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Lo chef di Langa che dipingeva cucina

L’anno scorso il suo talento era stato inserito nella Hall of Fame del Premio Ancalau. Aveva detto: «Mi accompagneranno tre bottiglie di Barolo»

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È morto domenica all’età di 77 anni Cesare Giaccone, chef di Langa di fama internazionale, a lungo titolare del rinomato ristorante ad Albaretto Torre. Artista a tutto tondo, alla passione per i fornelli univa quella per la pittura. E il suo talento venne premiato l’anno scorso nella Hall of Fame del Premio An­calau. Così il cuoco-artista di Langa era entrato nella galleria che già ospita Giorgetto Giugiaro, Ernesto Ferrero e Mauro Corona. Il premio era stato consegnato a Giaccone da Maria Teresa Mascarello, si­gnora del vino, sua amica e ammiratrice. Lo chef, a sua volta, ne adorava le bottiglie, tanto da dire che, al suo funerale «l’estremo abito sarà di legno, pino selvatico, al profumo di tartufo. Mi accompagneranno tre bottiglie di Barolo Mascarello».
Un cuoco burbero e magnifico che ha fatto grandi le Langhe: così definiscono Ce­sare Giac­cone i suoi tanti estimatori. Figlio d’arte di un oste, Fi­lippo detto Lipinet, che già nel 1938 gestiva con la moglie l’Osteria dei Cac­ciatori ad Albaretto della Torre, aveva lasciato la scuola alla fine della quarta elementare per la­vorare come ap­prendista mu­ratore. Poi, do­po la scomparsa prematura del padre, aveva viaggiato in lungo e in largo, cucinando e non, dapprima al Sant’Orso di Cogne, al Nuovo Regio e al Caval ‘d Brons di Torino.
Poi era tornato a casa, aveva fondato un’altra osteria, allacciato il grembiule in un locale elegante, al Castello di Cozzo Lomellina, fino a Firenze, per aprire il Barrino di Gino Paoli, e oltre confine in Austria, Svizzera e Germania. Dopo il passaggio nel 2008 a Fon­tanafredda con Oscar Fari­netti, negli spazi suggestivi della Villa Reale, era finalmente tornato ad Albaretto, in un locale poco distante dalla vecchia casa passata al figlio – “Da Filippo” -, dove la continuità della tradizione proseguiva. Nel suo locale erano arrivati spesso per un pranzo o una cena personaggi come Gior­gio Bocca, Gio­vanni Arpino, Gino Paoli e perfino Robert De Niro. Fra i suoi piatti firma c’erano l’insalata di Langa, con un mix sempre diverso di ingredienti, quinto quarto e verdure di stagione; lo zabaione montato personalmente in sala e soprattutto il capretto arrosto, che non ha mai smesso di girare sullo spiedo sopra un letto di brace da legna.
Lo ricorda anche il presidente della Regione Alberto Cirio: «Cesare Giaccone per noi era quasi una figura mitologica, non un cuoco tradizionale – allora li chiamavamo ancora così, oggi diremmo chef -, ma un genio, un artista, un uomo che trasformava il tuo pranzo o la tua cena in una esperienza unica e per certi versi misteriosa ed appassionante. A lui dobbiamo molto, come piemontesi e come italiani. A lui che è stato il primo in Piemonte e uno dei primi in Italia a credere nell’eccellenza della nostra ristorazione tradizionale, nel rispetto dei prodotti agricoli, della natura, delle stagioni».

BaNNER
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