Muli da trasporto una storia d’amore in Valle Gesso

La base del mulattiere Luciano Ellena al rifugio Morelli Buzzi raccontata in un documentario

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Ve lo ricordate il film “Francis il mulo parlante”, primo di sei diretti da Arthur Lubin, re della commedia hollywoodiana del primo dopoguerra, noto an­che per i film di “Gianni e Pinotto”?
Cancellate quell’immagine perché era costruita solo co­me filo conduttore per un plot di successo, che imperversò nelle sale cinematografiche del mondo nella prima metà degli anni Cinquanta. Il mulo, è assodato, non parla e lo sanno anche i bambini. Però è un animale intelligentissimo, giustamente testardo perché ha il suo caratterino, forte, possente e instancabile, preferito ad asini e cavalli per la sua capacità di trasportare pesi non indifferenti, grazie alla sua conformazione fisica dalle scapole molto larghe. Quante storie sui muli sono state raccontate da generazioni di alpini. Fin dai tempi della Grande Guerra i giovani soldati che si attestavano sulle nostre montagne vivevano in una sorta di simbiosi con i loro animali. Fino al 1993 anno in cui, riorganizzando il Corpo d’Armata degli Alpini, i quadrupedi sono stati mandati definitivamente in pensione.
Come sia fatto e come si comporti un mulo lo sa molto bene Luciano Ellena, fisico asciutto, tutto ossa, muscoli, nervi e buone gambe come vuole la tradizione dei montanari. Luciano è uno degli ultimi mulattieri italiani che nel rifugio Buzzi Morelli, quota 2.351, nel Vallone di Lou­rousa, una diramazione laterale della Valle Gesso, dal 2019 ha trovato ospitalità per la sua base di muli, un progetto etico realizzato come azione concreta a favore del clima e dei cambiamenti climatici, ma anche molto pratico per gestire un sistema di trasporto che per secoli è stato l’unico, sostituito poi dall’utilizzo dell’elicottero. Ma benedetta tecnologia non sempre puoi funzionare! Per volare ci vuole una visibilità che sia ottimale e in montagna non è sempre così. Quindi, giocoforza, il ritorno al buon vecchio ed affidabile mulo ha ripreso quota. Non solo: dal 2023 Ellena e la sua socia Daniela Turco hanno aperto una scuola di someggiatura, un corso che ha lo scopo di preparare nuove guide so­meggiate alpine.
Il mulo è frutto di un incrocio tra un asino e una giumenta, a differenza del bardotto che invece nasce da un cavallo e un’asina. Lo riconosci perché è più alto di un asino, ha una testa più grande di quella del cavallo e, soprattutto, si distingue per via delle sue lunghe orecchie, in grado di ruotare di 180 gradi, come fanno anche i gatti, in modo da non lasciarsi sfuggire nulla anche a molta distanza.
«Quelle orecchie lunghe hanno sempre avuto un enorme significato per me – dice Luciano -, rappresentano un mix di tranquillità, pace, sicurezza, intelligenza. Sono ca­ratteristiche che sono state il mio bagaglio fin da piccolo e che ora sono diventate essenza di vita. I muli mi alzano il morale quando sono a terra o sono stanco. Anche per questo stiamo riportando il mio ed il loro mestiere, la loro storia, di nuovo alla luce. È una cosa – aggiunge il mulattiere con gli occhi che si illuminano – magnifica e straordinaria».
Luciano nasce a Chiusa Pesio in una famiglia di agricoltori e di boscaioli. I muli hanno sempre fatto parte della sua vita. Ma, come molti altri giovani delle vallate alpine, lascia la sua montagna e scende a Cuneo dove apre un bar. Col tempo però il richiamo della montagna si fa sentire. E a volte capita un incontro fatale: Luciano trova Katty, una giovane mula color champagne. Amore a prima vi­sta. Da lì una storia che parla di animali, di salite e di­scese nei valloni e sui passi, di panorami e boschi, di un grande rapporto d’amicizia tra l’uomo e il mulo.
A raccontare la storia di Luciano Ellena e dei suoi muli sono due registi, l’austriaco Philipp Landauer e il torinese Davide Demichelis, in un delizioso documentario trasmesso qualche settimana fa da Arte, la tv culturale franco-tedesca.
“Piemonte: il ritorno del mu­lo da trasporto”, questo il titolo, verrà riproposto mercoledì 3 aprile, alle ore 21, al cinema Monviso di Cuneo, in una serata organizzata dalla locale sezione Cai e Nuovi Mondi Festival nell’ambito del calendario degli eventi di Cuneo Città Alpina 2024. Alla serata (ingresso libero) parteciperanno i protagonisti Luciano Ellena, naturalmente, i gestori del rifugio Buzzi Morelli, Paolo e Marco Giraudo, e il regista del documentario Da­vide Demichelis, noto ai più per il suo programma “Radici, l’altra faccia dell’immigrazione”, andato in onda per sette stagioni su Rai3, e per i suoi documentari spesso nella scaletta del programma pomeridiano Geo & Geo.
«Luciano Ellena ha un motto – racconta Demichelis – “Vi porto con me”. Nella sua ca­scina a Chiusa Pesio Luciano ospita una trentina di animali, fra muli, asini e cavalli. Con i muli d’estate garantisce i ri­fornimenti a diversi rifugi del Parco Alpi Marittime e non solo. Il suo è un mestiere antico, in questi ultimi decenni abbandonato, ma che è im­portante recuperare: i muli non inquinano, suscitano l’interesse e la simpatia degli escursionisti e potranno so­pravvivere solo a fianco dell’uomo. Ci sembrava doveroso raccontarne la storia».
Il mulo, insomma, la sua storia e il rapporto con l’uomo sempre molto intenso. Ram­mentate Clint Eastwood in “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone? Ai cattivoni che sghignazzando spaventano a revolverate il suo fido mezzo di trasporto dice: «Io ho capito subito che volevate scherzare. Ma lui si è offeso. Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride. Ha subito l’impressione che si rida di lui. Ma se mi promettete di chiedergli scusa, con un paio di calci in bocca ve la caverete». Non se la caveranno…

Articolo a cura di Luis Cabasés