«L’Italia si inchina alla resistenza di questi luoghi»

Parole cariche di sentimento dal presidente della Repubblica Mattarella durante la visita nel Cuneese

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Il Presidente Sergio Mattarella a Cuneo al Parco della Resistenza,in occasione del 78° anniversario della Liberazione (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Intensa commozione e grande partecipazione per la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo scorso 25 aprile ha fatto tappa in alcuni dei principali luoghi sim­bolo della Re­sistenza cu­nee­se – Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves – per il 78esimo anniversario della Li­berazione. Dopo le visite al Monumento della Resistenza e al Museo Casa Galimberti, che hanno aperto le celebrazioni, il Presidente si è recato al Teatro Toselli per la cerimonia commemorativa. Con un discorso netto e appassionante, trasmesso in diretta su Rai Uno, in cui ha citato le parole di Piero Calamandrei – uno dei padri della Costitu­zio­ne -, Mattarella ha sottolineato il significato della sua tappa a Cuneo: «È qui, nella terra delle 34 Medaglie d’Oro al Valor Militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’Ar­gen­to, delle 228 Medaglie di Bronzo per la Resistenza, la terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste, che la Repub­bli­ca oggi celebra le sue radici, ce­lebra la Festa della Libera­zione. Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risor­gi­mento». Il Capo dello Stato ha poi voluto ricordare tutte le località del cuneese colpite dalle stragi nazifasciste, elenco che compone «una dolorosa litania e suona come preghiera» ed è a questi luoghi, alla memoria delle vittime e alle sofferenze degli abitanti che «la Repubblica oggi si inchina». La visita è proseguita nel pomeriggio con le tappe a Borgo San Dalmazzo – con la deposizione di una corona d’alloro al Memoriale della Deportazione e la visita al Museo Memo434 – e a Boves, città martire nel primo eccidio nazista in Italia del 19 settembre 1943, nel corso del quale morirono 23 civili e centinaia di case vennero date alle fiamme. Qui Mat­ta­rella ha reso onore al sacrario di piazza Italia, prima di visitare una riduzione della mo­stra della pittrice partigiana Adriana Filippi e la Chiesa di San Bartolomeo, dove sono sepolti i due sacerdoti martiri don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, vittime del­l’eccidio, proclamati beati po­chi mesi fa. La visita del Pre­sidente (peraltro, a nemmeno un anno da quella nell’Albe­se) ha rappresentato per la Granda un’occasione per ri­marcare, con gioia e riconoscenza, i valori e le radici che la animano. Un sentimento condiviso da tutte le autorità coinvolte, a vario titolo, nel corso delle celebrazioni. Mat­tarella è stato infatti accolto dalle massime autorità locali del Governo, della Regione e della Provincia oltre che da tutti i sindaci e dai vertici delle Forze dell’Or­di­ne. Il presidente della Re­gio­ne, Al­ber­to Cirio, ha e­spresso – durante la celebrazione al Toselli – la propria gratitudine per la giornata: «Queste colline, que­ste montagne sono geneticamente antifasciste. Il sangue dei nostri nonni e bisnonni, che hanno combattuto il nazifascismo, fa parte del corpo e del Dna di noi tutti». Lo stesso impulso ha caratterizzato gli interventi del presidente del­la Provincia, Luca Robaldo – «L’intera provincia ha saputo illuminare la sua notte più lunga con barlumi di coraggio che si sono trasformati in speranza, lotta e fame di vita» – e del presidente dell’Istituto Storico della Re­sistenza, Ser­gio Soave: «La presenza del Pre­sidente alimenta di per sé quel fuoco che si evoca da noi nel popolare detto “Cuneo brucia an­cora”». Alla serie di ringraziamenti si sono uniti l’Un­cem e ovviamente i Sin­daci dei tre Comuni coinvolti. Il sindaco di Cuneo, Patrizia Manassero, si è soffermato in particolare sul calore della gente: «La città ha dimostrato un senso di ospitalità eccellente, ha potuto godere dell’attenzione nazionale; molte le persone che l’hanno conosciuta – di­versa dall’immaginato – e hanno espresso riconoscenza. Voglio estendere la riconoscenza che ho ricevuto, e la mia personale, a tutti coloro che hanno collaborato e si sono adoperati per preparare ogni cosa». Sulla stessa linea il primo cittadino di Boves, Mau­rizio Paoletti: «C’erano centinaia di bambini e ragazzi delle scuole che sicuramente hanno emozionato il Presi­dente con il loro affetto così come l’accoglienza calorosa di tanti cittadini che hanno gremito le piazze sin dal pri­mo pomeriggio». La fascia tricolore di Borgo San Dal­mazzo, Roberta Robbio­ne, ha invece riflettuto sul messaggio che la visita lascerà in eredità: «Avere con noi il Presi­dente in un giorno così significativo è un messaggio forte di pace, speranza e tutela dei valori democratici». Un lascito prezioso, che l’intera provincia, dopo una giornata così storica ed emozionante, saprà certamente custodire.

Articolo a cura di Domenico Abbondandolo