«I valori condivisi dietro al lavoro degli agricoltori»

La sfida del presidente di Confagricoltura, Enrico Allasia, per il 2024: «Comunicare ai consumatori»

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Il 2023 è stato un anno complesso per il settore agricolo cuneese, in bilico tra la volontà di innovazione e sostenibilità e le difficoltà legate ai cambiamenti climatici e all’aumento dei prezzi delle materie pri­me. Ciononostante il territorio ha risposto positivamente alle sfide dell’anno appena tra­scorso e si appresta ad af­frontare il 2024 con fiducia. Senza dimenticare la capacità di fare rete di un territorio am­pio e ricco di eccellenze, che innegabilmente guarda al futuro. È dunque tempo di bi­lanci, per Confagricoltura Cuneo. Ne parliamo con il presidente Enrico Allasia.

Presidente, tracciamo un bilancio dell’annata appena trascorsa. Qual è lo stato di salute del settore agricolo nella provincia cuneese?

«Considerate le molte difficoltà legate agli eventi climatici avversi, a cui si aggiungono le fluttuazioni al rialzo di numerose materie prime, possiamo dire che tutto sommato il settore agricolo cuneese ha tenuto e ha mostrato una resilienza importante. Ciò detto, tuttavia, il bilancio non ci soddisfa pienamente, in particolare dal punto di vista della redditività aziendale».

Quali sono state le sfide più complesse del 2023 e come si prospetta l’anno appena iniziato?
«L’annata agraria 2023 è stata segnata dagli effetti dei cambiamenti climatici (come la devastante grandinata ab­battutasi il 6 luglio sull’al­bese) che hanno penalizzato, a più riprese durante l’anno, le rese dei raccolti di nocciole, uva e frutta, quindi an­che il bilancio delle imprese del settore. Occorre ribadire, poi, le pesanti difficoltà delle aziende dei bovini da carne: in particolare degli allevamenti di razza Piemontese, al­le prese con crisi di mercato e costi di produzione sempre più elevati. Continua a preoccupare, inoltre, la situazione di incertezza legata al timore di un ampliamento dell’epidemia di peste suina. Come Confagricoltura monitoriamo fin dagli inizi questa emergenza che rischia di compromettere una delle voci più significative dell’intera economia agricola, e non solo, della Granda, dove si contano oltre 790 allevamenti suinicoli e più di 900mila capi suini. Allarma, infine, il continuo calo delle superfici coltivate a mais in provincia di Cuneo, area di importante vocazione per il settore cerealicolo, in particolare, per le connesse produzioni Dop, zootecniche e lattiero casearie».

Il Piemonte, e il Cuneese in par­ticolare, sono riconosciuti in tutto il mondo per le eccellenze enogastronomiche e la qualità dei prodotti. Quali so­no, secondo lei, i prossimi passi da fare per rendere sempre più competitivo il settore?
«Qualità, innovazione e sostenibilità sono i tre pilastri per rendere sempre più competitiva l’agricoltura della provincia di Cuneo. Dobbiamo ra­gionare, poi, sempre più in un’ottica di filiera integrata, lavorando per riequilibrare in maniera equa la distribuzione del valore aggiunto tra tutti gli attori, in primis produttori e consumatori, oggi penalizzati».

Parliamo di strategie di sviluppo: siccità e cambiamento cli­­matico stanno mettendo a du­ra prova il settore. Quale può o deve essere il ruolo della politica in tal senso?
«Siamo in una fase molto delicata per il settore e soprattutto la Politica Agricola Co­mu­ne (Pac) resta importantissima per le aziende. Per come è stata pensata dall’Europa, pe­rò, gli sforzi in sostenibilità am­bientale richiesti alle azien­de agricole non sono compensati da benefici adeguati e necessari allo sviluppo delle imprese. Confagricol­tura rimarca questa criticità di fondo da sempre. Serve un maggior riguardo, inoltre, per tutti gli sforzi che il settore pri­mario in Italia in questi an­ni ha già fatto investendo in macchinari più efficienti e me­no inquinanti, utilizzando tecnologie avanzate che riducono le emissioni atmosferiche e adottando tecniche di coltivazione che hanno diminuito drasticamente l’utilizzo di fitofarmaci. Il nuovo corso politico nazionale, inoltre, che già dal nome del Mi­ni­stero dedicato mira a favorire giustamente la sovranità alimentare del nostro Paese, de­ve continuare a lavorare per il rafforzamento di filiere strategiche, in particolare, carne, frutta, latte e cereali. Com­parti centrali anche nell’economia della provincia di Cu­neo. Servono però ur­gen­temente fatti tangibili che mi­rino, ad esempio, a snellire tutta la burocrazia che accompagna ogni bando o richiesta di finanziamento a tutti i li­velli, nazionale e locale, e che arriva addirittura a disincentivare l’azienda agricola ad avanzare domanda. In un mercato senza confini, che si muove a velocità elevata e dove le esigenze dei consumatori cambiano rapidamente, occorrono attente politiche che programmino con lungimiranza il futuro dell’agricoltura italiana».

Quali obiettivi si pone per il 2024?

«Le sfide di questo 2024 ap­pena iniziato sono molte. Ciò che mi sta a cuore è riuscire a far capire al consumatore co­sa c’è dietro al lavoro degli agricoltori e al cibo che quotidianamente portano sulle ta­vole degli italiani. Questo obiettivo lo si raggiunge con informazioni corrette sul rea­le ruolo degli agricoltori e sull’impegno che da anni stanno mettendo per ottenere un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e di sempre maggior qualità. Questa consapevolezza è la base per ottenere la necessaria valorizzazione eco­nomica degli sforzi e degli investimenti compiuti dagli imprenditori agricoli».

Quale potrà essere il ruolo di Confagricoltura Cuneo in que­sto scenario? Si sente fiducioso?

«Confagricoltura Cuneo negli ultimi anni sta portando avanti un piano di investimenti im­portanti per dotare la struttura di nuovi uffici e figure qualificate con cui essere sempre più al fianco delle imprese agricole e del settore primario in generale. Il nostro valore aggiunto è proprio la nostra rete professionale per dare agli associati tutela, informazione di settore e servizi di qualità e innovativi. Siamo un’associazione a disposizione delle imprese e con loro costruiamo il futuro. Per questo sono fiducioso, perché lavoriamo per raggiungere gli stessi obiettivi delle nostre aziende».

Articolo a cura di Erika Nicchiosini