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Il Principe e il Piemonte

Alberto di Monaco in visita nei comuni che intrecciano la loro storia con quella della famiglia Grimaldi: un viaggio che conferma il fascino di un regnante andato oltre la fiaba di papà Ranieri e mamma Grace

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Alberto II, Principe di Monaco da diciotto anni, è accompagnato da sempre da un curioso destino: benché caratterialmente riservato, è obbligato a una vita in vetrina non solo per le regole del jet set e per il prezzo ovvio della popolarità, ma per stile, fascino, amori, interessi. Il bambino in calzoncini corti che stringeva la mano di mamma Grace in aeroporto inteneriva, il giovanotto dalle bellissime fidanzate – attrici, modelle, campionesse sportive – suscitava invidia al punto da diffondere bisbigli maliziosi per via della ritrosia alle nozze e quando ha impalmato Charlene, nuotatrice sudafricana, ha scritto una fiaba moderna di quelle che ancora accendono i sogni popolari.
Alberto II non è però uomo da copertina solo per regale leggerezza: è un sovrano illuminato – ha aumentato la attrattività di Montecarlo valicando la location glamour e il paradiso fiscale, ha affrontato temi delicatissimi come gli alloggi dei residenti, ha esteso l’area abitabile con futuristiche estensioni sul mare, ha sviluppato tecnologie d’avanguardia migliorando scuola, sanità e trasporti. Eppoi, è uno scrigno di passioni: adora lo sport che ha praticato in più discipline, ama le automobili, è innamorato di scultura, pittura e fotografia, si è dedicato a ricerche storiche e preistoriche, si concentra con successo su filatelica e numismatica.
Da sempre sensibile alla sostenibilità, strenuo difensore dell’ambiente, ha una fondazione che si occupa di tutelare il mare e proteggere, in generale, la natura. Battaglie che non sostiene soltanto, ma vive in prima persona da anni con l’esempio: non esitò a guidare una spedizione al polo per sensibilizzare il mondo sul surriscaldamento. Nulla di particolare, per chi lo conosce: sulle orme del trisavolo Alberto I, ha manifestato attenzione ai problemi ambientali da quando non erano emergenza né tema diffuso. Alle radici, il Principe è attentissimo. E seguendole è sbarcato di recente in Piemonte per visitare i quattro Comuni aderenti alla rete dei siti storici della Famiglia, ovvero l’associazione che riunisce le località che hanno un legame con la famiglia Grimaldi: «L’eredità della storia sia trampolino di lancio per nuovi scambi» ha detto nella prima tappa del suo viaggio a Pianezza, cittadina del torinese legata da un matrimonio celebrato nel Seicento tra il marchese Carlo Giovan Battista di Simiana di Albigny e Giovanna Maria Grimaldi di Monaco, figlia del principe Ercole II Grimaldi. Successivamente, Alberto ha visitato Livorno Ferraris, nel vercellese, e due comuni in provincia di Alessandria: Rocca Grimalda e Carrosio. In tutti e quattro i centri ha lasciato un’ottima impressione per la semplicità e l’aplomb, per il garbo e il tatto che non stridono con l’autorevolezza ampiamente dimostrata in questi anni sul trono. In tanti si chiedevano come avrebbe regnato, si domandavano con un filo di preoccupazione se sarebbe mai riuscito a scacciare l’ombra regale di papà Ranieri e mamma Grace, la magia fascinosa di una Montecarlo capitale della ricchezza e della moda, ambita e amata e in fondo frivola: oggi possiamo dire che la sfida è vinta e anche l’ultimo viaggio italiano lo conferma, nonostante il congedo più da papà premuroso che da capo di Stato: «Tornerò con la famiglia», l’ultima promessa.

BaNNER
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