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L’opinione di Alessandro Siani

«Ho messo da parte i miei cliché perché in italia non è il momento delle favole: lo stipendio dura meno di un raffreddore e il mutuo molto più dell’amicizia»

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IL FATTO
Tempi di Covid e guerra: l’umorismo al cinema risente delle difficoltà che riscontriamo
nella società attuale? In che modo può cambiare il linguaggio della comicità?

Arriva un momento in cui, anche se sei nel pieno della tua carriera, riconsideri la tua prospettiva. Magari perché sei entrato nell’età più matura, ma capisci che è necessario cambiare qualcosa. Una presa di coscienza che richiede sempre un atto di coraggio, perché lasciare per strada le certezze acquisite non è mai semplice. Alessandro Siani sembra aver compiuto questo percorso se è vero che il suo ultimo film, “Tramite amicizia” segna un po’ una svolta. Ed è un cambiamento non banale. Prima di tutto perché il film approfondisce un tema attuale come quello, appunto, dei rapporti d’amicizia e poi perché questi sono tempi complicati, che richiedono un adeguamento di linguaggio anche per quanto riguarda la comicità.
«Ci sono cose oggi che mi sorprendono continuamente. Ad esempio vedo che ci sono ragazzi che si sentono soli e su Google scrivono: perché non ho amici? Questa cosa è sconvolgente», confida il regista. Poi certo, i meccanismi del suo stile cinematografico sono quelli di sempre. Come spiega lui stesso: «In una battuta che ho portato a Sanremo, mi chiedevo se durasse di più l’amicizia o l’amore. Continuo a rispondere: il mutuo». Perché l’aspetto sociale si fa strada nel lavoro di quello che poteva sembrare un autore popolare legato unicamente a un umorismo facile, di rapido consumo. Ma non è così. Siani nell’intervista a Fanpage, spiega: «Sono dovuto uscire dai miei soliti cliché sul mondo dei bambini o sull’astuzia di noi napoletani. Ho messo un po’ tutto da parte per accogliere l’urgenza di un momento del Paese che adesso non ha spazio per questioni favolistiche, perché uno stipendio dura meno di un raffreddore. In due settimane lo stipendio può finire, se non prima, mentre possiamo avere l’australiana anche per quaranta giorni. Viviamo in un periodo in cui c’è stato il Covid, poi la guerra e si parla degli Ufo. Cioè, sta accadendo di tutto. Quindi la verità, la fetta di vita che più conta, passa attraverso la necessità di parlare del lavoro e dei lavoratori».
Nel raccontare la sua storia sul grande schermo, Siani si è ispirato in particolare alla dolorosa vicenda della multinazionale Whirpool e delle dismissioni di massa: «Oggi ci sono difficoltà per tutti i lavoratori, anche nel settore del cinema, ma ciò che mi ha colpito in quella vicenda è il fatto che gli operai non si sono mai arresi, hanno combattuto e addirittura da una loro idea è nata la possibilità di risolvere un problema». E poi sul valore dell’amicizia: «Mi è venuta in mente una frase di Luciano De Crescenzo: “La felicità è il minimo della sofferenza, non è il massimo della gioia”. Mi è rimasta impressa. Non voglio essere retorico, ma secondo me significa che dobbiamo godere delle piccole cose, soprattutto quelle che sono intorno a noi e che a volte non ci accorgiamo quanto ci coinvolgono, più di quello che possiamo credere».

BaNNER
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