta artistica: intuendone le doti, la trasformò da giovane avvocato in personaggio tv -, racconta che era capitato di parlare del “dopo” e che Maurizio avesse sperato in cielo ci fosse un televisore. Altrimenti, aveva sospirato, chissà che noia.

BaNNER
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