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Le radici del successo

Silvia Rovere, manager appena nominata presidente di Poste Italiane, ha studiato a Torino, lavorato a Londra e vive a Milano, però è rimasta legatissima a Caraglio: lì ha ricevuto la bella notizia il giorno di Pasquetta

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Un incarico prestigioso. La presidenza di Poste Italiane. L’ul­ti­mo traguardo di una carriera straordinaria, l’ultima conquista di una donna che ama le sfide. I cenni biografici di Silvia Rovere, strappata dalla prestigiosa nomina alla discrezione e al riserbo che da sempre la caratterizzano, indugiano comprensibilmente su studi ed esperienze di lavoro, ma c’è anche un passato sportivo che ne spiega tenacia, determinazione, mentalità: ha praticato sci e tennis a livello agonistico, canoa e podismo, ha ancora la medaglia della Chaminado vinta, 37 chilometri da Vignolo al Santuario di Castelmagno, il tutto nel solco di una tradizione familiare che ha visto papà Oscar eccellere nell’alpinismo e mamma Maura, cui somiglia tantissimo, nell’atletica.
La maggior parte dei ritratti che i media nazionali offrono della 52enne manager si limitano inoltre a indicare Caraglio come luogo di nascita, come se la formazione fosse iniziata all’Università di Torino: il piccolo comune del Cuneese, consegnato alla storia dall’impegno nella lotta partigiana, è stato invece culla fondamentale per plasmare una donna di potere che non accantona la semplicità, inflessibile e sensibile insieme, trapiantata a Milano ma legata alle radici, rigorosa come impone il ruolo ma sempre pronta ad ascoltare e capire. Lei stessa rimarca l’importanza d’essere cresciuta accanto a donne imprenditrici capaci di trasmetterle il valore del lavoro e le sue vecchie maestre Paola, oggi sindaco, e Ida la ricordano bravissima fin dalle elementari. Figure fondamentali, come altre incrociate lungo il percorso universitario scelto, completati gli studi classici a Cuneo, dopo profonde riflessioni e indecisioni: pensava a medicina, era tentata da architettura, dirottò su economia colpita dalla varietà delle materie, dalla statistica alle scienze sociali. Domenico Siniscalco, Elsa Fornero e Gian Maria Gros-Pietro ne hanno accompagnato la crescita, eccellenze piemontesi e mentori preziosi.
La carriera professionale inizia nel 1997 a So.fi.pa., si snoda attraverso Morgan Stanley e Tesoro, contempla la presidenza di Confindustria As­so­immobiliare, la vede fondatrice di una sua azienda, Sensible Capital, comprende l’insegnamento universitario. Un percorso ricco di soddisfazione, da self made woman, che ha saputo coniugare con la costruzione di una splendida famiglia: sposata con Andrea Munari, presidente di Bnl, gruppo Bnp Paribas, ha due bambine, Margherita di dodici anni e Anna di otto.
La nomina al vertice di Poste Italiane, dove sostituirà Maria Bianca Farina, ha acceso su di lei nuovi riflettori, confermando un’ascesa figlia di competenza e determinazione: “Primogenita che non si è posta limiti” una definizione che ha dato di se stessa, i fratelli Giorgio e Claudio sono nati dopo di lei. A Caraglio è legatissima, torna spesso e non salta una festività, difatti la chiamata fatidica è arrivata nella casa dei genitori, il giorno di Pasquetta: ai familiari ha solo detto che il giorno dopo doveva essere a Roma per incontrare Giorgia Meloni e la sera stessa ha preso un volo da Milano. La sensazione è che un giorno tornerà a viverci, intanto se lo gode appena può. E anche le bambine sono innamorate: appena finisce scuola, non vedono l’ora di trasferirsi.

BaNNER
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