«La tradizione per noi è essere fedeli allo stile»

Augusto Boffa ci spiega il “segreto” della cantina albese Pio Cesare: «Vini che, vendemmia dopo vendemmia, restano sempre riconoscibili»

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Una famiglia unita dove ogni decisione è sempre condivisa: ecco il segreto del successo della cantina Pio Cesare di Alba. Dal 1881 cinque generazioni si sono susseguite nel garantire la continuità della qualità e dello stile dei vini. In una sede storica che è stata co­struita sulle mura romane della città, antiche di 2mila anni, e oltre 70 ettari di vigneti situati in diversi co­muni delle zone di produzione di Barolo e Barbaresco. Una cantina che vuole mantenere la tradizione, «ma non abbiamo la polvere sulle bottiglie – scherza Augusto Boffa, cugino della titolare Federica -, per noi tradizionale significa essere fedeli, vendemmia dopo vendemmia, allo stile che i nostri vini hanno sempre avuto nel corso degli anni della nostra storia».

Tutto ciò vuol dire gestire seguendo il più possibile la crescita e la produzione naturale del vigneto: «Il che significa – spiega Boffa – basse rese nei vigneti che rispettino la fisiologia delle diverse piante, preferendo la qualità alla quantità dell’uva. Nei vigneti non ci avvaliamo di lavoratori stagionali, ma delle stesse persone che se ne occupano durante tutto il ciclo vegetativo, dalla potatura alla raccolta e che conoscono profondamente le esigenze e lo stato di salute di ogni singola pianta. I nostri interventi per la difesa fitosanitaria sono minimi e possiamo certificare che tutti i nostri vini non contengono residui».
Una produzione importante nonostante le ultime annate, soprattutto, non siano state semplici, in particolare per il fattore climatico: «Noi crediamo sia sempre possibile produrre un grande vino, anche nelle annate più difficili -sostiene Boffa -. È sufficiente selezionare maniacalmente le uve grappolo per grappolo, acino per acino. Troveremo sempre quantità, anche piccole, di uve di altissima qualità che ci permettono di produrre ogni anno vini di grande pregio».

Augusto Boffa è approdato alla Pio Cesare nel 1990, dopo vent’anni di lavoro alla Cassa di Risparmio di Torino. «Me lo chiese mio cugino Pio e io accettai di buon grado. Le nostre famiglie sono sempre state molto legate e così io con mio cugino. Pio è stato un grande imprenditore, scomparso troppo presto (è morto per Covid qualche an­no fa): aveva guidato l’azienda vinicola di famiglia Pio Cesare per diversi decenni dopo aver affiancato il padre nel 1973 ed è stato uno dei principali fautori dei vini piemontesi sulla scena internazionale. Alla quarta generazione in azienda, Pio Boffa è stato un imprenditore visionario che in quarant’anni ha trasformato l’azienda di famiglia. Alle 6,30 era in ufficio, tutte le mattine, quando arrivavamo noi aveva già indicazioni per tutti».

Nonostante la carriera in banca, Augusto è sempre stato molto legato alla cantina di famiglia: «Da quando avevo sedici anni vado a vendemmiare. Allora chi aveva le vigne era un contadino oggi è un vigneron, un produttore alla francese, perché le nostre colline sono diventate una terra di produzione di elite. Le nostre famiglie trascorrevano ogni domenica insieme, a pranzo, poi nel pomeriggio gli adulti giocavano a carte e noi bambini in cortile. Mio papà e il papà di Pio erano inseparabili. L’edificio nel centro di Alba è stato acquistato nel 1881, dal nostro bisnonno che vendette il castello a Mango. Da allora è stato sempre il punto di riferimento per tutta la nostra fa­miglia».

A breve saranno ultimati i lavori di ristrutturazione della cantina: «La nostra struttura è su quattro livelli, delimitata dalle mura romane -spiega Boffa -. Oggi la vinificazione dei bianchi avviene in un’area che da sempre è caratterizzata da una temperatura costante, senza climatizzazione. Il cambiamento climatico ha però avuto un impatto negativo: lo spazio non era più idoneo e avevamo bisogno di un’area tecnologicamente al passo con i tempi. Sull’altro lato di corso Bixio abbiamo realizzato due edifici: a destra quello destinato alla vi­nificazione, a sinistra quello per l’imbottigliamento. Ab­bia­mo recuperato anche una casa di proprietà affacciata sul corso: il piano superiore è collegato al blocco di destra. La convenzione col Comune pre­vede anche di ampliare i marciapiedi di via San Rocco e un parcheggio su due piani, gestito dall’ente locale: un beneficio per tutta la zona, che oggi non è valorizzata. La vinificazione dei rossi e gli uffici, continueranno a esistere negli spazi attuali, collegati alla nuova area con una passerella sopra il corso, con un tunnel sotterraneo e un enodotto. In linea con il nostro modo di essere, dal punto di vista architettonico manterremo uno stile sobrio con alcuni richiami al nucleo storico».

La Cantina Pio Cesare non è solo vino: si producono anche il Vermouth e il Barolo Chi­nato: «La grappa no, non l’abbiamo mai fatta perché a mio cugino Pio non piaceva. Il Vermouth e il Barolo Chinato invece sì, seguendo la ricetta originale di nonna Rosi che risale agli anni Cinquanta. L’unica variazione è che la nonna utilizzava il moscato, noi ora utilizziamo lo chardonnay».