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Palleggiando con Flavia Angelini

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Da quanti anni giochi a pallavolo?
«Gioco da 7 anni».

Qual è il tuo piatto preferito per la giusta carica di energia prima della partita?

«Un classico, la pasta al sugo per mantenermi leggera, ma con la giusta dose di energia».

Hai un rito scaramantico in campo?
«È un paradosso rispetto alle mie origini, ma in generale non sono superstiziosa (ride ndr). C’è una cosa che a Napoli facevo sempre con mia sorella e che è rimasta una tradizione: il cubo di Rubik. Prima della partita devo completarlo e ogni volta cronometro il tempo che impiego cercando di battere il traguardo della volta precedente».

Come esprimi al meglio la tua energia in campo?
«Esultando e sfruttando il tifo avversario a mio vantaggio».

Cosa ti ha attratto del Territorio albese?
«Sicuramente mi manca un po’ la mia città, però qui si vive molto bene, c’è molta organizzazione e più prospettive».

Chi viene a vederti alle partite?
«Se sono in posti vicini o facilmente raggiungibili i miei genitori e mia sorella».

La pallavolo ti porta a seguire un’alimentazione particolare?
«Sicuramente sì, è una parte fondamentale l’alimentazione per dare il meglio e avere energia in campo. Non ho una dieta specifica, ma delle linee guida».

Hai un hobby preferito oltre alla pallavolo?
«Mi piace molto viaggiare, se ho un giorno o un weekend libero vado subito a vedere treni, aerei, offerte».

Dove ti vedi tra 5 anni?
«Bella domanda. Sicuramente ancora in campo a giocare, ma non so dove (ride ndr)».

In quante squadre hai giocato?
«Ho iniziato a Napoli, poi a 14 anni mi sono spostata a Sassuolo, dopo in Puglia e ora qui. Quando è arrivata la prima offerta mio padre aveva quasi timore di dirmelo, ma poi alla fine sia lui che mia mamma hanno sempre sostenuto il mio sogno».

Cosa ti aspetti da questa stagione, sei soddisfatta di come sta andando?
«Sì, c’è ancora tanto lavoro da fare ma puntiamo al massimo. Sicuramente l’infortunio di Ilaria ci ha un po’ destabilizzato, lei è un elemento importantissimo sia come giocatore che a livello umano, ma abbiamo sempre il suo supporto anche se non può giocare».

Come si svolge la tua giornata tipo?
«Frequento il liceo scientifico a Torino, quindi ogni settimana vado su 2/3 volte. Per il resto seguo le lezioni da casa e cerco di conciliare tutto con gli allenamenti».

Giocare a pallavolo era il sogno che avevi fin da bambina?
«Sì, appena ho messo i piedi in campo ho capito subito di amare questo sport. Non mi aspettavo forse di intraprendere questo percorso ad alti livelli e di arrivare a viaggiare così tanto».

BaNNER
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