La libreria ai portici che ha raccontato la storia di Alba

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Casa Sacco nella centrale via Cavour detta anche la loggia dei mercanti è una delle case storiche della città. Sotto i suoi portici gotici ospita dal lontano 1963 la libreria cartoleria “Za­noletti”, un negozio di libri che ha visto crescere questa città, ha seguito il suo sviluppo industriale e quello economico. Dopo tanti anni di attività chiuderà i battenti per sempre, una perdita sentimentale per chi era abituato a frequentarla, per chi un libro è anche conversazione, dialogo. La coincidenza vuole che Casa Sacco sia anche il luogo che mi ha visto adolescente, la casa dove ci abitai con la mia famiglia, mi ricorda la scuola, la spensieratezza, i primi amori, mio padre che ascoltava il bollettino prima di andare al lavoro. Quella libreria era il mio punto di riferimento, ogni mattina scendevo le scale di casa e prima di prendere la strada della vita, davo una sbirciatina alla vetrina, era un modo elegante per iniziare la giornata e per verificare i nuovi arrivi editoriali. La libreria “Zanoletti” è legata alla città e alla sua cultura tanto che la sua mancanza non potrà che essere percepita come un anomalo naufragio in quel mare in tempesta che sono i tempi moderni.
Carla Zanoletti mi riceve nel salotto della sua libreria: accanto a lei sua sorella Luisetta e il cognato Diego Destefanis. «All’inizio avevamo una cappelleria in Cortemilia vendevamo cappelli, ombrelli, cinture, fummo informati che ad Alba era in vendita una bottega in via Cavour, il proprietario era Giovanni Ridolfo molto conosciuto in città, la voleva cedere per avvenuti limiti di età, facemmo i passi che dovevamo fare per avere la licenza, in un primo tempo tenemmo le due attività, Alba e Cortemilia, in seguito decidemmo di lasciare l’attività di Cortemilia per concentrare tutto ad Alba . Quando iniziammo avevamo due commesse, il lavoro era stimolante, c’era il settore scolastico e quello letterario. Io e mia sorella leggevamo un libro al giorno, dovevamo essere informati, allora non bastava vendere, bisognava comunicare con il cliente e assecondare i suoi gusti. Mi ricordo ancora il primo che entrò in libreria, si guardò intorno, poi chiese se avevamo il libro di Cesare Pavese “La luna e i falò”, fu la prima vendita, la seconda vendita riguardava una novità editoriale degli oscar Mondadori usciti freschi dalla stampa, il libro richiesto fu “Per chi suona la campana” di Ernest He­mingway, questo signore veniva puntualmente tutte le settimane, diventò un cliente affezionato».
Il racconto prosegue: «Poco per volta questa libreria diventò un salotto culturale, ci venivano gli studenti a scegliere i libri, ci venivano anche molti intellettuali e scrittori a presentare le loro opere e ad incontrare i lettori. In quei tempi ad Alba c’erano due librerie, noi e la libreria Marchisio nella centrale via maestra. Alba era piena di botteghe, la gente aveva meno fretta , chi veniva qui aveva prima di tutto voglia di parlare e poi di scegliere con calma un libro da leggere. Ricordo un particolare, una signora che tutti i giorni entrava , aveva sempre un argomento nuovo, era simpatica e intelligente, era una delle clienti migliori che avevamo. La­voravamo anche molto con i paesi, il sabato i langhetti e i roerini scendevano al mercato, da noi venivano a comprare le cartelle per i figli, altri compravano libri da regalare, vendevamo molte biro e carta da lettere. Una delle soddisfazioni più grandi è sentirsi dire “il libro che mi ha consigliato mi è piaciuto tantissimo, me ne dia un altro”. In quel momento si capisce quanto è importante il nostro lavoro e quanto ci regali in crescita culturale non soltanto economica. Abbiamo assistito alla vita politica della città, oltre ad avere avuto un fratello sindaco, la nostra libreria era un cenacolo aperto alle discussione, siamo a cento metri dal municipio, tutto quello che succedeva in quella sede si rifletteva qui dentro, discussioni lunghissime e proposte politiche si intrecciavano con l’umorismo di molti, posso dire che la politica locale di allora collaborava, lasciava da parte le rivalità e cooperava per il bene della città».
I ricordi si susseguono inarrestabili: «Passarono scrittori importanti, ricordo Giampaolo Pansa e Dacia Maraini, Giorgio Bocca. Ho un ricordo particolare, un episodio che coincise con l’ apertura della nostra attività, il funerale di Beppe Fenoglio, lo ricordo come fosse oggi, era il 18 febbraio del 1963, vedemmo passare il carro con dietro i parenti; c’era Calvino e tutto lo staff della casa editrice Einaudi, erano i primi giorni di apertura della nostra libreria e Beppe Fenoglio ci lasciava».
E adesso? «Oggi il nostro lavoro è cambiato tantissimo, ci sono molte più librerie, la gente è più frenetica, abbiamo una clientela turistica, indirizzata alle guide, ai libri fotografici, quelli enogastronomici, ovviamente a Beppe Fenoglio e Cesare Pavese. I nostri piccoli negozi sono tutti destinati a scomparire, sono aumentate le vendite online, la nostra città era piena di botteghe interessanti, oggi non c’è più nulla, c’è l’assalto a ciò che rimane di autentico per convertirlo in franchising. Questo è il futuro che vedo, rimangono i ricordi di una comunità capace di lavorare, che non aveva perso il gusto del dibattito. Un ricordo particolare è rivolto alla signora Sacco proprietaria di questa casa, scomparsa molti anni fa, ci invitava spesso a prendere il caffè nel suo salotto, una famiglia straordinaria che avrò sempre nel cuore. Sono tanti i momenti belli passati dentro queste mura, una storia di libri e parole che rimarranno nel nostro cuore e in quello della città che ci ha ospitati. Ringraziamo tutti i nostri clienti per l’affetto che ci hanno regalato e per i libri che hanno nutrito le nostre curiosità».