Venerdì 23 febbraio arriva ad Asti l’importante testimonianza del Dott. Paolo Picchio contro il cyberbullismo

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Dalla collaborazione tra l’IIS Alfieri – Scuola Polo per il Bullismo di Asti e Provincia,
l’Associazione Genitorinsieme Odv, la Biblioteca Astense “G.Faletti”, il Liceo Monti e la
Fondazione Carolina di Milano, il giorno 23 febbraio prossimo avremo la possibilità di
ascoltare la testimonianza del Dott. Paolo Picchio, papà di Carolina, morta suicida all’età
di 14 anni in seguito ad atti di cyberbullismo. Il progetto per portare il dott. Picchio ad
Asti, è iniziato più di 18 mesi fa, mai avremmo pensato che potesse essere
concomitante ad un avvenimento altrettanto tragico per la nostra comunità. Ogni storia è
a sè, è difficile parlare di suicidio e lo è ancora di più quando questo coinvolge delle
ragazze/dei ragazzi molto giovani.
Grazie alla testimonianza di Papà Picchio, ascolteremo la storia di Carolina.
E’ per tutti noi doveroso ribadire la nostra totale vicinanza alla famiglia e nutriamo la
speranza che questi incontri possano essere un valido sostegno, in un momento così
difficile per la nostra comunità, per dare un valore e un peso diverso a quanto accaduto
e che ci aiutino a trovare le parole più opportune per provare a parlarne con il giusto e
dovuto rispetto tra noi adulti ma soprattutto con i nostri giovani, nei diversi contesti nei
quali ci troveremo : famiglia, scuola, doposcuola, palestre ecc..
Nella giornata di venerdì 23 febbraio sono previsti due incontri :
● il primo incontro è dedicato ai giovani e alle giovani delle scuole secondarie di I e di II
grado e si svolgerà in Aula Magna all’Università di Asti con possibilità sia in presenza
per circa 10 classi e a distanza ma sempre in diretta con collegamento dedicato:
● il secondo incontro è dedicato a noi adulti : genitori, docenti, educatori e alla
cittadinanza e si svolgerà nell’Aula Magna dell’IIS Alfieri alle ore 20,45. Anche in
questo caso viste le numerose richieste, sarà possibile seguire l’incontro in diretta
mediante collegamento dedicato.
Ringraziamo il Presidente della Provincia di Asti e Sindaco di Asti, dott. Maurizio Rasero per
aver accordato e supportato il progetto che gode del Patrocinio del Comune di Asti e della
Provincia di Asti.

Un abbraccio vale più di mille like

“Perché questo? Il Bullismo, tutto qui. Le parole fanno più male delle botte! Cavolo se
fanno male !!! Ma io mi chiedo, a voi non fanno male? Siete così insensibili? Spero che
adesso sarete più responsabili con le parole. Non importa che lingua sia, il significato è lo
stesso.” (Ultima lettera di Carolina Picchio) Carolina Picchio era una ragazza di 14 anni di Novara, bella, sportiva, gentile e altruista, che nella notte fra il 4 e il 5 gennaio 2013, si è uccisa lanciandosi dalla finestra della sua stanza.
Pochi giorni prima la ragazza partecipa ad una festa con alcuni amici, e dopo qualche bicchiere di troppo comincia a sentirsi male. I ragazzi presenti avvisano il padre, Paolo Picchio, che si precipita subito da lei, ma prima riprendono il tutto con il telefonino, mimando atti sessuali sulla ragazza a terra priva di sensi. Il video girato alla festa ottiene 2600 like sui social. Carolina non ricorda nulla della festa, ma poi si accorge del video in rete. Riceve insulti a non finire, la gente la evita, resta sola. Avvolta dalla vergogna si chiude in se stessa. Poi scrive la sua ultima lettera prima di aprire la finestra per lanciarsi nel vuoto. Le indagini portano all’identificazione dei ragazzi autori del video. Il giudice non impone una condanna penale ai giovani, che vengono poi affidati ad assistenza psicologica e corsi di recupero. Paolo Picchio nel frattempo lotta con tutte le sue forze e riesce ad ottenere la prima legge in Europa contro il Cyberbullismo dedicata proprio a sua figlia, un modo efficace per non sminuire e banalizzare l’odio in rete. A stabilirlo è proprio il primo processo in Italia contro il Cyberbullismo.
Dal suo impegno e in ricordo della ragazza è nata l’associazione “Fondazione Carolina”, con
Presidente Onorario Paolo Picchio, che si occupa di rendere la rete un luogo più sicuro, con
prevenzione, supporto e ricerca, alla riscoperta del valore delle relazioni anche sui social. Ad ogni incontro con i ragazzi nelle scuole, il padre di Carolina conclude sempre con questa frase: “Ragazzi siete preziosi, ricordatelo sempre!”.
Un messaggio per i giovani? “Tornate ad educarvi, a volervi bene, a stringervi, a riabbracciarvi e darvi una mano. I social sono importanti, ma l’abbraccio fisico è qualche cosa di molto importante. Tornate ad avere queste emozioni, emozioni vere, vive. Voi avete un mondo che vi dà delle emozioni straordinarie, ma l’emozione più bella è l’emozione viva, di avere l’amico o l’amica del cuore”.
Per maggiori informazioni:
La pagina Facebook Fondazione Carolina
https://www.facebook.com/FondazioneCarolina/
Il sito web Fondazione Carolina
https://www.fondazionecarolina.org
https://www.raiscuola.rai.it/educazionecivica/articoli/2021/01/Il-racconto-di-Paolo-Picchio padre-d i-Carolina-vittima-di-cyberbullismo-ba5dc7dc-b6c4-4b72-911b-8e16d455db0f.html

A parte ci piacerebbe si potesse dare spazio per la pubblicazione di questa intervista per il
messaggio molto importante che il dott. Picchio dà ai nostri giovani, ancor più importante
dopo quanto è accaduto.

● Intervista al Dott. Picchio
Paolo Picchio è il presidente della fondazione Carolina: il fenomeno del cyberbullismo è
veramente subdolo ed è importante parlarne e monitorare la situazione. La strada è ancora
lunga: nonostante sia stata approvata una legge nel 2017 e oggi ci sia una maggiore attenzione al fenomeno, si stima che almeno il 31 per cento – 3 su 10 – dei minori italiani sia stato vittima di cyberbullismo. La fondazione Carolina ha lanciato l’iniziativa #Cyberjoy, concepita con lo scopo di diffondere un modo più sano di vivere la dimensione on-line.
Paolo, secondo lei quanto siamo preparati a conoscere e ad affrontare un tema così
complesso quale il cyberbullismo?
«Parlare con i giovani è la nostra missione. Da quando è nata la fondazione, abbiamo incontrato più di 400mila studenti. Sono proprio i giovani ad aver bisogno di essere ascoltati e capiti. Abbiamo una legge che ha posto confini giuridici al cyberbullismo e ha potenziato i percorsi educativi, ma spesso noi adulti non abbiamo strumenti per affrontare ciò che accade on-line. a essere in grande difficoltà sono proprio i genitori. troppi adolescenti passano tantissime ore connessi, ormai la rete è per loro uno spazio di incontro, di relazione. I dati parlano di giovani connessi anche fino a 12 ore al giorno. Ovviamente maggiore è il tempo di utilizzo sui diversi social, app, giochi, aumenta incredibilmente il rischio di incappare in insulti e i in commenti denigratori che alla lunga destabilizzano e isolano chi li subisce e che se non aiutato, rischia di incappare in una profonda prostrazione con tutto quello che è connesso. Quando si ritrovano in balìa del Web, la vergogna è tale da essere ingestibile; bisognerebbe reagire, ma è molto difficile
da soli. Si rischia il cortocircuito, che può portare a gesti estremi. Per questo, la fondazione
Carolina si rivolge ai ragazzi e alle ragazze: è importante aiutarli ad avere stima in loro stessi e fare capire che non devono dipendere dal giudizio degli altri».
Cosa possiamo fare noi genitori?
«Quando i figli rientrano da scuola, la domanda che i genitori rivolgono loro è sempre la stessa: com’è andata? Di solito, la conversazione si chiude con qualche frase generica, senza andare a fondo, proprio perché non ci si parla più e questo è un primo problema. Tendiamo a non considerare importante cosa succede nella loro vita digitale. Eppure dovremmo proprio chiedere ai nostri figli e figlie “Coma va sui social ? “ La dimensione digitale è vista dai genitori come qualcosa di estraneo alla vita reale del figlio, ma non lo è per la Generazione Z, proprio perchè il loro mondo onlife occupa una parte molto rilevante delle loro giornate. Per questo, oltre a chiedere della scuola, dello sport e degli amici, bisognerebbe anche cercare di intercettare eventuali problematiche vissute on-line. L’importante è iniziare a chiedere e dimostrare interesse, perché è difficile che un adolescente manifesti da solo il proprio disagio: la vergogna porta purtroppo alla chiusura in sé stessi».

In tutto questo la scuola che ruolo ha ?
«Rispetto ad alcuni anni fa, c’è più formazione e ci sono senza dubbio insegnanti molto
preparati. Ma troppo spesso la scuola rimane ancorata alla didattica e non va oltre, tralasciando l’emotività dei ragazzi. Servirebbero percorsi strutturati, per intercettare il disagio: durante i nostri incontri nelle scuole, suggerisco agli insegnanti di cercare di capire perché uno studente rimane da solo durante l’intervallo o è isolato dal resto della classe. Lo dico anche al resto del personale scolastico, perché tutti possono fare la propria parte. Con l’iniziativa #Cyberjoy, che punta a diffondere una maniera gioiosa di vivere l’ambiente digitale, abbiamo messo a disposizione materiale didattico per scuole e famiglie. La relazione è essenziale ed è sempre alla base di ogni cosa. Per reggere le difficoltà del nostro tempo e aiutare davvero i nostri giovani a trovare la loro strada, dobbiamo riscoprire il valore del dialogo e dell’empatia».
«Da soli non ce la possono fare». Paolo Picchio lancia questo monito accorato a tutti noi adulti. ed esprime al meglio quella che è la missione che si è dato da quando ha perso la sua Carolina. Carolina è stata la prima vittima, riconosciuta nel nostro paese, di cyberbullismo. Dal giorno in cui Carolina decise tragicamente di porre fine alla sua giovane vita, il dott. Picchio ha cercato di far confluire tutte le sue energie per parlare ai giovani, agli adulti. Una incessante attività di sensibilizzazione! La storia di Carolina è una storia tristissima, dopo una serata in pizzeria con gli amici, Carolina non sta bene. Ha bevuto troppo e perde conoscenza. Alcuni ragazzi del gruppo di suoi conoscenti si approfitta di lei, approfittano della situazione per mimare atti sessuali espliciti che registrano in un video denigratorio da divulgare sulle diverse chat, attraverso i social. Ormai il disastro è iniziato e la macchina dell’odio si attiv. In pochi giorni Carolina, da ragazza sorridente e socievole, si ritrova in un tunnel di insulti e commenti denigratori da parte di persone che neppure la conoscono. Carolina è disperata, non sa come fermare tutto questo e purtroppo prende una decisione atroce e tragica. Ma prima di mettere fine alla sua vita, Carolina scrive tutto in una lettera, perché «ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno».
Suo padre cerca di portare avanti il testamento di sua figlia e insieme ad un gruppo di amici fa nascere la fondazione Carolina, che affronta il tema del cyberbullismo su tutti i fronti: dalla ricerca e dalla prevenzione, con incontri continui in ogni parte d’Italia, al supporto concreto, grazie a una rete di professionisti. Carolina, disperata, ci ha lasciato un messaggio molto forte che risuona ancora oggi più vivo che mai «Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno». Carolina in quelle ore drammatiche troverà la forza di denunciare chi le aveva fatto del male, attraverso una lettera. Dalla sua lettera è stato quindi possibile risalire ai colpevoli e aprire il primo processo di cyberbullismo in Italia.

Quanto è importante per lei parlare con i giovani ?
Ho perso una figlia meravigliosa, intelligente e piena di risorse: mai avrei pensato potesse
arrivare a compiere un gesto del genere. Ci impegniamo perché non ci siano altre vicende
drammatiche e perché altri genitori non debbano soffrire come noi. Mi riferisco anche alle
famiglie dei ragazzi che sono stati condannati per averle fatto del male: anche in questo caso parliamo di vite distrutte. Mi sarebbe piaciuto ovviamente avere Carolina ancora al mio fianco e che fosse lei stessa la testimone migliore per parlarne. Come ha scritto lei, “le parole fanno più male delle botte”. Forza giovani siate gentili sempre anche sui social, non diventate portatori di odio».