Ecco il Mudet: l’unico museo dove puoi trovare il tartufo

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«Buck, ’nduma, ’nduma. Ci aspet­ta un’altra notte di ricerca». È Mister Mudet che parla, ovvero il trifolao (immaginario) che ci accompagna (e accompagnerà ogni visitatore) alla scoperta del Museo del Tar­tufo, aperto pochi giorni fa nel cortile della Maddalena, ad Alba. Mister Mudet si rivolge a noi, ma soprattutto al suo tabui, l’inseparabile cagnolino con cui, in numerose notti d’autunno, va a caccia delle “pepite bianche”. Ed entrando nella prima galleria del museo, dopo aver percorso il suggestivo scalone monumentale fresco di restauro, sembra proprio di stare in mezzo a un bosco. Un bosco all’interno del quale si percepisce una luce quasi ma­gica: è il chiarore della luna che brilla nel cielo delle colline Unesco. Prosegue così il nostro appassionante viaggio, a cui partecipano anche altri due trifolao d’eccezione, il sindaco di Alba, Carlo Bo, e l’assessore comunale a Turismo e Città Creative Unesco, Emanuele Bolla. I rumori che avvertiamo non ci spaventano: fruscii, versi di animali e forse pure qualche masca, dato che sono di casa da queste parti, specie quando si va in cerca del tartufo. Co­mun­que, con noi c’è Mister Mu­det: una guida sicura ed esperta. Sa tutto sul “tuber magnatum Pico”. Sa delle fasi lunari e di tutti gli altri fattori che possono decretare la fortuna di un’intera stagione di ricerca, sa dei miti che accompagnano questo mondo, conosce la storia del tartufo bianco d’Alba: da quando era considerato quasi uno scarto del terreno a quando si è iniziato a considerarlo un diamante puro. E ovviamente sa dove potrebbe nascere: ci invita a parlare sempre sottovoce e a seguire lui e Buck. Lo incita continuamente, gli indica dove cercare, lo richiama con piccoli fischi. E Buck, allora, cambia subito direzione, alza il muso, per fiutare meglio: c’è davvero un’intesa speciale tra loro.

La cerca entra nel vivo. Mister Mudet vuole essere pronto al “momento” più atteso e così controlla di aver tutto il necessario. Mantello per coprirsi, una lanterna per illuminare il sentiero e un bastone per controllare il terreno, sempre pronto a sfoderare lo zappino, ma solo quando Buck darà il segnale. In ultimo, ecco il mitico fazzoletto, accessorio indispensabile per raccogliere e conservare i tartufi appena cavati. Intanto, appaiono, quasi come delle stelle polari, i volti di due dei patriarchi dell’enogastronomia albese: Giacomo Morra e Ro­berto Ponzio. Se oggi il tartufo -la cui cerca e cavatura, grazie all’impulso del Centro Nazio­nale Studi Tartufo, sono tutelate come patrimonio dell’umanità Unesco – riesce a regalare un’esperienza così straordinaria buona parte del merito è sicuramente loro. In questo senso, «il Mudet – osserva il sindaco Bo – suggella il percorso iniziato proprio dai nostri pa­triarchi dell’enogastronomia, capaci, con le loro intuizioni, di fare dei nostri prodotti un punto di forza e di trasformare la terra della malora fenogliana in una meta turistica conosciuta in tutto il mondo. Il tartufo adesso ha la sua casa e la sua magia può essere raccontata dodici mesi all’anno».

La nostra ricerca va avanti nella seconda galleria. Qui, Mister Mudet appare più loquace, anche se la tensione non scende: il tartufo è ancora sottoterra. La nostra guida si sofferma sulle caratteristiche dei diversi tartufi d’Italia. Poi, però, si arresta, all’improvviso. Vuole spiegarci alcune cose molto importanti, ossia che il tartufo non è un tubero, ma un fungo ipogeo, e che non può essere coltivato. Mai. Ci sono però del­le condizioni senza le quali il tartufo non potrebbe esistere. La prima è rappresentata dagli alberi e dai boschi. Ecco perché Mister Mudet ce li mostra, uno ad uno, illustrandoci il meccanismo naturale che permette al “tuber magnatum Pico” di svilupparsi e, soprattutto, di sviluppare tutte le sue incredibili caratteristiche che lo hanno reso unico al mondo. Ce lo dice con grande orgoglio. Lo stesso che mostrano i suoi colleghi cercatori nelle foto artistiche – realizzate appositamente per il Mudet – dal fotografo statunitense Steve McCurry.


Intanto, sentiamo altri rumori. Non sono più soltanto quelli del bosco. Arrivano dalla città, dove è in corso la Fiera del Tartufo. Mister Mudet si lascia prendere dall’emozione: ripercorre la storia della manifestazione più attesa e amata della zona (e non solo) e ne mette in luce gli aspetti più apprezzati, come gli appuntamenti dedicati all’enogastronomia e ai prodotti di ec­cellenza e quelli del folclore, promossi dalla Giostra delle Cen­to Torri: investitura del Po­destà, Rievocazione Storica, Palio degli Asini e Baccanale. I manifesti colorati e il grande planisfero che scorgiamo ci ricordano che oggi tutto questo è un fenomeno internazionale a tutti gli effetti, grazie anche ad eventi di promozione collaterali che hanno fatto centro. L’Asta Mondiale in programma al Ca­stello di Grin­zane Cavour e l’assegnazione del Tartufo del­l’Anno a personaggi di fama in­ternazionale particolarmente me­ritevoli (celebrati al Mudet con The Wall of Truffle) sono due degli esempi più eclatanti.
Parlando di enogastronomia, Mister Mudet si illumina ancora: quel tartufo che tanto stiamo cercando sarà poi straordinaria prelibatezza sulle nostre tavole e su quelle di migliaia di persone. Lasciandosi magari ispirare dalle ricette-icona proposte da alcuni degli chef più conosciuti del pianeta e da alcuni dei film-cult che hanno scelto di omaggiare il tartufo bianco d’Alba. E, perché no, servendosi degli accessori di alto design introdotti nelle ultime edizioni della Fiera per rendere l’esperienza della conservazione, della preparazione e dell’utilizzo del tartufo ancora più eccezionale. «Sono già af­fe­zionato a ogni angolo di questo museo – ha confessato l’assessore Bolla -. Pro­vo tanto orgoglio perché la nostra Am­mi­ni­­stra­zione è riuscita a concretizzare in tempi brevi un’o­pera pubblica di così grande valore. Il Mudet completa in mo­do unico la narrazione del tartufo bianco d’Alba e di tutto ciò che lo circonda».

Ma Buck richiama la nostra at­tenzione: sta facendo la “ron­da” attorno a un punto ben preciso. E poi inizia a scavare con le sue zampette veloci. È il mo­mento. Mister Mu­det corre da lui: con una mano prepara lo zap­pino, con l’altra controlla che il fazzoletto sia al suo po­sto. Noi tratteniamo il respiro, ma in mente vediamo e, soprattutto, sentiamo già quello splen­­­dido tartufo. Eccolo! Buck e Mister Mudet l’hanno cavato. Che emozione! Cosa state dicendo? Ci siamo immaginati tutto? Beh, è la magia del Mudet.

Tutto quello che c’è da sapere per visitarlo

Il Mudet-Museo del Tartufo ha sede nel cortile della Mad­da­le­na, ad Alba, con affaccio e in­gres­so da piazza Falcone 1. Al­cuni numeri: 530 metri quadrati, per raccontare tutto l’anno le varie sfaccettature del tartufo bianco d’Alba, dagli aspetti na­turalistici a quelli storici, culturali e gastronomici; quattro sezioni tematiche; die­ci sale, che comprendono uno spa­zio laboratoriale e raccontano il mondo del tartufo attraverso 140 me­tri di illustrazioni grafiche tematiche, dispositivi multimediali e la raccolta di oltre 50 oggetti tematici esposti. Due i livelli su cui si sviluppa il Mudet. Al piano terra accoglienza, biglietteria, caffetteria, bookshop e guardaroba. Al primo piano, il percorso espositivo, che si articola in otto sale. Una sequenza di stanze tematiche racconta tutte le particolarità del tartufo attraverso quattro filoni principali – l’uomo, la natura, la cucina e la cultura – per un’esperienza co­gnitiva completa. In mostra permanente anche una serie di scatti ad hoc del celebre fotografo Steve McCurry, una delle figure più iconiche della fotografia contemporanea. L’in­­gresso nella hall del museo avviene attraverso una grande vetrata che chiude l’arcata del porticato. Tra il corridoio voltato e lo spazio dello scalone mo­numentale non è stato mantenuto alcun infisso, per un mu­seo “aperto”, privo di ostacoli e caratterizzato da una fluidità spaziale che si riscontra, in maniera preponderante, al pia­no superiore con il percorso dell’allestimento. L’ampio scalone rappresenta il punto di inizio del percorso museale attraverso il quale il visitatore può raggiungere il piano superiore e dare inizio alla visita. Ora­ri di apertura: ogni giorno dalle 10 alle 19, con ultimo ingresso alle 18,30. Costo: 5 euro; gratis per under 15 e disabili. I biglietti sono acquistabili presso il bookshop del Mudet e online attraverso il sito Internet: https://visitalba.eu/mudet.

Un progetto da 2,7 milioni di euro

Nato dal protocollo d’intesa siglato il 23 novembre 2017 tra Re­gione Piemonte, Comune di Alba e Comune di Montà, il Mudet-Museo del Tartufo di Alba è un’opera realizzata dalla Città di Alba con il supporto della Regione Piemonte, della Fonda­zio­ne Crc e la collaborazione del Centro Nazionale Stu­di Tar­tu­fo, del­l’Enoteca Regio­na­le Piemon­tese Cavour, del Co­mu­ne di Montà e dell’Ente Fiera di Alba. Il Mudet è stato realizzato grazie a un investimento complessivo di 2 milioni e 700mila euro. «Aver realizzato e aperto il Mudet è un traguardo che ci inorgoglisce – ha dichiarato l’assessore a Tu­rismo e Città Creative Unesco del Co­mune di Alba, Emanuele Bolla -. Da qui, però, inizia un percorso di informazione e valorizzazione altrettanto importante, necessario per far conoscere il Museo del Tartufo e per far sì che lo spazio museale sia sempre in grado di raccontare al meglio l’esperienza legata al tartufo e di fornire servizi adeguati. Va in questa direzione, ad esempio, la scelta di dotare il Mudet, fin da subito, di una caffetteria e di un bookshop».

C’è anche una galleria d’autore, con le foto di Steve McCurry dedicate a cercatori e tabui

Durante la visita del Mudet, vale sicuramente la pena soffermarsi ad ammirare lo mostra permanente “Truffle hunters and their dogs”, progetto fotografico del noto artista statunitense Steve McCurry che immortala e regala al pubblico splendidi ritratti di trifolao, accompagnati dai loro inseparabili tabui. Nelle fotografie sono ritratti cercatori di tutte le province del Piemonte. La curatela della mostra di Steve McCurry, rappresentato in Italia in via esclusiva dall’agenzia Sudest57 di Milano, è stata affidata a Maurizio Beucci.
L’esposizione – realizzata, come si diceva, ad hoc per il Mudet stesso – è stata prodotta nell’ambito dell’allestimento del Museo del Tartufo a opera della Città di Alba, con il coordinamento e la collaborazione del Centro Nazionale Studi Tartufo e il contributo della Regione Piemonte, oltre al coinvolgimento della Dmo Visit Piemonte. Nel contesto della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba (e non solo), gli scatti del celebre fotografo americano arricchiscono così la proposta culturale cittadina.
Ad accrescere ulteriormente il valore del Mudet è il lavoro di ricerca condotto prima dell’allestimento che ha coinvolto un Comitato Tecnico Scientifico e, in particolare, Paola Bonfante, Piercarlo Grimaldi, Silvano Montaldo, Antonietta Mello, Antonio Degiacomi, Isabella Gianicolo, Mauro Carbone, Stefano Mosca, Barbara Giorio, Erika Fogliati, Silvano Valsania e Luciano Tona.