Prende forma il Ferrero technical center

Ad Alba sono entrati nel vivo i lavori per la costruzione del polo di innovazione tecnica a servizio del colosso dolciario

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Opportunità occupazionali. Indotto e­conomico. Re­spon­sa­bilità sociale. Svi­luppo sostenibile. Oltre alla plu­ri­-apprezzata bontà dei suoi prodotti, sono numerose le ragioni che fanno di Ferrero una delle realtà industriali più ammirate (e di successo) non solo del Pie­monte e d’Italia, ma dell’intero pianeta. Non meno rilevante è la capacità del colosso dolciario di portare avanti le proprie attività produttive dando vita ad autentiche sinergie con il contesto circostante. L’esempio più significativo arriva da Alba, casa della multinazionale, dove stabilimenti, centri per le ricerche e uffici si inseriscono nel contesto cittadino con garbo e gentilezza, in piena sintonia. Non solo: la presenza di Ferrero ha contribuito a valorizzare svariate aree della “città del tartufo bianco” che dall’insediamento delle attività “ferreriane” hanno tratto enorme beneficio. Ciò si verificherà nuovamente: da alcuni giorni, infatti, nell’area interna dello stabilimento principale che “dà le spalle” all’eliporto aziendale e “guarda” verso la tangenziale, sono in corso i lavori per la costruzione del Ferrero Technical Center, polo di innovazione tecnica che regalerà un volto completamente nuovo a quest’angolo della capitale delle Langhe.
Il concorso a inviti indetto da Ferrero Spa per la realizzazione del centro risale al 2017, mentre la progettazione è stata affidata nel luglio del 2018. Dopo un anno si è giunti al progetto definitivo e nelle scorse settimane sono anche partite le opere. La struttura, il cui scheletro inizia a intravedersi percorrendo proprio la tangenziale, ospiterà un’officina (al piano terra) e degli uffici, sviluppandosi su una superficie di 12.700 metri quadrati, che sarà affiancata da un parcheggio esterno di 4.100 metri quadrati.
Ciò che colpisce visionando i “render” è lo sforzo sostenuto dai progettisti per dare vita a un polo capace di esprimere al meglio l’identità aziendale, l’eccellenza, l’innovazione, la passione e le persone che da sempre rappresentano il Gruppo e la sua cultura industriale. Tutto ciò, come si legge sul sito del progettista (Frigerio Design Group di Ge­­nova), ponendo come ingrediente centrale il rispetto del territorio, con la sua storia e la sua gente ma anche, e soprattutto, con il suo paesaggio e le sue geometrie. Con tale “vision” è stato disegnato l’edificio, la cui architettura è definita da “ritagli” e successive “ricomposizioni” del­le cromie e delle geometrie naturali caratteristiche del posto. Insomma, autentiche astrazioni geometriche. L’altro aspetto che ha ispirato la progettazione è la volontà di realizzare un edificio capace di produrre in maniera automatizza e interconnessa, prevedendo una reciprocità tra uomo e macchina, ma in relazione con l’ecosistema. Da ciò, si legge ancora sul portale dell’azienda progettista, è nata un’ar­chitettura semplice, rassicurante e viva, in cui la tecnologia non è “urlata” ma è presente senza impattare. In sostanza, l’idea è di contrapporre all’immagine consolidata di “fabbrica”, in cui dominano tubi e fumi, quella di un edificio dall’architettura semplice e lineare, nel quale le parti tecniche e gli impianti sono integrati nelle facciate o, comunque, nascosti all’interno del mezzanino tecnico.
L’officina e gli uffici convivono e sono sovrapposti l’uno all’altro. Ciò si esprime attraverso la co­struzione di superfici dure ed eteree, cieche in basso e trasparenti in alto, a simboleggiare appunto la terra e il cielo.
L’officina, nello specifico, è stata progettata con una pianta regolare, “pulita”, senza troppe strutture in vista, in modo che non si possano depositare polvere e sporco. I pannelli di tamponamento perimetrali presentano la faccia interna microforata e fonoassorbente per migliorare la qualità acustica interna e contenere l’eventuale inquinamento acustico verso l’esterno.
Gli spazi che accoglieranno gli uffici, invece, sono un vero e proprio “campo” portato in quo­ta: pochi elementi fissi, geometrie coordinate e massima flessibilità per allestire i vari spazi. Uno spazio attraversato da un percorso lungo il quale si incontrano “giardini volanti” e “pozzi di luce” e in cui le persone, nell’arco della giornata, trovano ambienti perfetti per lavorare e concentrarsi ma anche per rilassarsi o “partecipare”. Tutto ciò tutelando la riservatezza del la­voro, laddove necessario, e favorendo l’interazione quando il momento lo richiede. Si tratta, quindi, di un ambiente costellato da una serie di “luoghi” che assicureranno un’esperienza unica. Questo anche grazie al susseguirsi di luci, colori, profumi, trasparenze e volumi.
Tirando le somme, sorgerà un polo dal volume compatto e piuttosto semplice, capace di massimizzare gli apporti passivi e limitare quindi le risorse per la sua gestione e manutenzione, mettendo in mostra una sobria e chiara identità.
In questo modo le strutture artificiali saranno in stretta correlazione con quelle naturali, ricercando al contempo l’eccellenza e la funzionalità per il benessere fisico e mentale di chi lavorerà in quegli spazi e, in generale, per migliorare la relazione, la creatività e il senso di appartenenza a una collettività.