Cia Cuneo: «Il comparto latte soffre meno, ma basta poco perché torni in forte crisi»

Il vicedirettore dell’organizzazione agricola Chionetti: «Un centesimo in più o in meno speso nel ciclo produttivo o guadagnato sulla vendita possono fare la differenza positiva o negativa nel bilancio aziendale»

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In provincia di Cuneo ci sono oltre 700 aziende di bovini da latte, con più di 57.000 vacche in produzione. La “Granda” è l’area che ha il maggior numero di allevamenti sul territorio regionale. A settembre 2023 la media di vendita del fresco alla stalla aveva come riferimento una forbice tra i 47 e i 52 centesimi al litro, Iva compresa. Anche se i prezzi dei prodotti nazionali utilizzati per l’alimentazione degli animali erano diminuiti, le aziende dovevano comunque affrontare un periodo difficile. Qual è adesso lo stato di salute del comparto?

Facciamo il punto con Silvio Chionetti, vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale di Cia Cuneo.

Sottolinea: “Nell’ultimo trimestre 2023 c’è stata una flessione del prezzo che, attualmente, si è assestato a 50 centesimi più Iva al litro, compresi i premi. Il margine di guadagno degli allevatori è sempre ridotto al lumicino, in quanti i costi non sono diminuiti. In questo periodo c’è una minore produzione alla stalla, ma la richiesta è buona: per cui si spera che questo aiuti ad aumentare il prezzo di vendita. Anche se non è detto, perché l’eventuale rialzo non è mai legato all’andamento produttivo”.  

Si parla di latte di qualità? Naturalmente, quello ottenuto prestando la giusta attenzione nell’alimentare gli animali e al loro benessere. Ormai possono stare sul mercato solo le aziende che hanno fatto la necessaria selezione dei capi e lavorano adottando in stalla tutti gli accorgimenti in grado di portare a un prodotto di eccellenza”.

Le prospettive per i prossimi mesi? “Negli allevatori c’è fiducia che si possa continuare a lavorare bene, incassando la giusta remunerazione sul latte perché la qualità ha un prezzo alto per gli allevatori e va riconosciuta. Fra tutti i comparti agricoli in questo momento è quello che forse sta soffrendo meno, ma basta proprio poco per cambiare la situazione e farlo tornare in forte crisi. I costi produttivi variano continuamente e, spesso, un centesimo in più o in meno speso nel ciclo operativo o guadagnato sul prezzo di vendita possono fare la differenza positiva o negativa nel bilancio aziendale”.