Torino Femminile: il Presidente Roberto Salerno torna all’attacco delle presunte lobby gay | In una nuova nota ufficiale il patron granata rincara la dose dopo le recenti polemiche: “Garantiscono sovranità ed impunità”

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Torna alla carica, dopo le tante polemiche per gli attacchi alle presunte lobby gay che dominerebbero il calcio femminile, il Presidente del Torino CF Roberto Salerno: in una nuova nota ufficiale, che sarà inevitabilmente destinata a far discutere, il patron granata rincara la dose, ribadendo come queste presunte lobby “dettino legge”:

 

Leggo, stupito, la “reazione scomposta” di Assist e del mondo Gay che vorrei tranquillizzare in quanto ci troviamo in una situazione di “discriminazione” addirittura inversa in cui sono le lobby gay interne al calcio femminile che “dettano legge” e le società e i Presidenti sono “fuori” e totalmente “schiacciati”, dallo strapotere, dalla onnipresenza e dal conseguente condizionamento generale nelle scelte programmatiche e decisionali come quelle adottate nell’Assemblea del 14.10.2015 al termine della quale sono state “accettate” tutte le richieste di Katia Serra e C..

Ha dell’incredibile che non appena si mette in discussione questo “strapotere” e l’intoccabilità delle loro posizioni e ruoli, le signore Serra, Panico, Guarino etc. hanno chiamato i soliti rinforzi di Associazioni Gay, ARCI etc. per alzare la solita “cortina” fumogena dell’omofobia (da me non sfiorata) e nascondere, così, le anomalie di 20 anni di calcio femminile.

 

Anomalie che riscontrai già nel 2007, quando divenni Presidente del Torino Calcio Femminile, accorgendomi che nello spogliatoio della Serie A, su 20 giocatrici 18 erano Gay e così era lo spogliatoio della Nazionale di Panico.
Così proiettato all’esterno, il calcio femminile non avrebbe potuto essere uno sport per tutti e soprattutto tutte

Oggi, il calcio femminile italiano, come da 20 anni, è “bloccato” a 10 mila praticanti a “11” e l’occupazione di ogni posto nei ruoli chiave come Sindacato, comunicazione RAI, Club Italia, Nazionale etc. da parte di esponenti Gay è davanti agli occhi di tutti.

 

Nell’attuale situazione di sottosviluppo e disinteresse generale di famiglie e sportivi, sono appena fallite 9 società tra serie A e B con circa 500 giocatrici che hanno smesso di giocare a “11” ma, ciononostante, Serra e C. sono impegnate in scioperi e ricatti alle società per giungere al “professionismo”.

I tentativi di Tavecchio sono lodevoli ma occorre un suo autorevole intervento per rivedere gli organi e dare più ruolo alle società e ai Presidenti, veri portatori d’acqua del calcio femminile italiano.

 

Torino, 17 novembre ’15

 

Il Presidente
Roberto Salerno