La scommessa di Macron

Votato non solo per meriti ma anche per arginare la destra, il presidente francese è atteso da un secondo mandato difficile: dalla professoressa sposata agli studi filosofici e finanziari, ritratto di un predestinato della politica

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Se lo chiamano il Mozart dell’Eliseo, non è soltanto perché abile pianista: il soprannome comprende il carisma e la precocità di Emmanuel Macron, presidente francese a 39 anni e adesso rieletto al ballottaggio con Marine Le Pen. Un’ascesa rapida, iniziata quando François Hollande lo sceglie come ministro dell’Economia: pochi mesi dopo fonda un suo movimento, La République en Marche, e pochi anni dopo, con il sessanta per cento di preferenze, diventa il più giovane presidente della storia transalpina, vincendo la prima sfida con la leader della destra nazionalista.
Dal papà neurologo e dalla mamma pediatra, Emmanuel non eredita la vocazione medica, preferendo studi musicali, filosofici e finanziari: prima di affacciarsi sulla scena politica, è assistente del filosofo Paul Ricceur, ispettore delle finanze e bancario. Tra le negoziazioni più note, quella che porta la Nestlé a rilevare la divisione di nutrizione infantile messa in vendita da Pfizer, superando la concorrenza di Danone e Mead Johnson. A orientare l’asta è la strategia consigliata all’ad Peter Brabeck, austriaco di ghiaccio che vorrebbe assumerlo in Nestlé, ma Macron ha già idee chiare, segue strade tracciate: da tempo offre consulenze di economia a Hollande ai suoi collaboratori più stretti.
Diventa segretario, poi primo ministro, finché non fonda il suo movimento e raggiunge l’Eliseo. Dei giorni scorsi, il secondo successo. Le Pen riproverà nel 2027, quando lui non potrà ripresentarsi impedendo le norme un terzo mandato di fila, intanto incassa un’altra sconfitta e non per merito di Macron: secondo l’esperto di politica Olivier Roy, l’ex bancario ha vinto… perdendo, nel senso che la maggior parte dei francesi non hanno premiato lui e il suo programma ma giudicato piuttosto inaccettabile l’opzione dell’ultradestra.
Il battesimo dopo l’urna è duro, lancio di pomodori in un mercato dell’hinterland parigino che certo non è il suo habitat politico: testimonianza di una Francia divisa, del malcontento diffuso, della necessità di ripartire dalle aree disagiate per costruire una nuova unità, una maggiore equità sociale. In fondo è in quelle sacche di disagio e abbandono che Le Pen, come l’ultra sinistra, attingono voti. «Si apre una nuova era – dice Macron davanti alla folla di sostenitori radunata sotto la Torre Eiffel -: dovrò rispondere alla rabbia del Paese e dare risposte a tutti i cittadini: so che molti non condividono le mie idee, mi hanno scelto per fare barriera, ma sono depositario anche del loro voto. E darò risposte a chi si è astenuto, rifiutandosi di scegliere. Lavorerò perché si possa essere più felici di vivere in Francia.
Accanto a lui, radiosa, Brigitte, l’amore della sua vita, conosciuta al liceo Providence di Aniens quando aveva quindici anni. Lei però non era compagna di classe, aveva ventiquattro in più ed era professoressa al laboratorio teatrale: lasciò la famiglia per lui e anni dopo, contro il volere di parenti e amici, si sono sposati.