Le parole di Barbera

0
0

Giudice della Corte costituzionale da otto anni, Augusto Barbera è stato appena nominato presidente. Siciliano di Aidone, quattromila abitanti in provincia di Enna, 85 anni, è professore universitario e giurista, oltre che politico con ruoli importantissimi alle spalle: deputato Pci e Pds per cinque legislature, presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali, componente della Commissione bicamerale per le riforme costituzionali, vicepresidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, ministro per i Rapporti con il Parlamento. È stato inoltre consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, regione in cui ha svolto la sua attività accademica prima a Ferrara e poi a Bologna dopo aver iniziato a insegnare a Catania, dove si era laureato con il professor Vincenzo Zagara.
Abituato all’esposizione e alle responsabilità delle cariche pubbliche, portato ai fatti più che alle parole, schietto per natura ma estraneo alle polemiche, si è trovato coinvolto in un enorme equivoco per alcune parole pronunciate il giorno dell’insediamento. Durante la conferenza, rispondendo alla domanda di una giornalista sulle donne, la neo guida della Consulta aveva ricordato infatti le battaglie e le vittorie femminili ottenute grazie alla Corte, a partire dall’ingresso negli uffici pubblici e in magistratura dopo la sentenza del 1962, e dopo aver parlato, fra l’altro, di illegittimità del reato di adulterio previsto dal codice Rocco, e le aperture sul diritto di famiglia per i nati fuori dal matrimonio e la vittoria del doppio cognome, ha rilasciato una dichiarazione che ha sollevato un’onda di proteste. «Dico a molte donne impazienti, che nell’auspicare nuovi traguardi, non bisogna dimenticare quelli che sono stati i progressi fatti». Immediato il chiarimento, tra dispiacere e stupore: «Non mi sognerei mai di pensare che l’impazienza di reclamare un diritto possa in qualche modo avere un’accezione negativa. Al contrario, le donne hanno tutto il diritto di essere impazienti, ed è questo che ho affermato nella conferenza stampa, sottolineando al contempo che, anche grazie alla Corte costituzionale, si è profuso il massimo impegno per raggiungere un giorno l’obiettivo, purtroppo ancora lontano, della piena parità dei generi. Mi auguro che da questo percorso, intrapreso molti anni fa, si continui a trarre alimento per le lotte che riguardano tutti noi».
È triste focalizzare l’attenzione su questo punto nel descrivere un personaggio di così alta levatura, né possiamo glissare essendo il tema diventato virale: abbiamo almeno l’occasione di fotografare uno spaccato della società di oggi che organizza processi e sputa sentenze, isolando frammenti di discorsi spesso senza risalire alle fonti, senza inquadrare l’interezza d’un ragionamento, soprattutto ignorando storie e percorsi individuali. Stavolta non era necessario conoscere Barbera, nemmeno banalmente informarsi su di lui: per evitare i toni sprezzanti, eccessivi e aggressivi che hanno oscurato anche critiche legittime, accuse di leggerezza o superficialità, bastava leggere le premesse. Ma ormai, prendiamone atto, approfondimento e toni moderati sono più rari dei panda.