«Io, un videomaker che sta studiando per essere regista»

L’entusiasmo di Umberto Bima: «Quello spot sugli schermi di Times Square, 30 secondi di felicità»

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Umberto Bima è energia pura, già solo nell’ascoltare la sua voce. Ener­gia indirizzata su un percorso che sa benissimo come percorrere. Nel 2016, invitato al matrimonio di amici di famiglia, gli chiesero di girare un video-ricordo e quello fu l’inizio di tutto. Un tutto avvolto da enorme passione. Ne abbiamo parlato per Rivista IDEA.

Chi è Umberto Bima?
«Un ragazzo nato a Cuneo nel 2003 e cresciuto a Fossano, che ora vive a Milano. Un ragazzo che ha coltivato un hobby. Può essere riconosciuto come regista o artista. Cerca di raccontare tramite le immagini, facendo passare un messaggio. Non vuole che il video piaccia per la componente estetica, ma per il contenuto. Smetto di parlare in terza persona (sorride, ndr). Voglio che arrivino sempre i messaggi delle tematiche di cui tratto, questo mi rende vivo dentro».

Perché parla di hobby?
«Nel 2014 andavo a sciare e mi filmavo con la GoPro. Mi piaceva l’idea di proporre contenuti video con la musica. Pian piano, ho iniziato a postare dei cortometraggi. Mi sono appassionato sempre di più a questo mondo e ne è nato un percorso formativo. Ho un aneddoto: da piccolo passavo molto tempo a vedere i film di Steven Spielberg e in particolare “Jurassic Park”. Per l’entusiasmo, ho provato a riprodurre alcune scene in casa con la telecamera in mano e i miei che mi guardavano straniti. Diciamo che lì è scoccata la scintilla, soprattutto per l’arco narrativo che Spielberg dà ai suoi personaggi e soprattutto per il modello narrativo chiamato Viaggio dell’Eroe».

Lei si è diplomato all’Istituto “Cravetta – Marconi” di Savi­gliano in Grafica e Comu­nicazione.
«Sì, nel 2022. Però faccio un passo indietro. Durante la terza superiore ho frequentato un corso aggiuntivo di scrittura creativa per il cinema. Ho ampliato la mia visione sulla regia e sulla sceneggiatura. Ho acquisito tante consapevolezze e mi è servito moltissimo. Durante il mio percorso scolastico ho partecipato a diversi concorsi che mi hanno fatto crescere parecchio».

Lo step successivo?
«Terminati gli studi superiori ho deciso di intraprendere la Nuova accademia di belle arti a Milano, conosciuta come la Naba, nell’indirizzo cinema, sono al secondo anno. L’obiettivo è perfezionarmi in tutti gli aspetti cinematografici. Vivendo a Milano, ho avuto la fortuna e la possibilità di conoscere un bravissimo videomaker: il torinese Mark Tampone. Lui è il titolare del Kit Rooms Studio e mi ha permesso di realizzare dei video per le piattaforme social e per alcuni cantanti famosi, potendo muovermi e confrontarmi su alcuni set di altissimo livello».

Ha già avuto esperienze di rilievo.
«Mi ritengo fortunato. Le racconto dell’opportunità con Cesare Ciccioli. Uno stylist del 2004 che ha realizzato un brand chiamato Take.Off (una nuova idea di sneakers, ndr) che punta al motocross e alla sostenibilità. Con lui ho lavorato allo spot pubblicitario per il suo nuovo modello di scarpe in lana artigianale, che è stato proiettato il 26 dicembre scorso a Times Square, New York».

Che effetto le ha fatto la proiezione alla “Grande Mela”?
«Beh, credo che si possa facilmente intuire. Grandissima emo­zione. Non sapevo di questa possibilità prima di iniziare a lavorare con Cesare. Ab­biamo realizzato video nel quartiere CityLife a Milano, ma da qui a comparire a New York con il lavoro finito l’ho scoperto solo in corso d’opera. Tanta roba, come si dice in questi casi! Ho dato il massimo affinché il lavoro fosse praticamente perfetto. Lo considero uno dei lavori più intensi e soddisfacenti che ho fatto. Parliamo di 30 secondi di video».

Lei si definisce videomaker?
«Mi definisco, o meglio, vorrei essere definito un regista. Un videomaker che ha come obiettivo quello di diventare un regista. Mi piacerebbe diventarlo di film e magari di clip musicali. Mi affascina molto il mondo del tridimensionale e, in merito, vorrei mettere in atto una nuova modalità di ripresa per i miei video: porre il greenscreen alle spalle del soggetto che riprendo in modo tale da poterlo poi introdurre in un mondo virtuale nella fase di editing. Questo ambito si avvicina al mondo dei videogame. È l’obiettivo che mi pongo per il 2024».

Sta muovendo passi importanti in un mondo moderno, complesso, ma affascinante.
«È proprio così. Oggi come oggi i giovani si stanno esprimendo attraverso i social, con metodi diversi. Chi con musica, fotografia, video, citazioni. Così facendo, ci si dà delle opportunità nel farsi conoscere al pubblico e all’esterno. Vi­viamo in un momento storico in cui i giovani possono esprimersi con tante sfaccettature. Va detto che i social hanno sia aspetti positivi che negativi. Però voglio confidare in quelli positivi».

Ha dei sogni?
«Vorrei realizzare un film. Però ci tengo a risponderle così: la mia passione per i video non è solo un hobby, ma un modo per esprimermi e comunicare con il mondo intero. Sono grato alle persone che hanno sempre creduto in me e mi hanno dato la possibilità di lavorare all’interno dei loro progetti artistici, che prendo a cuore come se fossero miei».

So che c’è un appuntamento ravvicinato.
«Sabato 3 febbraio al teatro Milanollo di Savigliano, ci sarà un concerto per presentare il nuovo video musicale del mio amico Filippo Menardi con Davide Politanò, intitolato “Gli dei dell’Olimpo”. Ho curato la parte musicale e fatto le riprese in alta Valle Vermenagna».