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«Le donne al centro e più spazio ai giovani per un’Italia migliore»

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I libri gialli spesso consentono all’autore di andare oltre l’indagine poliziesca per approfondire te­matiche sociali. È quello che ha fatto con il suo secondo romanzo, “L’estate di Sicari”, il conduttore del Tg4 e di “Stu­dio Aperto”, Luigi Galluzzo (che in questi giorni ha sostituito Andrea Giambruno alla conduzione di “Diario del giorno”). Il suo personaggio protagonista, Elena Martire, è al centro di tutto. «Mi sono sempre interessato alla narrativa – dice Gal­luzzo -, ho scelto il giallo ma mi premeva approfondire l’intreccio psicologico, la creazione di personaggi soprattutto femminili. È stato il punto di partenza. Il giallo è uno strumento per indagare la psicologia dei sentimenti tra le persone».

Come è nata la voglia di scrivere romanzi?

«Come tanti, fin dal liceo ho sempre scritto testi (non pubblicati) di narrativa pura. Poi vicissitudini personali e scelte professionali mi avevano im­pedito di cimentarmi con la pubblicazione. Allora ho pensato di creare questo personaggio che avrebbe portato avanti un’indagine non tanto poliziesca quanto psicologica e uma­na».

L’ex commissario Martire è una donna che non nasconde le sue inclinazioni sessuali.

«È un elemento di partenza. Mi piaceva l’idea di costruire un personaggio che fosse – come si dice oggi – fluido. Ma quando ho cominciato a pensare al mio primo romanzo e poi a questo, anni fa, non andava di moda parlare di sessualità fluida. Volevo creare un personaggio che non avesse barriere sessuali. Questo sebbene in un contesto – e io sono siciliano di Ara­gona, provincia di Agri­gento – in cui tale identità non è affatto scontata. Ho immaginato un mondo dove questo non rappresenti una discriminante, ma neanche un vantaggio».

Una realtà che non corrisponde a quella vera.

«No, ma nella mia costruzione fantastica sì va oltre, si vive naturalmente la propria identità sessuale».

E la passione per i gialli da dove nasce?
«I miei riferimenti spaziano da Montalbano, ideato da Camil­leri, al Pepe Carvalho di Mon­talban. Io vorrei raccontare l’evoluzione dei costumi e le dinamiche femminili, con le donne protagoniste, per vedere che cosa comporta. L’altra mia inarrivabile fonte è Si­menon, lui crea punti di crisi che travolgono i personaggi. Sosteneva che nessuno può sfuggire al proprio destino, umilmente anch’io racconto le dinamiche davanti a un omicidio. Qualcosa che interessa chi investiga e chi è accusato: nel libro sono donne».

A che punto siamo nel percorso di parità?
«Almeno in Occidente, c’è sempre più spazio per un protagonismo femminile in senso positivo ed è una tendenza inarrestabile, a meno di un crollo del nostro sistema sociale. Ma, con tutti i problemi – e lo vediamo in questi giorni – le democrazie restano un baluardo per la libertà di uomini e donne».

Lei lavora in tv, quanto vale lo stereotipo della bellezza che aiuta le donne nelle carriere?
«È un luogo comune, devo dire che c’è un progressivo allineamento. Quelle derive esistono anche al contrario, il maschilismo è difficile da sradicare. Però gli spazi al femminile sono sempre maggiori anche se è una battaglia. Ci sono le reazioni violente di chi non si fa carico di questa situazione, non ac­cetta che una donna lo lasci. E c’è un rigurgito. Però la cronaca lascia sem­pre più spazio alle idee e alcune donne arrivano ai posti di rilievo. Come Elena, la mia protagonista, che si fa spazio tra tanti uomini e i casi li risolve lei. Le donne sono spesso più intelligenti. Elena l’ho immaginata in questo complesso scenario di umanità, vuole capire le ragioni dei criminali ma non si mette mai sul piedistallo, non è una giustiziera, sa “compatire” nel vero senso della parola».

Nella sua vita ci sono molte donne?
«Ho due figlie, due matrimoni, ma sono affascinato dalla figura femminile da un punto di vista non agiografico. Nei romanzi cerco di mettere in luce questi aspetti nelle dinamiche di potere che si assomigliano sempre, al femminile come al maschile».

Le donne al potere devono ade­guarsi a un modello ma­schile?

«Si dice così, non saprei. Flaubert diceva “Madame Bovary sono io” e anch’io dico: sono Elena. Mi piace raccontare come vive l’amore pur senza essere io una donna (e magari deluderò le lettrici)».

Come vede l’Italia dal suo osservatorio televisivo?

«Vedo un paese invecchiato, impaurito e rinchiuso in se stesso. Forse anche per questo: quando si diventa vecchi si è stanchi. E se l’Italia deve lottare tra mille difficoltà nello scenario internazionale, le donne risultano penalizzate, per non parlare dei giovani. Troppe le­ve sono in mano agli anziani, si lascia poco spazio ai giovani già tenuti con la testa sott’acqua. Un paese che non si rinnova non ha un grande futuro. An­che la tv è sempre piu vecchia, mentre i giovani co­municano in tutt’altro modo, su altri ca­nali. Questo, a medio-lungo termine, sarà un problema».

C’è chi dice: i giovani ci salveranno.

«Se li emarginiamo, non credo. Poi si dice che non prendono a spallate la realtà, però bisogna metterli in condizioni di farlo. Francis Ford Coppola, che ha origini italiane e veniva spesso da noi, diceva: “è il Paese che amo ma mi spaventa perché gli anziani qui divorano i giovani”. Certo ci sono anche posti pieni di giovani come la Palestina o Israele che si fanno la guerra. Ma è un altro discorso».

Quello dei libri è un business oppure no?
«Non dovrei dirlo, ma l’Italia ha un mercato limitato, siamo po­co più di 50 milioni e credo 50mila lettori. Tra un po’ bisognerà pagarli, i lettori… ».

Eppure al Salone del Libro c’è sempre il grande pubblico.
«Se ci pensiamo, l’attenzione è sui personaggi televisivi che scrivono libri. Altra contraddizione. Come la tv generalista: dicono che sta morendo, ma è sempre lì».

Lei non ha fatto leva sulla sua immagine di conduttore?
«Ma io sono nelle “all news”, non ho la notorietà di chi ri­chiama le folle. E il giornalista scrittore ormai ha perso appeal, sono arrivati i magistrati e perfino i disoccupati scrittori. Non critico il sistema, ma il problema di chi scrive è avere mercato. Non tanto perché non ci sia spazio ma per la troppa offerta. I lettori vanno sui classici o non sanno cosa scegliere».

Conosce le Langhe?
«Ci sono stato tante volte. Adoro le case con i mattoni rossi e le cantine, Alba e il tartufo. Ho l’amico Gianni Ga­gliardo che fa il Barolo e – non me ne vogliano i siciliani – è il vino che mi piace di più. Sono posti incantevoli e capisco se tanti dalla Svizzera (e non solo) si trasferiscono lì. Quando abitavo a Milano venivo spesso tra Langhe e Mon­ferrato: panorama, cucina, vini. Cosa manca? Solo il mare».

CHI È

Giornalista, scrittore e conduttore televisivo per il gruppo Mediaset. Nato in Sicilia ad Aragona (provincia di Agrigento), ha lavorato a Milano – da dove spesso si concedeva puntate nelle Langhe – e attualmente vive a Roma. Ha appena pubblicato il giallo “L’estate di Sicari” per Laurana Editore

COSA HA FATTO

Ha all’attivo diverse opere teatrali e un romanzo ‘’I giusti e i peccatori’’ edito nel 2021, prima di quello appena uscito. Protagonista è sempre l’ex poliziotta Elena Martire

COSA FA

In questi giorni ha preso il posto del chiacchieratissimo Andrea Giambruno – ex consorte della premier Meloni – alla conduzione di “Diario del giorno” dopo “Studio Aperto” e il Tg4. Sta per celebrare 28 anni in Mediaset

BaNNER
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