Dopo i 50 anni: focus sulla malattia che colpisce una persona su dieci

Scopriamo le ultime novità sul trattamento della maculopatia con il dottor Caramello del Centro Abax di Cuneo

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Il naturale processo di invecchiamento, problemi cardio-vascolari, obesità, oltre che pratiche poco salutari (es. fumo), possono favorire l’insorgenza delle cosiddette maculopatie, patologie che colpiscono oltre il 9% della popolazione over 50. Dopo l’intervista al dott. Guido Caramello sullo stato dell’arte della cura del glaucoma, trattamento per cui al Centro Abax arrivano pazienti da tutt’Italia, oggi abbiamo voluto addentrarci nel mondo della maculopatia così da conoscere meglio le recenti innovazioni nella cura di questa malattia altrettanto subdola, nonché terza causa di cecità al mondo.

Dottore, cosa sono esattamente le maculopatie?
«Dietro al termine “maculopatia” si raggruppano tutte le patologie che interessano la macula, piccolissima ma importantissima parte del nostro occhio. Si tratta infatti dell’area al centro della retina su cui, attraverso cornea e cristallino, vengono messe a fuoco le immagini. La macula è, in poche parole, ciò che ci permette di riconoscere i volti, di guidare, o leggere».

È vero che esistono tante tipologie di maculopatia?
«Purtroppo sì, la macula è un’area che, con il passare degli anni, viene interessata da diverse patologie. Le forme più frequenti di maculopatia sono la maculopatia da trazione, l’edema maculare diabetico, l’edema maculare post-trombotico, l’edema maculare infiammatorio e, forse la più conosciuta, la maculopatia senile (secca o umida)».

Tutti questi tipi di maculopatia vengono trattati allo stesso modo?
«In realtà no, ogni maculopatia ha cause e sintomi diversi per cui le terapie variano da caso a caso. Per l’edema maculare da trazione, per esempio, si predilige quasi sempre la chirurgia (vitrectomia). Essa permette di asportare dalla retina le membrane che, contraendosi con il passare degli anni, fanno sollevare la retina e provocano una visione distorta, deformata. La rimozione di tali membrane garantisce al paziente un recupero quasi ottimale della visione».

Ci sono maculopatie legate a particolari condizioni mediche?
«Sì, la maculopatia diabetica e quella legata alla trombosi della vena centrale della retina sono dovute a una grave alterazione del microcircolo (capillari retinici) causata proprio dalla malattia di base. Il diabete e la trombosi provocano infatti la fuoriuscita di liquido e sostanze da questi capillari, generando un inspessimento della retina.
In questo caso si usa una doppia terapia: in primis, delle iniezioni endoculari con sostanze che migliorano la circolazione (anti VEGF), oppure con cortisone a lento rilascio. In un secondo momento, la terapia con il laser micropulsato giallo IRIS che serve per stabilizzare il quadro nel tempo e ridurre le ricadute».

Esiste qualche tecnica innovativa?
«La degenerazione maculare senile, umida o secca, è sicuramente la maculopatia per cui ritroviamo le maggiori innovazioni. Nel caso della maculopatia secca, per esempio, è stata recentemente introdotta una nuova lente intraoculare da impiantare chirurgicamente in sostituzione al cristallino, che si soffra di cataratta o meno. Tale lente, chiamata eyemax mono, fa sì che le immagini vengano messe a fuoco in zone della macula “periferiche” e non danneggiate dalla patologia. In tal modo il paziente riesce nuovamente a percepire le immagini e può quindi recuperare, e mantenere per diversi anni, un’autonomia visiva sia da lontano che da vicino».

Un ultimo commento?
«Le terapie, chirurgiche o mediche, sono fondamentali ma non dobbiamo assolutamente dimenticarci dell’importanza della diagnostica nel rallentamento, o risoluzione, delle maculopatie. Strumenti come l’OCT, la Fluorangiografia, o il rivoluzionario Angio OCT, sono indispensabili per ottenere una diagnosi certa e iniziare un trattamento precoce, unica chiave per contrastare l’evoluzione di queste patologie, il danno retinico che ne deriva, e la conseguente perdita della visione centrale».