Storia di Armine, che sfila e sfida

La discussione che si è aperta intorno alla modella di gucci è l’ennesima prova della cattiveria e dell’invidia che dilagano in rete e di un’omologazione che non risparmia né chi la critica, né chi la difende

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Armine divide, infiamma i social, conquista le copertine. Armine sfila in passerella e sfida i luoghi comuni, i canoni della bellezza e i bulli del web. Armine fa la modella ma non corrisponde alla simbologia classica del ruolo, ha sopracciglia folte e tratti spigolosi, un naso importante che ne adombra l’ovale. Non è bella, Armine, dicono in tanti. E s’inalberano perché l’altra metà del cielo li taccia di “body shaming”.

La loro, ribattono, non è solo libertà di pensiero: è verità inoppugnabile che solo la malafede può ignorare. Libertà di pensiero, e non solo d’espressione, è ritenuta invece, dall’interno, quella avversa: chi accetta Armine con i suoi difetti rivendica una bellezza ribelle, che non accetta acriticamente l’imposizione mediatica della barbie magrissima e perfetta, con le labbra disegnate e il taglio d’occhi armonico, le sopracciglia appena accennate e il nasino delicato, leggero.

Si legge di tutto, su chat e rotocalchi: c’è chi accusa il Grande Fratello d’imporci uno stereotipo di modella, quindi di donna ideale, e pazienza se la quotidianità, le metropolitane e i supermercati, sono zeppe di Armine, e c’è chi scava nella notte dei tempi e oppone le bellezze angeliche di ritratti e sculture a figure brutte, come a dire che sempre c’è stato un concetto e a quel concetto ogni età s’è adeguata, senza pretendere rivoluzioni o parità, senza voler ribaltare il sentire comune. Difficile imbattersi in una posizione equilibrata, eppure a noi sembra scontata.

Basterebbe soffermarsi sul viso di Armine, senza ignorare l’obiettiva diversità dalle colleghe né pretendere di forzare attraverso di lei una nuova visione dell’estetica, studiarne l’espressività e dedurne che la bellezza ha i suoi classici ma anche le sue sfumature: «Quella ragazza, ha un volto interessantissimo, esprime una forma di intelligenza», dice Oliviero Toscani «È veramente un volto rivoluzionario che mette in crisi tutti canoni della bellezza conformista tradizionale. La bellezza è una forma di personalità. Questa faccia esprime personalità e un carisma molto particolare». Nessuno nega che la bellezza astratta possa essere altra (comunque figlia dei tempi, basta guardare come le modelle sono cambiate negli ultimi cinquant’anni), semplicemente si apprezza un’altra bellezza senza pretendere d’imporla o sovrapporla.

Nelle parole del noto pubblicitario, è poi racchiuso un ulteriore spunto di riflessione. Quello del conformismo diffuso e della malinconia di vedere il bello solo in ciò che semplicemente bello. Ed è un manifesto di chi giudica Armine bellissima, la presunta vittoria su plebaglie appiattite e omologate. Peccato che Armine avesse sfilato già prima e il dibattito non fosse stato sollevato, ché a fare da grancassa siano stati un suo scatto discusso fuori dalla passerella (un saluto che sembrava fascista, prontamente smentito) e una “fake news” che la inseriva tra le cento donne più avvenenti al mondo.

Sapete cosa significa? Che anche l’altra metà è omologata, se non nel canone di bellezza nel condividere trappole web e discussioni o isterie social contagiose. La cosa più brutta che rimane, appunto, è l’ennesima prova della cattiveria e dell’invidia che dilagano in rete, la più bella è la risposta della stessa Armine in un’intervista a Repubblica: «Le persone sono spaventate da quello che è diverso. Non posso impedire loro di sparlare ma io posso ignorarle. Ci sono molti modi diversi di essere belli: consiglio di concentrarsi su di sé, su chi si è e su cosa si ama davvero». Forse tante ragazzine, adesso, impareranno ad accettarsi di più anziché ballare sull’orlo di malattie e di ossessioni pur di diventare magrissime. E di questo siamo felici, quasi (il dubbio che sia tutto calcolato è legittimo) quanto il marketing della Gucci, la casa di moda di Armine.