«Catherine Middleton è l’unica vera erede di Elisabetta»

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Pugliese di nascita e british di adozione, Anto­nio Capra­ri­ca ne­gli anni del­le puntuali e rigorose corrispondenze da Londra si è sempre più ispirato allo stile di Casa Windsor pur smarcandosi da ogni commistione ideo­logica. Ha da poco scritto “Carlo III. Il destino della Corona” e il 21 maggio uscirà il suo nuovo libro “La fine dell’Inghilterra”. Rimane uno degli interlocutori più affidabili per affrontare ogni tema in qualche modo legato alle vicende dei reali d’In­ghilterra.

La toccante vicenda umana di Kate Middleton ha avuto effetti tangibili sull’opinione pubblica britannica e non solo. Cosa pensa del suo discorso nel quale ha annunciato pubblicamente il tumore?

«Quel messaggio ha fatto fare a Catherine un salto quantico nella considerazione dei sudditi e nell’iconografia reale, qualcosa capace di portarla sullo stesso livello di Diana che trent’anni fa ebbe l’identico coraggio nell’affrontare un suo dolore e nel confessarlo. Sono cose che non si dimenticano. È lei l’erede di Eli­sa­betta. Ora dobbiamo solo sperare che davvero il tumore sia al primo stadio e quindi perfettamente guaribile».

Un colpo di scena dopo la vicenda delle foto ritoccate?
«Il photogate aveva evidenziato un chiaro vuoto di potere, non sarebbe accaduto con Carlo al comando. Ma Carlo non è al comando, mentre Camilla fa come può con evidenti limiti di autorevolezza. Il re è assorbito dalle vicende della famiglia reale, manca uno “showrunner”, qualcuno in grado di dirigere. Può essere Catherine a farlo. Ci voleva il colpo di scena per uscire dallo scandalo delle foto ritoccate. Questo video girato con grande professionalità da Bbc Studios ha cancellato ogni sospetto. L’autogol è stato recuperato».

Un tempo non sarebbe trapelato nulla?
«Bastava seguire la politica del “non diciamo una parola”. Ora le follie social vengono comunque fuori. Il Paese chiede a gran voce “privacy”, ma se passa un mese senza notizie la temperatura sale».

William resta sullo sfondo.
«Intanto tutti dicono che dovrebbe stare di più con la moglie. Ma c’è una regola da seguire. Alla regina Elisabetta fu detto di tutto, che non aveva istinto materno, ma quello era il suo mestiere. Era pagata per fare il capo di stato. Questa è la regola che vincola i Windsor».

Abbiamo visto, tra le altre co­se, una sosia di Kate Mid­dleton.

«Un’enorme sciocchezza, smen­tita dalla stessa Heidi Agan, la sosia che è istruttrice di danza e, appunto, era impegnata nel suo lavoro. E poi William, che appare nelle immagini con la moglie, si sarebbe prestato a questa macchinazione? Mi sembra demenziale, tanto più che il Sun ha speso 40mila sterline per comprare quel video da 14 secondi. Loro di solito non buttano via i soldi. Poi non ci metto la mano sul fuoco, però anche il riconoscimento facciale ha indicato che fosse davvero Catherine».

Un risvolto positivo è sta­to l’impatto che l’annuncio della malattia della principessa ha avuto nel Regno Unito per quanto ri­guar­da il tema delle prevenzione: boom di prenotazioni.
«Era accaduto lo stesso dopo l’annuncio di Carlo per l’operazione alla prostata. Ora è stato portato sul proscenio questo incremento di casi, una vera epidemia del cancro rettale che sta colpendo gli under 50. Un dramma che spinge tanti alla prevenzione anche in età giovane».

La stessa Sarah Ferguson aveva rivelato la sua malattia.
«Sì ma non certo godendo dell’identica aurea di santità della principessa del Galles. Lei è una simpatica signora, con un ex marito apprezzato per lo stile leale, ma non rappresenta la Corona e non può avere lo stesso impatto».

Nel complesso, si riafferma l’unicità mediatica dei Win­d­sor rispetto ad altre casate?
«Non c’era bisogno di questo evento per scoprirlo, tutta un’altra storia rispetto ai reali danesi, spagnoli, svedesi, monegaschi o norvegesi. La Casa inglese ha una tradizione millenaria. Gli svedesi discendono praticamente da Napoleone, gli attuali Bor­bone sono stati rimessi sul trono di Spagna da un dittatore… Ci sono 38 monarchie in Europa però quella inglese è un mondo a parte».

Perché, in sostanza?

«Perché si identifica come nessun’altra con il suo Paese, cresciuto fianco a fianco. Poi gli inglesi sono stati i primi a tagliare la testa a un re nel 1649 ma sono tornati subito alla monarchia. Per me che sono repubblicano è qualcosa di assurdo, ma dico che i mazziniani nel mondo devono farsene una ragione. Un altro discorso invece è il cambiamento epocale in atto nel mondo e che inciderà inevitabilmente sul destino dei Win­dsor».

Per una volta, in tutto questo, sono rimasti in penombra Harry e Megan.
«E sarà ancora così. A un principe che – come dicono in Toscana – non sa tenersi un fagiolo in bocca, chi affiderebbe oggi un segreto anche solo famigliare? Magari poi lui e sua moglie sbattono la porta, se ne vanno, per raccontare in giro le malefatte di Carlo… Figuriamoci se possono essere messi a conoscenza di segreti istituzionali o strategici. Un tentativo di riavvicinamento era stato fatto nel 2021, quando Harry era tornato a Londra per la morte di Filippo. Catherine – che è una grande peacemaker – aveva cercato di far trovare un accordo ai fratelli. All’uscita dalla chiesa aveva chiacchierato con il cognato aspettando che arrivasse William, poi li aveva lasciati soli perché si chiarissero. E loro due avevano cominciato a litigare con violenza. Fu un fallimento, al punto che arrivò il padre e pronunciò la celebre frase “Ragazzi, vi prego, non rovinatemi la vecchiaia”. Da allora abbiamo visto serie tv e libri, palate di fango su William e Catherine. Non credo davvero che i Windsor debbano rivolgersi a due “profughi” per salvare la mo­narchia».

Il poco frequentato funerale di Vittorio Emanuele a Torino ha invece confermato lo scarso appeal dei Savoia?
«Ma di cosa parliamo. Ma se ai funerali di Elisabetta non furono neanche invitati. Ema­nuele Filiberto è un bravo ragazzo, il primo reale che lavora. Fa pubblicità: e allora? Partecipa a “Bal­lando”: vale anche per me questo discorso! Se lavora rispettabilmente, la­sciamo perdere tutto il resto».

CHI È

Giornalista nato a Lecce nel 1951, è considerato uno dei più esperti “royal watcher”, cioè
osservatore delle vicende reali. È stato anche corrispondente da Londra tra il 2010 e il 2013 dopo una lunga carriera da inviato per la televisione pubblica

COSA HA FATTO

Nel 1989 il debutto televisivo al TG1 come corrispondente dai paesi mediorientali. Capo dell’Ufficio di corrispondenza Rai da Mosca (1993-97), e da Londra (1997- 2006), nel 2006 ha diretto la sede parigina. È stato direttore del Giornale Radio Rai e di Rai Radio Uno

COSA FA

Scrive da tempo libri che analizzano le vicende dei Windsor: l’ultimo è “Carlo III. il destino della Corona” (Sperling & Kupfer), a maggio uscirà “La fine dell’Inghilterra”. Fino a dicembre scorso ha preso parte a “Ballando con le stelle”