«Abbiamo tutti voglia di parole intelligenti da leggere e sentire»

Lo scrittore Gianrico Carofiglio spiega il grande successo dell’estate saluzzese all’insegna della cultura

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L’estate di Saluz­zo non è ancora finita, perché sconfina nel Settembre Saluzzese, sempre nel segno della Fon­dazione Amleto Bertoni e del suo calendario sorprendente. Una catena di eventi culturali che in pratica non si è mai fermata, non si ferma mai e che caratterizzerà anche l’autunno. «La Fondazione – ci ha detto a proposito il direttore Alberto Dalla Croce – muove gli eventi della città ma è anche strumentale agli altri centri capofila della progettualità di Terre del Mon­viso: oltre infatti a “Occi­tamo”, con Moretta, Busca o Costigliole, l’attività coordinata e di collaborazione ci ha fatto sperimentare nuove mo­dalità an­che grazie ad “At­traverso Fe­stival”», ovvero la kermesse culturale diretta da Paola Farinetti.
Ci sono altre serate eccellenti in arrivo e tante sono state quelle memorabili da riporre in archivio, come l’occasione preziosa che ha visto sul palco del Quartiere, una sera di fine luglio, lo scrittore Gianrico Carofiglio ospite di “Trame in giallo”. L’ultimo libro dell’autore barese si intitola “L’ora del caffè”, scritto assieme a sua figlia Giorgia, ma il monologo saluzzese è stato dedicato al tema “L’arte di guardarsi attorno, i personaggi del romanzo di investigazione”. Qualcosa che è alla base dell’attività stessa di Carofiglio che – come si sa – è stato giudice (poi anche politico) prima di dedicarsi esclusivamente alla letteratura: «L’arte di guardarsi attorno è il primo metodo d’investigazione, da qui parte l’indagine criminale che svolgono tutti gli inquirenti, ma è anche parte essenziale del lavoro dello scrittore che si guarda appunto attorno senza preconcetti e se lo fa magari nota cose che altri non vedono. E di solito sono proprio quelli gli spunti migliori», ha spiegato lo scrittore che infatti considera le due attività – quella di investigazione e di scrittura – molto affini: «Trovo nu­merosi parallelismi non forzati tra questi lavori. In un caso si deve osservare la realtà senza pregiudizi, nell’altro è importante mettersi dal punto di vista non personale per guardare il mondo nel modo giusto. È ovvio che lo scrittore debba pensare in un’ottica diversa da quella propria, più consueta, ma ciò vale anche per il buon investigatore quando, ad esempio durante un interrogatorio, trova un interlocutore particolarmente reticente. È necessario allora percepire il mondo come farebbe quell’interlocutore (lui o lei) e capire che così si può agire su un terreno di comunicazione comune».
Impossibile resistere alla tentazione di domandare a Ca­rofiglio il perché della scelta di quel cognome per il suo personaggio investigatore (Fenoglio) che a queste latitudini piemontesi non può certo passare inosservato. «In realtà è capitato in modo casuale – ci ha spiegato -, cercavo un nome per il mio personaggio e non riuscivo a trovarne uno convincente sfogliando le pagine dell’elenco telefonico. In quel momento (mi trovavo davanti alla mia libreria) mi è caduto l’occhio su “Una questione privata”, e ho scelto così. Poi, come sempre, il mio Pietro Fenoglio ha preso vita autonomamente ed è diventato in effetti piemontese (inizialmente non lo avevo pensato), quindi ha assunto senza un piano predeterminato connotati che rimandano davvero alla scrittura e al personaggio reale di Beppe Fe­noglio. Tanto che nel libro, a un certo punto uno domanda al maresciallo: ma è parente dello scrittore? Lui risponde: non credo, anche se qualcuno in famiglia diceva così…». Inutile aggiungere che Caro­figlio nutre una passione speciale per l’albese Fenoglio. E ora c’è attesa anche per la trasposizione televisiva delle av­venture del maresciallo, anche se Carofiglio dissimula: «La serie uscirà in autunno, hanno fatto un buon lavoro con Alessio Boni ottimo protagonista. Io ho solo collaborato per una supervisione». E poi conferma il suo amore per il Piemonte: «Torino mi piace molto, è una città dove mi sento a mio agio». Poi il grande successo della sua serata a Saluzzo: «La cultura funziona? Direi di sì, credo che noi tutti abbiamo voglia di parlare e di sentire cose intelligenti, meglio se “dal vivo”. Sono azioni che favoriscono altre attività come la lettura. Questo mi rende moderatamente fiducioso sull’umanità».

Il palco del “Quartiere” attende nuovi ospiti e si punta già alla festa del libro medievale
Dopo Carofiglio, anche la capacità narrativa di Marco Paolini ha impreziosito le serate di Saluzzo con Attraverso Festival. E non solo, in piazza Montebello ha tenuto il suo monologo Mario Tozzi, testimonial della Green Community Terre del Monviso. Domenica scorsa invece, nell’ambito della 76a Mostra della Meccanica Agricola di Saluzzo, è stato ospite il meteorologo Paolo Sottocorona, volto di La7 in Piazza del Foro Boario. E intanto si sono conclusi proprio oggi gli appuntamenti della grande Festa Patronale di San Chiaffredo, ma si prosegue (ogni giorno, da mattina a sera), con laboratori, incontri e avvenimenti dal vivo per tutto l’autunno con l’attesissima Festa del libro medievale e antico di Saluzzo, evento Off del Salone del Libro che tradizionalmente porta ospiti prestigiosi e il grande pubblico. Per la musica, da sottolineare il Festival Internazionale Suoni d’Arpa, in collaborazione con Fondazione Scuola Apm, che si è concluso domenica scorsa.