Fabrizia Triolo «Vicinanza e ascolto sono le mie priorità»

Il Prefetto di Cuneo: «La mia funzione si declina su un piano di attività ordinaria che guarda all’assolvimento delle competenze istituzionali e nell’ambito, non misurabile e non sempre prevedibile, che evolve in ragione delle situazioni via via emergenti»

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La Prefettura, o meglio l’ufficio territoriale del governo è lo Stato nella sua presenza e prossimità territoriale. Istitu-zione antica, rappresenta l’azione concreta che coordina più funzioni. È il centro nodale di decisioni fondamentali, di visione di un territorio, nonché salvaguardia della democrazia e dei suoi processi. La Rivista IDEA ha incontrato la dottoressa Fabrizia Triolo, palermitana, coniugata e Prefetto della Provincia di Cuneo, dal novembre 2020.
Prefetto, lei è una delle autorità di spicco della nostra provincia. Cosa l’ha spinta a intraprendere la strada che l’ha condotta a ricoprire questo importante incarico?
«Appartengo ad una generazione in cui, tra gli anni ’85 e ’90, una volta acquisita la laurea in giurisprudenza, era possibile operare una scelta nell’ambito dell’offerta di lavoro disponibile: dalla professione privata alla Pubblica Amministrazione si apriva un ampio ventaglio di opportunità. Una volta selezionata quest’ultima, era anche possibile assecondare le proprie tendenze a condizione di possedere una certa disponibilità alla mobilità nella consapevolezza che, difficilmente, la sede di partenza e quella di destinazione avrebbero potuto coincidere. E pur non credendo nella “vocazione”, già a quel tempo, mi affascinava la carriera prefettizia. Oggi, dopo più di trent’anni, sento lo stesso fascino. Provo, oggi, a darne una lettura. Credo che siano, almeno due, i punti di forza della mia professione.
Il mestiere di capire il territorio in cui vivi dandosi, quale obiettivo, la capacità di intercettare criticità e punti di debolezza del tempo attraversato ponendo in essere, una serie di iniziative di mediazione e propulsione volte a favorire il regolare svolgimento della vita di comunità. L’altro, la possibilità di interloquire con gli attori del territorio nella consapevolezza di avere, tutti, un unico obiettivo quale che sia la problematica da affrontare. Sia essa di ordine pubblico, di protezione civile, di mediazione tra interessi divergenti, di soluzione di vertenze sociali o legate al mondo del lavoro. Dunque, affinamento quotidiano della conoscenza, delle doti di equilibrio e della capacità di ascolto. Questo, penso, sia stato il motore della scelta compiuta in allora e che, oggi, è il core business delle mie giornate».
Quale il bilancio di questi suoi tre anni a Cuneo?
«Anni di esperienza e crescita.
Sono arrivata a Cuneo, nel periodo in cui non avevamo ancora alle spalle l’emergenza Covid che molto mi ha insegnato anche in termini di relazioni. In quel tempo ho avuto modo di conoscere e farmi conoscere corrispondendo alle esigenze del territorio con i ritmi serrati che la situazione richiedeva. Tanto ha consentito di accorciare le distanze e mi ha avvicinato alle dinamiche locali con maggiore fluidità rispetto agli ordinari tempi necessari a creare una connessione con la provincia. Superata questa fase è stato facile proseguire continuando a esercitare la funzione all’insegna della vicinanza e dell’ascolto».
A livello umano, quali gli aspetti che più la colpiscono di questa nostra Granda?
«Serietà, affidabilità e proiezione verso il futuro. È, questa, in breve, la cifra di questa comunità che spiega la ragione del suo stato di salute e la sua…bellezza».
Quali sono le priorità del suo operato?
«La funzione del Prefetto si declina su un piano di attività ordinaria che guarda all’assolvimento delle competenze istituzionali e su un piano, non misurabile e non sempre prevedibile, che evolve a seconda delle situazioni via via emergenti. Le priorità? Sono tutte priorità. Dare risposte al cittadino, come curare la pianificazione in materia di protezione civile e convocare un Comitato di Ordine e Sicurezza pubblica.
Le responsabilità e le aspettative sono tante e a tutte occorre dare la giusta attenzione».
Quali ritiene siano le difficoltà principali da affrontare in questo periodo?
«La gestione del fenomeno migratorio. Fenomeno da non subire, ma da governare cercando di creare le condizioni per la migliore ospitalità che traguardi anche la migliore convivenza con la comunità ospitante. Il territorio ha mostrato e continua ad evidenziare segnali di apertura all’accoglienza e questo rivela non solo uno spirito solidaristico, ma anche un forte senso di responsabilità sociale».
Quale il momento più bello in questi tre anni?
«Non parlerei di un momento ma di uno stato. Ovvero di una condizione di benessere (a volte mi piace esprimere questo pensiero evocando un senso di rotondità) che si prova quando si ha una sana coscienza del lavoro fatto e di aver dato un segno di affidamento e presenza qualunque sia stato o sia il momento, la circostanza o l’evento da affrontare».
Un Prefetto donna, un valore aggiunto? Oppure ritiene non si debbano fare queste distinzioni?
«Questa domanda mi lascia sempre un po’ perplessa. Non direi un valore aggiunto, ma un valore.. diverso. Sensibi­lità, formazione, storia personale, esperienze. Sono queste le componenti che fanno, in ciascuno, la differenza».
I recenti fatti di cronaca denunciano continui atti di violenza sulle donne. Quali, dal suo punto di vista, le priorità per combattere questi reati?
«Cultura, rispetto, linguaggio. Elementi imprescindibili per affrontare il tema della violenza contro le donne. Sono i puntelli dai quali partire in un percorso educativo, ma sui quali riflettere, nella quotidianità, per dare l’esempio e fare, ciascuno, la propria parte, qualunque sia la sfera in cui ci si muove, ovvero la famiglia, la scuola, gli ambienti di lavoro o di aggregazione…».
Dottoressa, per concludere e sorridere, qual è il piatto della cucina cuneese che più le piace? E quale luogo secondo lei andrebbe visitato per non dimenticare la provincia di Cuneo?
«Alla prima domanda risponderei con lo sguardo estatico della bambina che, in un recente spot pubblicitario, risponde alla stessa domanda della mamma: tutti…!!
Sui luoghi, faccio fatica a consigliarne uno. Come non ricordare la nobiltà delle Città con i loro portici alla luce dell’alba e del tramonto, le silenziose atmosfere dei paesaggi di montagna e l’ordinato susseguirsi delle coltivazioni delle vigne…
In una parola, direi viva la provincia Granda, così elegante e potente, così forte e delicata!».