L’antico monastero torna a splendere «Quanta emozione»

Luca Sensibile ha curato il progetto architettonico: «Ventotto anni fa varcavo la soglia di San Martino per una tesi di laurea, oggi presento il restauro»

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Lo scorso 20 aprile, nel corso di un evento dedicato, il Comune di La Mor­ra ha presentato i lavori di riqualificazione del Mona­stero di San Martino di Mar­cenasco, in frazione An­nun­ziata, finanziati con il bando per la valorizzazione dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale Unesco, mentre la Cantina Ratti ha presentato il tour virtuale dell’omonimo museo che sarà inaugurato nel prossimo mese di settembre. Per conoscere meglio l’opera e il valore che essa as­sume, Rivista IDEA ha intervistato l’architetto Luca Sen­sibile, progettista architettonico e responsabile del progetto.

Architetto, cosa ha rappresentato per lei questo prestigioso incarico?
«Ha rappresentato una grande responsabilità, ma nello stesso tempo un’enorme soddisfazione. Ventotto anni fa varcavo la soglia del Mona­stero per analizzare l’edificio e farne una tesi di laurea; trovarmi oggi a presentarne il restauro è assolutamente incredibile. Profes­sional­men­te, poi, poter trattare un bene tutelato come questo è sicuramente un lavoro che rimane nella storia in maniera molto particolare».

Quali sono stati, in breve, gli interventi principali?
«Sono state condotte sostanzialmente tre fasi. Per prima cosa abbiamo analizzato l’edificio e le caratteristiche con cui era stato costruito, sia da un punto di vista tecnico ma anche storico, in modo da poter rispettare le varie fasi di realizzazione del Monastero. Si è evidenziato un problema relativo alla staticità stessa dell’edificio, che era ormai compromessa per cui, essendo la struttura finalizzata a dover diventare un museo, per metterla in sicurezza si è reso necessario procedere con un intervento di consolidamento, seguito infine da un intervento di restauro».

Quali sono state le parti coinvolte da quest’ultimo passaggio?
«L’intervento di restauro ha coinvolto gli intonaci, ma anche il recupero dei pavimenti e quello dei serramenti. Ad esempio, molte delle porte sono state restaurate e riportate al loro colore originale, per cui c’è stata anche un’accurata indagine e ricerca sui colori dell’epoca. Abbiamo poi realizzato anche l’impiantistica per il servizio della sala polivalente, che è destinata alla comunità».

L’opera permetterà infatti di ospitare non solo il museo Renato Ratti, ma anche di mettere a disposizione uno spazio comune di aggregazione.

«Sì, l’edificio si sviluppa su tre piani: il piano terra, destinato in parte al museo Ratti e in parte all’utilizzo della sala per la comunità; la cantina, tutta in capo al museo; l’ultimo piano – che ancora non è completato nei lavori -, il cui utilizzo è invece ancora da definirsi».

La riqualificazione del Mo­nastero, come anticipava, as­sume un valore storico-culturale di prim’ordine per la città di La Morra. Quanto conta questa dimensione?
«La valenza storica è assolutamente rilevante. Proprio all’Annunziata, dove sorge il Monastero – che deve il suo nome al santo protettore di La Morra, San Martino – fu costituito infatti il primo nucleo abitativo lamorrese. In modo particolare per chi vive la frazione dell’Annunziata, il legame con la struttura è forte: questo perché, in passato, tutto avveniva all’interno del Monastero».

Ci spieghi.

«Le funzioni religiose venivano celebrate sul sagrato e intorno al Monastero, dove tra l’altro le coppie che convolavano a nozze scattavano le proprie foto ricordo. Per venti o trent’anni, inoltre, fino alla fine degli ’80, esso è stato anche la sede della scuola elementare della frazione. A tal proposito abbiamo voluto recuperare la porta della scuola, rimettendola lì come simbolo di quella parte di vita della struttura. Anche la valenza sociale, dunque, è certamente di primo piano. In tal senso abbiamo anche una foto molto simpatica in cui si faceva la degustazione del Ba­rolo sotto i portici della chiesa».

L’intento dei lavori è dunque anche quello di andare a ri­scoprire questi valori.

«Certamente. Il restauro ser­ve anche a riscoprire quel forte legame che esiste tra chi abita la borgata e questa struttura e che, a causa della sua fatiscenza, negli ultimi trenta o quarant’anni non era stato più possibile portare avanti per questioni di sicurezza».
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I lavori sono stati resi possibili da una straordinaria opera di sinergia tra pubblico e privato. Ci sono dei ringraziamenti particolari che in­tende fare?
«In primis il ringraziamento va al Comune, che mi ha scelto come tecnico dandomi fi­ducia per sovrintendere a un lavoro molto complesso e permettendomi così di realizzare un sogno. Oltre ai ringraziamenti per tutti i fondi, poi, desidero rivolgere un pensiero a tutto lo staff tecnico. Ci tengo a ringraziare in particolare l’ingegnere Massimo Regg­io, progettista strutturale, l’ingegnere Roberto Ma­mino, progettista della parte impiantistica, la restauratrice Marie Hélène Cully e l’archeologa Manuela Meloni. Grazie inoltre alle imprese Rabbone Co­­struzioni e Marengo Im­pianti – che hanno realizzato l’opera – e a tutte le maestranze che hanno partecipato ai lavori».

La sindaca di La Morra, Ascheri: «Un ottimo esempio di sinergia virtuosa»

 
Nel corso dell’evento di presentazione, al quale hanno presenziato anche il presidente della Regione Alberto Cirio e quello della Provincia Luca Robaldo, il sindaco di La Morra Maria Luisa Ascheri ha espresso tutta la sua emozione per l’importante traguardo raggiunto: «L’operazione è un ottimo esempio della sinergia virtuosa che gli enti pubblici possono creare in orizzontale – con partner privati, imprese e fondazioni bancarie – e in verticale con le altre istituzioni, dalla Regione all’Unione Europea. Il finanziamento conta infatti su circa un milione e mezzo di fondi europei amministrati dalla Regione Piemonte, oltre trecentomila euro del Comune di La Morra, centottantasettemila e cinquecento euro della Cantina Ratti e circa centocinquantamila euro di contributi della Fon­dazione Crc. Voglio ringraziare tutti quanti hanno speso le loro energie per questo risultato». Durante la cerimonia ha poi preso la parola anche l’ingegnere Massimo Reggio, progettista strutturale dell’opera, che ha ricostruito in breve lo sviluppo del suo intervento: «Desidero ringraziare l’Ammi­nistrazione Comunale di La Morra per la fiducia riposta in me nell’affidarmi questo importante incarico. Mi occupo da oltre venticinque anni di recupero di strutture storiche. In confronto al passato, oggi si cerca di rispettare la materia originaria e di non modificare le rigidezze degli elementi. In sintesi, meno si vede il lavoro dell’ingegnere e meglio è. Partendo da un lavoro di studio e di analisi, finalizzato a capire dove servisse intervenire, si è poi realizzato un progetto di consolidamento».

Articolo a cura di Domenico Abbondandolo