Il tracciato sarebbe dovuto essere diverso, senza la galleria sul belbo

90 anni dopo l’autostrada avrebbe seguito il percorso della ferrovia attuale, passando per Ceva e non per la più breve Alba-Cortemilia-Cairo Montenotte

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Interessante notare che il primo tracciato della ferrovia non corrispondeva all’attuale. Il percorso più breve tra Torino e Savona non passa per Ceva, ma è “Alba-Cortemilia-Valle Uzzone-Cairo Mon­te­not­te”, dove da molto tempo dovrebbe esserci una strada veloce che non c’è. Ba­ste­rebbero tre gallerie (Manera-Bosia-Carretto) e un pon­te al Campetto della Bosia. Per la verità per delineare il tracciato originario della ferrovia furono piantati addirittura i paletti: quel tracciato passava per Bra-Alba-Cortemilia-Monesiglio-Saliceto. Un po’ più lungo della Valle Uzzone. Probabilmente Cengio era già stato individuato come sito per edificarvi il più grande dinamitificio italiano (Durante la Prima Guerra Mondiale vennero gli Austriaci da Caporetto a minarla, durante la Seconda Guerra Mondiale, già trasformata in polo chimico, fu l’unica probabilmente in Italia a non subire un minimo bombardamento dagli alleati). Un simile tracciato non prevedeva una galleria impegnativa come quella nel tratto sorgentifero del Belbo. Contro quel tracciato “logico” vi fu una levata di scudi dai proprietari terrieri di Cherasco, Bene Vagienna, Mondovì, Dogliani; più ancora ne era esclusa la città di Cuneo, capoluogo di provincia. Poco dopo, infatti, fu collegata alla ferrovia “Torino-Savona” con la linea “Cuneo-Gesso-Mondovì Breo-Bastia Mondovì”. Molte cose sarebbero cambiate in Alba se vi fosse passata la linea ferroviaria “Torino-Savona”. No­vant’anni dopo l’autostrada avrebbe seguito il tracciato della ferrovia (quello del 1922).

Articolo a cura di Guido Araldo