Sette buone ragioni per non perdersi “Sette spose per sette fratelli”

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Sette motivi per cui vale la pena non perdere “Sette spose per sette fratelli”? Eccoli. Il primo: quanto tempo è passato da che avete visto una compagnia di ventidue elementi con un’orchestra dal vivo diretta dal maestro Peppe Vessicchio? ll secondo: i ventidue elementi non sono comparse ma danzatrici e danzatori e cantanti (e forse anche acrobati) di altissimo livello tecnico e interpretativo, ed è davvero difficile trovarli in un sol colpo. Il terzo: le musiche di Gene de Paul e le canzoni aggiunte di Al Kasha e Joel Hirschhorn sono allegre e bellissime e ti fanno venir voglia di alzarti e ballare. Quarto: i costumi firmati da Silvia Aymonino sono meravigliosamente “country”, i colori tanti e intonati e i corsetti ti verrebbe voglia di portarteli a casa. Quinto: ci sono battute divertenti che forse non si ricordano più ma da cui si è ispirata la pubblicità più intelligente (“è mio”, ma no spoiler). Sesto: Diana canta da Dio e anche Baz si difende alla grande. Settimo: anche se conoscete la storia è sempre più difficile assistere in diretta a una trasformazione attendibile di sette buzzurri in persone civili.