«Lavoriamo per far parlare il territorio all’unisono»

Il presidente Perosino: «L’Enoteca del Roero rappresenta aziende che hanno storia e dimensioni diverse. Oggi puntiamo a migliorarci offrendo “Degustazioni d’élite” e percorsi di formazione»

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Marco Perosino

Lo conferma un antico detto: non c’è rosa senza spina! E la spina più insidiosa per l’Eno­teca del Roero, ente di promozione del vino e dei prodotti della Sinistra Tanaro, è arrivata nel 2017. Le nuove leggi regolavano le partecipazioni dei Comuni in simili realtà, per questo fu sciolta la società consortile a responsabilità limitata a cui faceva capo l’Enoteca.
Non poteva però essere una questione meramente burocratica a bloccare un progetto di profonda espressione territoriale come quello dell’Enoteca del Roero che oggi, superati gli ostacoli, è operativa nella sua versione “2.0”. Inserita nei contesti promozionali e di valorizzazione promossi dal Piano di sviluppo rurale (PSR) della Regione Piemonte, all’Enoteca partecipano 11 Comuni (Ca­na­le, Castagni­to, Castellinaldo d’Alba, Govone, Guarene, Ma­gliano Alfieri, Monticello d’Alba, Pocapaglia, Priocca, Santa Vit­toria d’Alba, Vezza d’Alba). Non è sicuramente un caso che si tratti dei comuni più vitati della Sinistra Tanaro, quindi di quelli più “interessati” all’attività promozionale dell’En­te, anche se, sono in corso dibattiti finalizzati al perfezionamento e alla crescita dell’Enote­ca: il territorio è unico e su quello occorre puntare per un autentico sviluppo.

Il valore aggiunto dell’Enoteca in quella che abbiamo definito la sua versione “2.0” è la capacità di alimentare sinergie, di mettere in circolo attività e proposte. Ospitato nell’ex asilo infantile “Regina Margherita”, storico locale di Canale (comune capofila dell’Ente che fornisce i locali in sub-comodato), l’Ente promuove l’intera produzione vitivinicola del Roero, espressione di oltre 60 aziende; il negozio propone anche prodotti tipici del territorio e funge al tempo stesso da ufficio turistico. I locali sono stati ristrutturati nel 2018 creando uno spazio espositivo funzionale. Fiore all’occhiello, è davvero il caso di dirlo, è il ristorante interno all’Enoteca dello chef stellato noto a livello internazionale Davide Palluda. Si genera così un circolo virtuoso: quanti frequentano il ristorante visitano l’area dedicata all’esposizione e alla degustazione che diventa un veicolo per far conoscere e apprezzare le aziende. I contatti e le visite in cantina che ne derivano per i produttori costituiscono il miglior riscontro dell’efficacia di questa soluzione a “costi” ragionevoli per le aziende le quali aderiscono all’Ente senza oneri finanziari, ma fornendo esclusivamente la disponibilità ad omaggiare parte dei vini prodotti.

L’Enoteca del Roero costituisce quindi un collante territoriale, pro­motore e collettore di iniziative di valorizzazione e promozione. Ne parliamo con il Presidente Marco Perosino, imprenditore da decenni “prestato” all’attività amministrativa e politica attraverso la quale ha contribuito allo sviluppo della Sinistra Tanaro.

Come è cambiata l’attività di promozione del Roero in questi anni?

«Rispetto agli esordi dell’Eno­te­ca il Roero è sicuramente più conosciuto e apprezzato e non solo a livello locale. Ma non possiamo accontentarci dei risultati raggiunti: il mercato turistico regionale, nazionale e internazionale è affollato e vasto. Siamo coscienti che c’è ancora molto da fare. In termini di promozione l’Enoteca è sicuramente il vettore principale del nostro territorio, capace di valorizzarne le peculiarità in un contesto unitario».

Qual è l’elemento più “sfidante” nella vostra attività di promozione?

«Rappresentiamo 65 aziende che hanno storie e dimensioni diverse, per questo, a volte anche esigenze differenti. È stimolante lavorare per far parlare il territorio all’unisono così da portare vantaggi per tutti, con un’attenzione particolare che rivolgiamo, pur nel rispetto di tutti, alle aziende di recente costituzione o ampliamento, gestite da giovani».

Qual è il prossimo obiettivo?

«Aiutare le aziende a crescere professionalmente e a essere sempre più competitive attraverso proposte di formazione specifica. Ci stiamo già lavorando con “Degustazioni d’élite” in cui siamo supportati da sommelier professionisti in percorsi di approfondimento e reciproca conoscenza. Paralle­lamente proponiamo percorsi di formazione su tutti quegli aspetti in veloce evoluzione che coinvolgono il nostro settore».

Ci fa alcuni esempi?

«L’enoturismo è, secondo i dati più recenti il segmento che sopperisce in parte al calo dei consumi, soprattutto dei vini rossi. È un modo di aprire le aziende a una clientela diffusa che va alla ricerca di sensazioni autentiche e che apprezza le bellezze paesaggistiche, quei salotti che oggi sono diventate le nostre cantine e i locali ad esse annessi, il clima familiare di accoglienza che diventa condivisione di esperienze di vita. Un altro aspetto da approfondire è il cambiamento climatico. Al di là della individuazione delle cause, dovute all’attività dell’uomo o ai cicli storici, è visibile a tutti che è in atto qualcosa di insolito. L’aumento generalizzato delle temperature, le stagionalità mutevoli, gli eventi atmosferici abnormi e ripetuti quali alluvioni o siccità a distanza ravvicinata impongono degli adeguamenti flessibili e rapidi: nuovi vitigni, coltivazioni ad altezze maggiori, uso sapiente e parsimonioso dell’acqua, difesa idrogeologica dei versanti. Se a questo uniamo i consumi diversi, con scostamenti significativi tra vini bianchi e rossi, è evidente come le aziende debbano essere preparate ad affrontare i cambiamenti già in atto e a strutturare i loro investimenti tenendo conto di essi».

Cosa vi augurate per il prossimo futuro?

«Che si recepiscano il valore delle attività svolte dall’Eno­teca, le logiche da cui sono originate e le loro finalità strettamente connesse al fatto di essere un Ente pubblico, braccio operativo delle Ammini­strazioni comunali che vi partecipano. L’auspicio è che molti produttori, magari tutti, si sentano inclusi in questo percorso di sviluppo guardando all’Enoteca come a una casa propria, sede delle loro aspettative. Credo che il numero dei Comuni soci possa ancora aumentare: questo ci consentirebbe di offrire un’immagine unitaria e più completa del Roero e delle sue produzioni: la crescita del numero di etichette promosse, che portano con sé una storia e un’esperienza peculiare, è un importante strumento di crescita».

Cosa ci si aspetta dall’Eno­teca, quali gli stimoli da fornire per incentivare nuove adesioni?

«L’Amministrazione dell’Enoteca è cosciente che le proposte debbano essere costanti, realistiche e generare attenzione sul Roero tutto, in prospettiva di medio termine. Penso che questo sia possibile e che questo percorso sia già in atto».

Articolo a cura di Alice Bobicedi