L’opinione di Viola Ardone

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IL FATTO
Esami di stato: per oltre 500mila studenti è arrivato il tanto atteso e temuto periodo della maturità, tra aspettative e pressioni. Come fare per tenere sotto controllo l’ansia?  

Gli esami di maturità sono già cominciati con il rito delle prove scritte, il 21 giugno scorso, e procedono fino a metà luglio con gli orali. Si tratta ovviamente di un momento importante nella vita di tutti noi che siamo stati, siamo o saremo studenti arrivando a confrontarci con questo passaggio obbligato di verifica e anche di svolta, di bilancio identitario e nozionistico.
Un’istituzione che ha traballato solo nel periodo del Covid, quando si è discusso sull’eventuale necessità di una sua riforma, se non addirittura di una revisione. Con tanto di polemiche (gli studenti, in particolare, reclamavano il diritto a un maggior coinvolgimento, non senza ragione).
Ogni anno, in questo periodo, arriva l’occasione anche per verificare quanto il mondo della scuola sia collegato con l’attualità, nel senso dei temi che vengono scelti dalla commissione. In questa occasione l’argomento tecnologia ha rappresentato lo strumento giusto per trattare il tema – inevitabilmente importante – dei social, puntando l’obiettivo su Whatsapp in occasione della prova d’italiano e in un certo senso anche per latino con la versione di Seneca che parla delle differenze tra il saggio virtuoso e il popolo “vizioso”. Qualcosa che per esempio ritroviamo nei meccanismi di visibilità tipici proprio dei social.
«L’impressione rispetto alle generazioni precedenti – ha detto Viola Ardone, scrittrice e insegnante intervistata da Fanpage – è che ci sia più ansia. I ragazzi sono esposti al giudizio dei genitori, degli amici, a livello social anche con questo registro elettronico che può diventare una vetrina per i voti più alti, qualcosa da ostentare e qualcosa di instagrammabile». E allora, se tutto diventa “performante”, il consiglio per non lasciarsi travolgere – come purtroppo accade spesso a molti ragazzi in questa scuola attuale – è di «trasformare la sacralità dell’esame in una questione personale, se sfida deve essere che sia con se stessi più che con la scuola, i professori o i genitori. È un momento vostro, godetevelo».
E ancora, nello specifico: «Il consiglio è di arrivare lì con l’idea di dare a se stessi una prova di quello che si è fatto, di ciò che si sa fare, anche perché questo è un primo incontro con il mondo dei grandi: chi andrà all’Università, per esempio, gli esami dovrà farli e questo vale anche per il mondo del lavoro. Per questo i ragazzi dovrebbero viversela come un momento proprio in cui misurare con se stessi le proprie capacità, dandosi la possibilità di sbagliare. Anche perché sbagliare l’esame non pregiudica niente».
Detto così sembra semplice, sul piano pratico l’esame è sempre un momento di grande responsabilizzazione e responsabilità, perché espone al giudizio, tanto per cambiare. Solo che oggi il giudizio può andare addirittura oltre i confini di una classe scolastica e della propria famiglia: ha riflessi in mille direzioni.