Ci vuole fegato ad avere cuore

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Gentile lettore, quando, ormai qualche anno fa, incontrai un a­mi­co che non vedevo da tempo, dopo gli immancabili convenevoli, non potei fare a meno di notare che erano passati più di dieci minuti e lui non aveva ancora fumato.

Roba da non credere, visto che l’ultima volta che lo avevo incontrato accendeva una sigaretta ogni tre respiri. Quando gli chiesi se era riuscito a smettere, lui mi rispose: «Ho provato a ridurre a tre o quattro sigarette al giorno, ma non ce l’ho fatta. Così ho dovuto smettere del tutto». Pur con le debite e non trascurabili differenze, mi pare che la sua risposta faccia anche al caso tuo. Ci sono persone il cui uso (inteso come semplice frequentazione) è già abuso. È ingestibile anche a piccole dosi, perché si finisce sempre con lo scostare il limite un po’ più in là. Sarebbe un po’ come se in questi tempi chi ha già contratto il covid-19, dopo le due settimane canoniche di quarantena e il doppio test negativo, non prendesse più precauzioni, perché convinto di esserne immune.

Non so come funzioni per il co­ronavirus, ma in amore non si è mai del tutto immuni da u­na persona che ha accesso una passione tanto intensa. Per gli a­mori finiti, ancor più se fedifraghi, non serve tanto il vaccino, quanto l’antidoto, un qualcosa capace di neutralizzare l’azione di quel legame su di te.
Il fatto di esserti sentito un verme ti ha aiutato a prendere le distanze, ma non a neutralizzare la sua azione su di te. Prendendo coscienza che non sei immune e che non hai nemmeno l’antidoto (mi par di capire che tu abbia troncato più per la tua coscienza che per amore di tua moglie), rimane l’unica strada per scongiurare un nuo­vo contagio: evita il contatto.
In queste settimane di quarantena, non dovrebbe essere difficile, poi starà alla tua forza di volontà.