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«Così Napoleone ha indirizzato la nostra storia»

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«Quel che è successo qui a Che­ra­sco, co­me in tanti altri luoghi del Piemonte, ha davvero determinato alcuni aspetti della nostra contemporaneità. Ide­a­lizzare la figura di Napo­leone rischia di compromettere la verità storica, ma è un fatto che le sue azioni, anche nei nostri luoghi, hanno indirizzato la nostra storia».

Sabato scorso, anche il generale dei Carabinieri Andrea Rispoli è intervenuto al convegno “Napoleone: da Che­rasco all’Europa” nella Sala consiliare di Cherasco, per le celebrazioni a 228 anni dall’armistizio siglato in paese. Originario di Merano, laurea in Scienze Politiche e Scienze della Si­curezza interna ed esterna, da luglio 2023 è comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari. Nel 2022, per Lau­rus Robuffo editore, ha pubblicato il saggio “Rivoli, la nascita di un condottiero”, in cui ha organizzato i suoi studi e approfondimenti su Napo­le­one Bonaparte e i fatti di cui è stato protagonista. «Sono ap­pas­sionato di vicende militari sin da quando ero ragazzo. Per questo ho scelto di entrare nell’Arma e, prima e dopo l’Accademia, ho sempre studiato molto la storia. Ho iniziato come grande lettore di saggi, soprattutto quelli del professore Luigi Mascilli Mi­gliorini».

Come Migliorini, lei ha sempre dedicato molta attenzione a Napoleone. Il suo nome evoca spesso un alone di fascino, prestigio, eroismo e curiosità an­che ai non appassionati. Come si può spiegare tutto questo?
«Dopo Gesù, è forse il personaggio su cui si è scritto e detto di più. Non c’è un motivo unico. Sicuramente molto si deve alla sua capacità di innovare. Ha lasciato il segno. Racchiude in sé l’essenza di tre tra i più grandi della storia antica: è stato un condottiero validissimo come Giulio Ce­sare; come Cesare Augusto ha rinnovato, e a volte creato tout court, gli apparati statali; come Annibale, alla fine ha perso. Ma la sua grandezza va al di là della sconfitta e dell’esilio sull’isola di Sant’Elena, che danno di lui un’immagine cupa e decadente».

L’armistizio di Cherasco, come ha raccontato durante il convegno di sabato, è stato siglato durante la prima campagna d’Italia. Nel 1796-1797, Napo­leone guidò l’Ar­mata d’Italia contro il Regno di Sardegna. È corretto dire che è stata la prima occasione in cui ha mostrato le sue capacità di stratega?
«Esatto. Non si può comprendere a fondo un personaggio complesso come Napoleone sen­za conoscere bene la pri­ma campagna d’Italia. Aveva solo ventisei anni ed è qui che ha dimostrato di avere qualcosa di più di tutti gli altri. È andato oltre le direttive che aveva ricevuto, trasformando un fronte di guerra secondario in quello principale. Ha messo in luce le sue qualità tattiche, da condottiero militare».

In cosa consistevano?

«Nessuno aveva mai movimentato gli eserciti come lui. Erano la capacità e la rapidità dei suoi uomini a diradarsi, a fare la differenza. C’è una frase ricorrente e valida nei contesti militari più disparati: disperdersi per sopravvivere, riunirsi per vincere. Lui ha saputo metterla in atto al meglio già dalla prima campagna d’Italia, sconfiggendo pri­ma i piemontesi, poi gli au­striaci a Lodi, aprendo così l’ingresso a Milano. Seguiro­no Venezia, Genova e parte della Toscana. Dopo di lui, tanti presero a modello le sue tattiche e strategie militari».

Quando si dice che Napoleone innovò le strutture statali, a cosa ci si riferisce?
«Io appartengo con orgoglio all’Arma dei Carabinieri. È stato Napoleone a ideare il mo­dello della presenza delle forze dell’ordine distribuita e calibrata sul territorio, a cui affidare la tutela dell’ordine pubblico. Pensiamo allo stato laico: è stato Napoleone a contribuire a idearlo e concretizzarlo. Poi c’è un altro tema cruciale».

Quale?
«La meritocrazia. Diceva Na­poleone: ogni soldato francese porta nella sua giberna il ba­stone di maresciallo di Francia. Per Napoleone, con l’impegno personale, non c’era­no limiti al successo. Ba­stava avere le competenze e il carisma giusto. Lo dimostra anche la sua storia: era nato da una famiglia della piccola nobiltà, non dalle stirpi più illustri».

L’armistizio di Cherasco divenne Pace di Parigi il 15 maggio 1796 e mise fine alla prima fase della prima campagna d’Italia. Sancì l’occupazione francese, tra gli altri, del Piemonte sud-occidentale. Che emozione è rivivere quelle vicende nei luoghi in cui sono avvenute?

«Oltre che un’emozione, è un’opportunità: dare risalto al passato di questi luoghi può essere un vero e proprio volano per tutto il territorio. Fa piacere che ci siano amministratori che lo comprendono e credono in progetti di valorizzazione, partendo proprio dalla storia dei luoghi. È un bel segnale».

Osservando la figura di Na­poleone in modo critico e fuori dalla retorica, in cosa fu figlio del suo tempo e seguì modelli che contrastano con le sensibilità attuali?
«Ha avuto l’intuizione di creare dei codici di comportamento universali, validi per tutti. Quelli che proponeva, però, erano molto francocentrici. Bisogna invece sviluppare una sensibilità comune basata su valori che siano davvero universali e paritari, aldilà delle differenze tra stati».

 

La rievocazione e il convegno sull’armistizio del 1796 a Cherasco

L’Associazione Cherasco Cultura, in collaborazione con la Città di Cherasco e il contributo della Fon­dazione De Benedetti – Cherasco 1547 (Onlus), nello scorso week­end ha celebrato il 228° anniversario dell’Armistizio di Cherasco, firmato nel 1796, in Palazzo Sal­matoris tra Napoleone Bonaparte e i rappresentanti del Regno di Sardegna. L’Armistizio segnò un importante passaggio storico sancendo, con la sostanziale sconfitta sabauda, la fine dell’alleanza tra Regno di Sardegna e austriaci e la conclusione della prima fase della Campagna napoleonica d’Italia; ne conseguirono l’occupazione francese del territorio sud-occidentale del Piemonte, dalla Valle Stura ad Alessandria e delle fortezze di Cuneo, Ceva e Tortona, nonché la cessione di Nizza e della Savoia alla Francia. Nel programma delle rievocazioni, presso la Sala consiliare del Comune di Cherasco si è svolto il convegno “Na­poleone da Cherasco all’Eu­ropa” con la partecipazione di re­latori di fama nazionale e internazionale. Lungo i portici la mostra fotografica “Il Tempo che è in Noi” firmata da Flavio Russo ha ripercorso 150 anni di storia in 100 immagini, così come lo spettacolo di multivisione digitale “Na­poleone a Cherasco” all’Arco della Madonna del Rosario. Fino alla rievocazione storica dell’armistizio con i gruppi in costume con le uniformi, le armi e le ricostruzioni della vita quotidiana dei soldati dell’armata napoleonica.
Presenti al convegno il sindaco cheraschese Carlo Davico, il prefetto di Cuneo Fabrizia Triolo, il comandante della Legione Ca­rabinieri “Piemonte e Valle d’Ao­sta” Antonio Di Stasio, il comandante della Regione Forestale “Piemonte” Benito Castiglia e il comandante provinciale dei Cara­binieri di Cuneo Giuseppe Caru­bia.
In seguito il generale Rispoli ha visitato il Nucleo Carabinieri di Bra, dove è stato accolto dal tenente colonnello Luca Stella as­sieme al maresciallo Nadia Bes­sone.

Articolo a cura di Luca Ronco

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