«Sogno un’invenzione che possa aiutare tutte le persone»

La cuneese Elena Basteris ha vinto la borsa di studio “Amazon Women in Innovation”. IDEA l’ha intervistata: «Il digitale è prezioso ma va usato con etica»

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Tra le tante eccellenze cuneesi che brillano ci sono anche quelle scolastiche. È il caso, ad esempio, di Elena Basteris, vent’anni, cuneese, studentessa del corso di Laurea in Ingegneria Infor­ma­tica al Po­litecnico di Torino, che nei giorni scorsi si è aggiudicata un importante riconoscimento in­ternazionale. Ele­na è stata infatti scelta tra le vincitrici della quinta edizione del­l’“Ama­zon Wo­men in Inno­vation”, la borsa di studio promossa e finanziata da Amazon per supportare e incentivare le giovani studentesse universitarie appassionate di materie Stem (Scienze, Tecnologia, Inge­gne­ria e Matematica). La giovane meritevole – insieme alle vincitrici degli altri cinque atenei italiani coinvolti nell’iniziativa – usufruirà di un finanziamento di 6mila euro per l’anno accademico 2022-2023, con possibilità di rinnovo nei successivi due anni, oltre al supporto di una “mentor”, ossia una manager di Amazon che potrà aiutarla a sviluppare competenze utili per il lavoro futuro. Noi di IDEA la abbiamo intervistata.

Elena, partiamo dalla borsa di studio “Amazon Women in Innovation”. In che modo questo premio sarà utile nel tuo percorso accademico?
«Il premio rappresenta una soddisfazione personale che mi rende ancora più sicura di me stessa e della scelta che ho fatto. Sono certa che questa borsa di studio mi motiverà a continuare a impegnarmi con costanza nel mio percorso di studi e a non mollare qualora dovessi incontrare delle difficoltà».

A proposito, come sta andando il primo anno al Polite­cni­co di Torino?
«Nonostante le difficoltà della prima sessione riguardanti la gestione dello stress e dell’ansia, la seconda sessione l’ho vissuta molto meglio. Posso dire che il primo anno al Poli­tecnico si è concluso molto bene. Ho conosciuto nuova gente e sono in pari con gli esami. Sono davvero soddisfatta e contenta».

Il digitale, l’informatica e la tecnologia quanto incidono nella tua vita quotidiana? Ci fai qualche esempio?
«Il digitale, l’informatica e la tecnologia incidono quotidianamente nella mia vita, così come credo in quella di tutte le altre persone. A partire dai social di messaggistica per tenermi in contatto con i miei amici, alle applicazioni utili per l’università, fino al motore di ricerca che spesso uso per agevolare lo studio».

Ti ritieni una “nerd”? O, comunque, familiari e amici ti definiscono così?
«No, e nemmeno amici o familiari lo fanno. L’informa­tica mi interessa, mi appassiona e mi è più facile comprenderla rispetto ad altre materie, tuttavia, la mia non è un’ossessione. Anzi, spesso sento il bisogno di di­staccarmi e pensare ad altro».

Il primo oggetto o servizio tecnologico che hai usato?
«Il primo oggetto tecnologico che ho avuto è stato il computer portatile in prima media. Il primo oggetto tecnologico che ho usato è stata invece la Nintendo Wii, in quarta elementare».

L’oggetto che ancora devi provare?
«Mi piacerebbe provare uno strumento che sfrutti la realtà mista. Penso, in particolare, a HoloLens, il caschetto di realtà mista realizzato da Microsoft. Si tratta di un visore con una visiera trasparente che si fissa al capo e permette di vedere l’ambiente circostante dove vengono proiettati gli “ologrammi” che diventano parte della realtà circostante».

In generale, quali soluzioni digitali credi possano essere maggiormente decisive per facilitare ulteriormente la vita dell’uomo?
«Molti sono i progressi in campo tecnologico volti a offrire un miglioramento della situazione climatica attuale come le batterie a Co2, le macchine elettriche e tanto altro. Molte altre sono invece le tecnologie di intelligenza artificiale che facilitano la vita dell’uomo: autoveicoli con guida autonoma piuttosto che robot di assistenza e compagnia. Tut­ta­via, prima dell’utilizzo di queste tecnologie, devono essere sviluppate chiare leggi che impongano un’etica di utilizzo».

Il digitale infatti può portare anche dei rischi, specie tra bambini e ragazzi: come si prevengono?
«Il digitale porta rischi perché offre un’immensa gamma di servizi. Un aspetto fondamentale è istruire i bambini ai possibili pericoli derivanti dall’utilizzo improprio delle tecnologie, insegnando loro che se utilizzate nella giusta maniera possono essere d’aiuto. I bambini devono maturare la “consapevolezza” delle tecnologie stesse soprattutto quando, ad esempio, l’intelligenza artificiale ci permetterà sempre più di fare cose di cui noi esseri umani non siamo capaci».

Hai un sogno (digitale) nel cassetto?
«Sinceramente no, ma credo e spero che, proseguendo con gli studi, io possa avere un’idea più chiara di ciò che mi piacerebbe fare. Tuttavia, di una cosa sono certa: spero un giorno, grazie all’aiuto di una tecnologia inventata da me, di poter aiutare le persone e creare un impatto positivo sulla società».

Chiudiamo con una domanda di “territorio”: l’aspetto che ami di più di Cuneo o, comunque, della Granda?
«Le montagne, sono una passione che mi è stata trasmessa fin da piccola e che tuttora mi entusiasma molto».