L’opinione di Maria Teresa Furci

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IL FATTO
I compiti a casa nel periodo delle vacanze non piacciono agli studenti e dividono le famiglie: ma sono effettivamente utili i dobbiamo considerarli addirittura dannosi?

La circolare risale ormai a un mese fa, prima delle feste di fine anno. Si suggeriva ai docenti di non assegnare compiti durante le festività natalizie, dal 23 dicembre al 7 gennaio, sottolineando l’importanza del tempo trascorso in famiglia e del riposo. L’autrice di quella circolare è Maria Teresa Furci, dirigente scolastica del Convitto Umberto I di Torino oltre che ex dirigente scolastica provinciale a Cuneo (fino al settembre 2022). La sua iniziativa ha stimolato un dibattito molto partecipato. La questione infatti è sempre più divisiva (a parte l’incondizionato entusiasmo con cui immaginiamo sia stata accolta dagli studenti): da una parte c’è chi ritiene che sia una scelta giusta quella di alleggerire il carico, per il bene delle famiglie oltre che per i ragazzi. Dall’altra chi rimane pervicacemente ancorato a una concezione tradizionale della scuola, dove i compiti sono visti come un “lavoro” da svolgere che insegna quindi disciplina e abitua i giovani alla responsabilità.
Il concetto alla base dell’iniziativa della professoressa è però chiaro. L’idea è di non costringere i ragazzi a «essere prigionieri ancora una volta nelle case», invitandoli invece a esplorare il mondo cogliendo l’occasione delle vacanze. «Gli studenti – ha spiegato Furci – hanno bisogno del tempo del riposo e non di trascinarsi il pensiero e l’ansia dei compiti, soprattutto durante le vacanze invernali quando bisogna recuperare per affrontare il nuovo anno con maggiore carica ed energia».
Anche perché, sul piano pratico, ha aggiunto Furci: «Sappiamo bene quanto gli alunni più bravi non ne abbiano bisogno e come i più deboli, possibilmente, eviteranno di svolgerli o si faranno aiutare da genitori o amici, in calcio d’angolo, il giorno prima del rientro a scuola». Meglio allora personalizzare i compiti, valorizzando però il tempo riservato alla famiglia, un periodo «molto utile e indispensabile alla crescita emotiva dei ragazzi, mentre i compiti ridondanti e a volte superflui rischiano di dividere anziché unire le famiglie stesse».
Come si acquista più energia da un riposo consapevole? «Anche conducendo vita serena in famiglia, visitando parenti e amici e svolgendo attività complementari diverse da quelle della scuola. Situazioni che la frenesia della vita quotidiana non consente di vivere a pieno e ancor di più oggi che gli studenti vivono un momento di fragilità», fa notare giustamente la preside.
E allora il consiglio per tutti i ragazzi è di «appassionarsi alle tradizioni, alla storia dei luoghi, ad alzare lo sguardo. Non essere prigionieri nelle case ancora una volta a dover svolgere i compiti. Per chi è bravo non sono sempre necessari, chi è in difficoltà avrebbe bisogno di un aiuto. L’invito quindi è darli a chi deve capire meglio, valutando e personalizzando le attività. Come suggerire di andare a vedere una mostra, leggere un libro, farsi raccontare storie di vita e familiari da chi ha i nonni». La ricerca della giusta armonia, ricetta semplice ma sempre valida per la felicità.