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Dronero, la targa per Giorgio Bocca ravviva la memoria

Nell’intervista rilasciata a IDEA nel 1989 aveva previsto il ruolo non più centrale della politica e le nuove minacce alla democrazia

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Nella sua rubrica sul Corriere della Sera, parlando di 25 aprile, il vicedirettore Aldo Cazzullo ha ricordato il nome della storica rubrica che Giorgio Bocca curava sull’Espresso: L’anti-italiano. «Bocca pensava non solo se stesso, ma il suo Piemonte come un’anti-Italia: una piccola patria che assomigliava al Paese sognato da Beppe Fenoglio, “una cosa alquanto piccola, ma del tutto seria”. Onestamente oggi possiamo dire che non è andata così: perché l’Italia nel mondo globale si è in effetti rimpicciolita; ma si può definire in qualsiasi modo, tranne che “seria”. Eppure, pur essendo giustamente critico verso l’Italia, Giorgio Bocca era profondamente non solo piemontese, ma italiano».
La figura dello scrittore e giornalista di Cuneo è tornata in primo piano perché a Dro­nero, durante le iniziative del­lo scorso 23 aprile per celebrare la Liberazione, gli è stata dedicata una piazzetta. Bocca da giovane, come partigiano, combatté con le formazioni Gl nelle valli Grana e Maira prima di dedicarsi alla scrittura. Sulla targa è scritto: “La Resistenza è il riscatto po­litico e civile di una nazione”.
È la prima volta che uno spazio pubblico è intitolato all’in­tellettuale nato a Cuneo il 28 agosto 1920 e morto a Milano il giorno di Natale di undici anni fa. A questo proposito, il sindaco Mauro Ast­e­sano ha spiegato come è nata l’iniziativa. L’idea è stata lanciata dal mensile Dragone, a cento anni dalla nascita di Bocca. Ha detto il redattore Massimo Monetti: «Lanciam­mo l’idea nel 2020, poi rallentata dalla pandemia, perché Bocca è stato vicino a Dro­nero non solo nel “partigianato”, ma anche dopo. Trat­tò con i fascisti per la liberazione di Dronero, il 26 aprile ’45. Fece lui l’orazione per la Liberazione del trentennale, nel 1975: io ero il giovane giornalista incaricato di raccontare quel giorno».
In occasione dell’inaugurazione, è stata letta anche una testimonianza di Ezio Mauro, firma di Repubblica e dronerese di nascita, che proprio al Dragone ha cominciato la sua brillante carriera giornalistica. Un contributo significativo. Tra l’altro, a Dronero aveva le radici di famiglia e le sue origini anche un personaggio storico del valore di Giovanni Giolitti. Per dire del grande significato culturale legato a certi luoghi.
A scoprire la targa è stato l’avvocato torinese Bruno Segre, 101 anni, che fu compagno di Bocca durante la Resistenza. Era presente anche la figlia del giornalista, Nicoletta. Proprio al centro Giolitti, una conferenza ha tratteggiato la figura di Bocca grazie al professor Daniele Pipitone dell’Univer­sità di Torino che ha raccontato la storia del movimento Giustizia e Libertà mentre al cinema Iris è andato in scena lo spettacolo del Mutuo Soc­corso Teatrale “Caos e Civiltà: Giorgio Bocca e il fascismo sociale” e la proiezione del docufilm “Liesel”.
Sulle pagine di IDEA, nel 1989, l’allora direttore En­rico Heiman aveva scritto una lunga intervista con Gior­gio Bocca, di cui pubblichiamo qui sotto un’immagine tratta dall’archivio. Si parlava del terrorismo come di una minaccia alla libertà e alla de­mocrazia pari a quella, anni prima, del fascismo. E, lucidamente, Bocca spiegava come la politica non fosse già più al centro delle passioni, non rappresentava più il riferimento per le masse come invece era stato in passato. Un’analisi che sembra attualissima ai giorni nostri e che conferma, anche a distanza di tanto tempo e in una realtà sociale e politica profondamente mutata, lo spessore del personaggio.
Insomma la targa a Bocca è un servizio che il comune di Dronero ha regalato non solo alla comunità locale a ma a tutta l’Italia. Perché la memoria va coltivata. Nell’articolo del Corriere di cui sopra, Cazzullo ha concluso raccontando: «Mi sono trovato un giorno in una scuola di giornalismo in cui nessuno sapeva chi fosse Giorgio Bocca. Tutti in gita a Dronero, in piazza Giorgio Bocca».

BaNNER
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