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L’opinione di Zucchero Fornaciari

«Ho già detto al mio management che a me dei dischi non frega più niente. Il futuro è il live, sono cambiati i tempi. Voglio andare a suonare»

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IL FATTO
Dopo le chiusure, È ripartita la stagione dei concerti. Molte date sono andate esaurite. si tratta solo di un fenomeno passeggero oppure è un’inversione di tendenza per la musica?

Di nuovo sul palco, dopo le chiusure. Una liberazione. Logico che l’entusiasmo della ripartenza sia alle stelle. A maggior ragione, per un personaggio istintivo come Zucchero (Adelmo) Sugar Fornaciari, il bluesman italiano che è un tutt’uno con la sua musica e soprattutto con il suo pubblico.
Per celebrare il suo ritorno ai “live”, recentemente l’autore veneziano ha accettato di parlare del suo rapporto con la musica, in un contesto come quello attuale così condizionato negli ultimi anni da eventi inattesi e al tempo stesso drammatici. Non un dettaglio da poco, visto che ha spesso sostenuto che «la miglior musica è il silenzio». Ma considerato il contesto, Zucchero ha capito che era arrivato il momento di fare un’eccezione: «Non ho il fisico di Damiano dei Maneskin per urlare Fuck Putin – ha detto a Verona -. Ma vista la mia storia potrei anche cantare un: Putin, che cazzo fai?». E ancora: «Non mi piace essere palese. Mi piace essere capito e non capito. Non voglio fare il politico, ma sono consapevole che nel mio repertorio ci sono brani attuali».
Più in generale, Zucchero ha parlato del nuovo significato della musica nel mondo di adesso. E sono uscite considerazioni non certo banali. «Per un adult contemporary come me – ha detto dopo il concerto veronese – , il futuro sono i live e non i dischi. I concerti sono una forma espressiva ancora in grado di trasmettere emozioni e sentimenti. I dischi sono ormai inadeguati. Ho detto recentemente al mio management che a me dei dischi non frega più niente. Nel senso: li farò ancora e, per quanto posso, al meglio. Però il futuro è il live. Sono cambiati i tempi. Io non aspetto più due anni per fare un album e poi fare giusto dieci concerti, in un solo paese. Io vado avanti. Non credo più nel disco, in questa forma di espressione. Certo, ne farò e li farò al meglio, come ho sempre fatto. Ma io voglio andare a suonare. Non me ne frega se vado a suonare in un paese solo per tre mila persone e in un altro per venti mila spettatori. Non è quello l’importante, io voglio suonare».
Insomma, Zucchero sottolinea la rivoluzione che è già sotto gli occhi di tutti. Dopo il predominio del vinile, l’epoca dei cd e lo scossone portato dal digitale, siamo entrati in una fase inedita che non sappiamo ancora a cosa porterà. La smaterializzazione dei dischi ha modificato la fruizione e anche la produzione artistica. In questo senso i concerti dal vivo hanno ripreso valore, soprattutto alla luce delle restrizioni da Covid, imponendosi come i momenti più autentici di condivisione dal punto di vista sia dell’artista, sia del pubblico. Concetto sottolineato: «Io non penso che la vita di un cantante o di un musicista possa essere legata a dei piani di marketing o di case discografiche. Non più. Tu devi essere libero e andare a suonare dove ti pare e dove ti chiamano».

BaNNER
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