Food delivery, Grimaldi (LeU): in Piemonte due delle tre maggiori aziende nel 2017 non hanno pagato un euro di IRAP

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Boom di consegne. Il mercato del food delivery e del take away in Italia supererebbe i 3 miliardi di euro.

Secondo la società di consulenza Pricewaterhouse Coopers, l’economia dei lavoretti passerà dai 15 miliardi del 2014 a 335 miliardi nel 2025, impiegando un range di lavoratori che va da 1.5 milioni di lavoratori a un massimo di 42 milioni.

Tutti dati confermati anche in Piemonte, dove risulta che le società che operano nel settore abbiano aumentato sensibilmente il loro fatturato negli ultimi due anni.

Tuttavia un fatto balza agli occhi: due delle tre principali aziende nel 2017 hanno dichiarato un valore di produzione negativo, nonostante un aumento del giro d’affari, e così non hanno pagato un euro di Irap.

Ecco ‘l’enigma’ al centro di un’interrogazione urgente presentata e discussa oggi in aula dal consigliere di LeU Marco Grimaldi.

“Com’è possibile?” – ha domandato Grimaldi in aula. – “Esistono diverse ipotesi: le aziende del mercato delivery potrebbero godere di finanziamenti che ripianano ogni anno le perdite sempre più grandi, o magari potrebbero praticare ‘profit shifting’ o altre pratiche volte a erodere l’imponibile, per non pagare le tasse in Italia, spostando gli utili verso l’azienda madre, con sede dove vige il regime fiscale più vantaggioso”.

“Purtroppo la logica del mercato delivery è questa: tu metti il lavoro, loro la piattaforma, a loro il grosso dei ricavi, a te le briciole” – ha proseguito Grimaldi. – “Speriamo che oltre alla fine del cottimo si arrivi anche a chiarire cosa c’è sotto il cofano nero della Gig Economy”.

Nella sua risposta il Vicepresidente Aldo Reschigna ha ricordato il protocollo di intesa tra Regione Piemonte, Agenzia delle entrate, Guardia di finanza e Anci e ha sostenuto che al tavolo di coordinamento i rappresentanti della Regione avrebbero sollecitato una verifica della correttezza delle procedure seguite.