Obiettivi come la creazione di nuove opportunità e di nuove sfide costituiscono il fulcro della crescita. In ogni ambito, stare al passo con i tempi e alimentare stimoli sempre diversi è una mossa spesso vincente. Lo testimoniano il percorso professionale e le idee di Barbara Graffino, co-founder e Ceo di Talent Garden Fondazione Agnelli, vicepresidente di Blooming Group e presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Torino. Pochi giorni dopo essere stata premiata ad Asti, in occasione di “Alambicco Talks”, l’evento dedicato al mondo delle Pmi che organizzano Alambicco Academy e Be4 Innovation, di cui Rivista IDEA è media partner, l’abbiamo intervistata.
Graffino, ad Asti ha ricevuto il premio “Imprenditore Next Gen”. Cosa ha significato per lei questo riconoscimento?
«È stata una bella sensazione. Come ho detto a Gabriele Zanon (founder di Be4 Innovation e rettore di Alambicco Academy, nonché ideatore e conduttore di “Alambicco Talks”, nda) non avevo mai ricevuto un premio nell’ambito di un’iniziativa di questo tipo: è gratificante poter celebrare un momento che riconosce un piccolo pezzo di strada. Da piemontesi siamo sempre abituati ad andare avanti a testa bassa, senza fare troppe feste, come diceva mia nonna, ma ogni tanto è giusto anche essere felici dei propri risultati e condividerli».
Talent Garden è la più grande piattaforma europea di “digital education”. Quanto è importante oggi la formazione?
«La formazione è un elemento centrale, perché il tema delle competenze e del loro relativo aggiornamento è sempre più decisivo in un’epoca di grandissime trasformazioni come la nostra. Essere pronti a comprenderle e a governarle richiede di continuare a formarsi. Si pensi alla tecnologia, al digitale, a quanto ci richiedono di essere preparati. Ma anche alle professioni. Tra cinque anni, i lavori saranno diversi da quelli che conosciamo oggi».
In che modo quindi ci si adatta alle nuove esigenze, legate prevalentemente all’ecosistema digitale?
«Bisogna riuscire a trasferire queste nuove competenze, adeguandosi e portandole all’interno dei programmi scolastici. In questo modo si può coinvolgere chi altrimenti non troverebbe occupazione. Oggi il mismatch tra domanda e offerta di lavoro è così grande che le competenze digitali diventano un modo importante per abbattere quel gap e favorire l’impiego delle persone».
Quali sono invece i prossimi obiettivi di Talent Garden?
«Crescere nei numeri, continuare ad essere un player riconosciuto in Europa e – con le attuali acquisizioni – avere confini sempre più ampi. Oggi il mondo si estende in maniera importante e noi vogliamo dare supporto ai talenti, ai giovani, ai professionisti e alle aziende che compongono la nostra community, affinché possano essere maggiormente competitivi».
Per farlo, oltre che sulle competenze, lei sostiene che si debba puntare anche su esperienze e connessioni. Come si creano e si alimentano?
«Noi lo facciamo, appunto, attraverso la creazione di una vera e propria community all’interno dei nostri campus e non solo. Cerchiamo di creare un ecosistema di persone in grado di collaborare naturalmente, di supportarsi e generare tra di loro connessioni e, quindi, opportunità. Frequentando gli stessi spazi e organizzando degli eventi si genera questo “effetto network” che porta poi opportunità a tutti. È qualcosa di immateriale, forse intangibile, ma che fa la differenza e ci ha sempre caratterizzato».
Tra i tanti impegni, presiede anche i Giovani Industriali di Torino. Qual è il suo punto di vista sull’imprenditoria piemontese?
«Ha tantissimi punti di forza che nascono dalla sua capacità di far bene il prodotto, come dimostrano i dati relativi all’esportazione. Bisogna continuare a raccontare la nostra eccellenza per essere sempre più attrattivi e portare i migliori talenti nel nostro territorio, perché questo fa fiorire le imprese e le fa sviluppare. Si tratta di una leva su cui investirei parecchio per tornare a essere attrattivi. Ci sono città come Alba che su questo fronte sono cresciute moltissimo e se ne vedono i risultati».
Alla luce della sua esperienza, cosa consiglierebbe ad un giovane per mettersi in gioco?
«Di seguire sempre le sue passioni, soprattutto in un mondo che cambia velocemente come il nostro. Riuscire a perseguire qualcosa che piace è il segreto, in qualsiasi campo».
Spostandoci sul piano personale, come vive la sua vita privata da donna in carriera?
«Ho la fortuna di avere un marito che mi accompagna in tutte le mie sfide. Avere una persona che mi supporta e mi stimola a crescere è una grande grazia».
Chiudiamo con una curiosità: conosce la provincia di Cuneo?
«Mio padre è nato a San Bartolomeo di Chiusa di Pesio, mio nonno era di Morozzo, quindi in un certo senso posso dire che la Granda mi scorre nelle vene».
Articolo a cura di Domenico Abbondandolo