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ecco la stella c’è anche giannini con i più grandi

L’attore ottantenne premiato a Hollywood con il prestigioso riconoscimento sulla Walk of Fame: «Ma a Venezia niente Leone, neanche un gatto»

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Il suo primo pensiero è stato per Lina Wer­t­müller, che per lui è stata regista, musa, amica e soprattutto confidente. Giancarlo Giannini l’ha citata nel momento (magico) in cui è stato celebrato a Hollywood con la prestigiosa stella sulla Walk of Fame: «Dopo due anni e mezzo di pandemia – ha detto -, finalmente il sogno si è realizzato. Voglio dedicare questa stella a una regista leggendaria. Lina è la vera responsabile di questo riconoscimento, senza di lei non sarei neppure esistito». Quella è stata anche l’occasione per sottolineare quanto la regista sia stata poco apprezzata in Italia. «Era molto più amata all’estero – ha raccontato Giannini -, ricordo che venivamo qui con le “pizze” dei film da far vedere ai produttori. Era un genio, purtroppo non compresa in Italia. Quello trascorso con lei è stato un periodo meraviglioso e stando insieme dal­la mattina alla sera, le sceneggiature nascevano di comune accordo. Spesso io trovavo le storie ispirandomi a fatti di cronaca».
Parole dette con grande spontaneità, senza filtri, in un momento di grande emozione. Parole che però celano piccoli sentimenti di rivalsa, per lui stesso oltre che per Lina. Perché è un dato di fatto: per qualche motivo neanche Giancarlo Giannini ha ricevuto in Italia gli stessi riconoscimenti che ha ottenuto all’estero. Basti dire che la stella sulla Walk of Fame l’hanno ottenuta in tutto solo due italiani, oltre a Giannini, prima c’era il mitico Rodolfo Valentino: «Siamo in due, me la prendo con orgoglio. Da tempo aspettavo questa notizia, era nell’aria, infatti me l’ero già fatta da solo nella villa. L’ho scolpita sul vialetto d’accesso della casa in campagna. Pensavo che così quella stella non me l’avrebbe tolta nessuno. Era un premio al quale tenevo tanto». E poi la battuta rivelatrice, con un sorriso amaro: «A Hollywood mi danno la stella, a Venezia non ho ricevuto neanche un gatto nero». Quello di Venezia è il termine di paragone che crea turbamento. «Sono stato candidato agli Oscar, ho vinto a Cannes e ho pure ricevuto tanti Da­vid di Donatello e Nastri d’argento. Ma mai un Leo­ne. Ultimamente premiano tanti autori stranieri, quando in Italia abbiamo avuto grandi nomi come Eduardo de Filippo, noi che abbiamo inventato la commedia dell’arte». Fino alla rivelazione, l’aneddoto che fa riflettere: «Andai con Spiel­berg alla prima di E.T. e alla fine gli feci i complimenti. Dissi: che bella idea che hai avuto! Lui mi rispose: ma quale idea, l’ho copiata da “Miracolo a Milano”, ho sostituito le scope di De Sica con le biciclette dei bambini». Giannini ha ricordato gli inizi della sua carriera. Un anno di accademia d’arte drammatica senza crederci neanche troppo, e subito un’occasione in “Sogno di una notte di mezza estate” dove si ritrova a ballare con Carla Fracci e Gian Maria Volontè. «Ero simpatico a tutti, facevo balzi e capriole. Scoprii mi piacevano molto gli applausi del pubblico e decisi di diventare attore. Mi pagavano per non fare nessun lavoro. E pensare che avevo ottenuto un diploma di perito elettronico in Brasile, avevo studiato i primi satelliti artificiali, avevo la possibilità di un posto alla Ibm. Mi è andata bene, perché come attore non si smette mai di imparare ed è qualcosa che amo». Di attori da cui prendere spunto ne ha incontrati tanti, da Mastroianni a Gas­sman. E poi i produttori. Un altro personaggio fondamentale per lui è stato Dino De Laurentiis, un grande affetto contraccambiato. E naturalmente le attrici, tra le più belle e più brave. A cominciare da Mariangela Mel­a­to, protagonista con lui nei film di maggior successo, ma anche Claudia Cardinale e Laura Antonelli, Rossa­na Podestà e Ago­stina Belli, Marisa Merlini e Dalila Di Lazzaro. E poi anche Julian­ne Moore. Manca solo un nome, Gina Lollobrigida: «È uno dei miei rimpianti maggiori, tanti anni fa mi propose di fare insieme una commedia a Brodway ma non se ne fece nulla».
Giannini ha compiuto 80 anni lo scorso mese di agosto. Nato a La Spezia, gli anni dell’infanzia li ha poi trascorsi a Napoli. Ha interpretato personaggi sempre diversi e recitato in dialetti del nord o del sud. La candidatura all’Oscar è quella del 1977 con “Pasqualino Set­tebellezze”, come doppiatore ha prestato la voce a Jack Nicholson e Al Pacino. Ha anche scritto un libro sulla sua entusiasmante carriera, “Sono ancora un bambino”, pubblicato da Longanesi nel 2014 e vincitore del Pre­mio Pavese, sezione romanzi, nel 2015.

BaNNER
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