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Gallo: “Un patto con agricooltori e ambientalisti sulla siccità”

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La crisi idrica è una sfida che non possiamo permetterci di ignorare. È tempo di agire e sono determinato a fare la mia parte in Consiglio Regionale per garantire un futuro sostenibile al Cuneese. Un’esigenza che si fa ancora più forte in questi giorni di abbondanti precipitazioni dopo un inverno che ha registrato nuovi allarmanti record sul fronte meteorologico, accentuando l’emergenza siccità. Bisogna andare indietro fino al 2016 per trovare un febbraio così ricco di precipitazioni: anche allora caddero più di duecento millimetri di pioggia. E allora come oggi i duecento litri d’acqua per metro quadro di scorta li abbiamo lasciati fluire senza raccoglierli in bacini inesistenti.
Ecco, la nostra più grande pecca: non aver mai pensato di raccogliere la tanta acqua che scorre in questa provincia, convinti forse che fosse una risorsa inesauribile. Ma negli ultimi due anni lo abbiamo toccato con mano: non è così. Basta ricordare l’estate del 2022 che ha indicato il Cuneese come una delle zone più aride d’Europa. E allora serve più che mai un fronte comune per accelerare i tempi su Serra degli Ulivi, l’invaso tra Cuneese e Monregalese che trova tutti d’accordo ma che continua a procedere con tempi troppo lunghi. Occorre semplificare le procedure autorizzative perché dalla posa della prima pietra, già avvenuta, si arrivi in tempi rapidi a quel lago di 12 milioni di metri cubi d’acqua capace di soddisfare buona parte della sete della campagna cuneese.
Nella nostra provincia secondo i dati Coldiretti vengono irrigati 100 mila ettari di terreno, il 35 per cento del totale dei campi del Piemonte. Basta questo dato per capire anche dal punto di vista economico quanto sia importante garantire l’acqua nei mesi di produzione delle colture. C’è tutta una filiera che rischia di andare in crisi se l’annata non rispetta le previsioni. Per questo dico che bisogna accelerare su Serra degli Ulivi ma di pari passo dobbiamo arrivare ad altri accordi, sulla falsariga di questo che è a tutti gli effetti un modello per realizzare nuovi invasi più piccoli o vasche di laminazione come quelle che hanno salvato Vicenza dall’alluvione poche settimane fa e sono state realizzate con fondi europei. L’acqua non ci manca, servono idee e progetti. Per esempio l’invaso sul canale Sarmassa tra Narzole e Cherasco è un’altra opera da portare a compimento in tempi rapidi. Per ora c’è solo il progetto di massima. Per mettere a fuoco un piano che davvero disseti la provincia serve una sorta di alleanza tra istituzioni, agricoltori e ambientalisti per dare vita a un tavolo permanente con la Regione che garantisca una gestione sostenibile delle risorse idriche del Cuneese. E che prevenga, proprio come è avvenuto in Veneto, anche i danni da alluvioni.
BaNNER
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