«Qui c’è una casa per tutte le donne vittime di violenza»

Giuliana Turco è la referente dell’Orecchio di Venere a Mondovì: «Sostegno psicologico e legale». Le iniziative per la Giornata dedicata

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Una rete per aiutare, fare cultura sensibilizzare sul­la terribile realtà della violenza sulle donne che è anche piaga sociale. Perché, come spiega Giuliana Turco, referente dell’Orecchio di Ve­nere di Mondovì, la violenza subita non è solo fisica, quella che “normalmente” riempie le pagine di cronaca. Ma è violenza psicologica, economica, assistita, se in casa ci sono figli che vedono loro malgrado l’atto di vessazione. In questo solco, in occasione del 25 novembre “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, il Centro d’ascolto monregalese torna in piazza con tre eventi volti a sensibilizzare l’opinione pubblica. Questa sera, in sala Scimè, dalle 20 si parlerà di difesa al femminile. Domani (venerdì) dalle 15, al Polo culturale delle Orfane avrà luogo la maratona letteraria “Non violenza tra testi e Musica”. Sabato, dalle 14,30, si terrà la Camminata dei cappellini rossi con partenza dal parco di Villa Nasi, dove sarà inaugurata una panchina rossa, e arrivo in piazza Monteregale. Infine, domenica, in collaborazione con la Lpm Bam Pallavolo Mondovì, chi ha partecipato alla Camminata riceverà un invito omaggio per assistere alla gara di serie A2 contro Sassuolo, alle 17 al Palamanera. «Eventi programmati in rete, con il Co­mune, le associazioni e i servizi sociali perché nulla si fa da soli e tutto si fa per gli altri – riflette Giuliana Turco -. La rete è im­portantissima: si lavora insieme per raggiungere obiettivi comuni». E di obiettivi, dalla sua inaugurazione nel 2015, l’Orecchio di Venere di Mon­dovì, seconda struttura operativa della Croce Rossa in Piemonte dopo quella di Asti, ne ha fatta molta. Offre accoglienza, ascolto, orientamento a tutte le persone – so­prattutto donne, ma in sporadici casi anche uomini – che stanno attraversando momenti di disagio legati a fenomeni di violenza.

Perché è nata la necessità di attivare un Centro d’Ascolto a Mondovì?

«Perché in quel momento non ce n’erano sul territorio ed è un tassello importante nella rete dell’associazionismo. Come Cro­ce Rossa avevamo l’esperienza dell’Orecchio di Venere di Asti che ci ha fatto la formazione. Facciamo parte della rete antiviolenza provinciale Cav 10 di Cuneo, riconosciuto dalla Regione Piemonte e ab­biamo un numero di riferimento attivo h24 collegato al nu­mero nazionale 1522. Ab­biamo due case di accoglienza: a lungo termine per affiancare le donne durante il percorso a seconda della situazione che sta vivendo e una casa per le emergenze, in cui accogliamo donne sole e con bimbi piccoli. Collaboriamo con le associazioni del territorio (Mai+sole di Savigliano, Telefono Donna di Cuneo, Futuro Donna di Ce­va…), servizi sociali, carabinieri. Infine le nostre operatrici possono accedere al Dea dell’ospedale per assistere le persone per le quali è stato richiesto un intervento».

Come funziona il Centro?
«Possiamo essere contattate telefonicamente a tutte le ore. Dopo un primo colloquio telefonico accogliamo le donne nel nostro centro per ascoltare, valutare la situazione e avviare un percorso offrendo anche sostegno psicologico o legale. Spesso veniamo contattate dai carabinieri o quando la donna è già finita in ospedale. Le prendiamo in carico e avviamo un percorso. Nelle situazioni più gravi, in attesa dell’allontanamento del maltrattante stabilito dal giudice, inseriamo le donne in case protette. Le riaccompagnamo a casa, spesso cambiando le serrature, solo in un secondo momento, quando siamo sicure di poterlo fare in sicurezza. Dobbiamo ricordare che molte donne sono vittime di violenza psicologica, economica, sono succubi di chi le maltratta. Molte non hanno un lavoro o una situazione di indipendenza. Le affianchiamo in tutto, affrontando con loro percorsi talvolta lunghi, difficili, che si concludono solo con il raggiungimento dell’autonomia. Per questo è importantissima la collaborazione con associazioni e servizi sociali. Da noi arriva chi è benestante come chi non ha nulla».

Avete anche altri progetti?

«Abbiamo attivato un progetto che, grazie all’assegnazione di fondi, ci permette di pagare degli affitti. Da questo autunno ha preso vita il gruppo di auto mutuo aiuto nel quale, seguite da uno psicologo, è possibile incontrarsi per condividere in­sieme esperienze e vissuto».

Quante sono le vittime di violenza che si rivolgono a voi?
«Rispetto ai primi anni c’è stato un incremento, dovuto anche al fatto di essere maggiormente conosciuti. Riceviamo più di 150 telefonate all’anno. Le prese in carico si aggirano poi tra 30 e 40».

Durante il periodo pandemico sono calati?
«I maltrattanti avevano meno occasioni di avvicinarsi a fattori di abuso come alcol, droghe o sostanze. C’è poi da dire che avendo il “maltrattante in casa” per molte donne diventava difficile chiedere aiuto. La richiesta, purtroppo, è esplosa dopo».

Cosa si può fare per sensibilizzare i più giovani sul tema?
«Il settore della prevenzione è molto importante. Abbiamo progetti finanziati in tutte le scuole superiori della città, rivolti alle 3° e 4° classi. Ora speriamo di “arrivare” anche alle medie. Lavoriamo sul rispetto e sull’informazione. È fondamentale dare ai ragazzi gli strumenti per capire com’è una relazione sana, per individuare i campanelli d’allarme. L’educazione, anche in questo senso deve partire dalla famiglia, ma è una cosa molto difficile. Per questo si parla di gravità della violenza assistita: quando i ragazzi vivono in situazioni di prevaricazione spesso rischiano di reiterare quei comportamenti da adulti. Sono casi quasi da manuale».

Il Centro d’Ascolto presso Cri di Mondovì, è aperto il mercoledì pomeriggio dalle 16 alle 19 e il sabato mattina, dalle 10 alle 12. Per ogni necessità e/o emergenza è possibile telefonare al 333.3756238 (24 ore su 24)

Articolo a cura di Erika Nicchiosini