«Non date ascolto a chi tratta il vino come un veleno»

Il nutrizionista Giorgio Calabrese: «Consumato con moderazione e associato ai pasti, fa bene»

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Giorgio Calabrese, medico nutrizionista, uno dei maggiori esperti mondiali in materia di diete e nutrizione, si scaglia contro le affermazioni sul vino dell’immunologa Antonella Viola. La ricercatrice ha di recente affermato che chi beve vino, anche con moderazione, ha il cervello più piccolo e più probabilità di ammalarsi di cancro: «Non datele retta – dice il professore – il vino consumato con moderazione e intelligenza ha effetti benefici, soprattutto se associato ai pasti».
Un’affermazione confermata dati alla mano: «Le conclusioni della Viola traggono spunto da una ristretta quantità di “papers in review”, quasi un diktat. Ma a tale ristretta mole di papers si oppongono ben 236.068 pubblicazioni scientifiche che sottolineano la bontà di questo “alimento liquido”, come amo definirlo», prosegue Calabrese.
Un alimento liquido come il latte e l’olio: «Anche questi sono indispensabili e arrecano innumerevoli benefici, certo se uno beve un litro di olio al giorno sta male. È qui il concetto fondamentale. Il vino consumato con moderazione e intelligenza – e lo dimostrano le evidenze scientifiche – ha effetti benefici, soprattutto se associato ai pasti, specie se in stile mediterraneo. Anche i singoli composti presenti nel vino (polifenoli, minerali e vitamine) sono stati oggetto di studi e lavori scientifici, pubblicati negli ultimi 30 anni, e questi dimostrano il ruolo funzionale e positivo sull’organismo».
Prosegue Calabrese: «In Ir­landa, il Paese al quale An­tonella Viola si riferisce appoggiando la richiesta fatta alla Commissione europea di ap­porre l’etichetta “nuoce fortemente alla salute” sul vino, la situazione è molto diversa dall’Italia. Nel nostro Paese risulta invece abnorme questa scelta. Non prevede distinzione se a basso, medio o elevato tenore alcolico. Questa richiesta avrebbe lo scopo di allertare i consumatori sugli eventuali rischi associati all’alcol e nasce da una civilissima nazione, che, però, di base ha un elevato consumo di superalcolici e che per dissetarsi, invece dell’acqua, beve birra. Non è così per l’Italia e il Sud Europa».
Calabrese snocciola i dati: «In Italia, secondo i rilevamenti Istat, si beve all’incirca un bicchiere di vino al giorno e siamo passati negli ultimi 30 anni dai 3-4 bicchieri a questo consumo minimo con un contestuale aumento della qualità del vino medesimo. Una moderata quantità appaga il palato, aiuta la digestione e anche la salute cardio-circolatoria. Il vino contiene l’85-87 per cento di acqua e il 12-15 per cento di materia alcolica, associata a vitamine, minerali e antiossidanti. Già più di 40 anni fa ho definito il vino «un alimento liquido» al pari del latte e dell’olio». Per Calabrese si tratta principalmente di educazione alimentare: «Io penso che sia necessaria soprattutto un’azione di educazione alimentare e non solo fra i giovani, che sono i maggiori consumatori di birra, energy drink e shottini. Esiste in Parlamento un progetto di legge, che mi vede firmatario, inteso a educare i consumatori al moderato introito di alimenti, solidi e liquidi, spiegando che l’introduzione del minimo bicchiere di vino al dì deve avvenire dai 18 anni in su, quando il fegato è in grado di metabolizzare anche la minima quota di alcol, sempre durante i pasti e mai a digiuno, e men che meno come dissetante».
La dieta di Giorgio Calabrese è quella mediterranea: «È la più completa e quella che consente di vivere più a lungo. Si compone di tutti i nutrienti. i carboidrati complessi: la pasta, il riso, il farro, l’avena; legumi, frutti e verdura. Questi sono basilari e forniscono energia. Non carichiamo troppo di carne, preferire il pesce azzurro, olio extra vergine di oliva a crudo, cerchiamo di non esagerare con i grassi e con i dolci; bere un bicchiere di vino, lo ribadisco, meglio il rosso che il bianco. Questo ci permette di gestire la nostra alimentazione ogni giorno, con un’eccezione il sabato sera o la domenica a pranzo, quando si è con gli amici o la famiglia. Si possono utilizzare le erbe aromatiche perché permettono di utilizzare meno grassi e danno più gusto alla pietanza».

L’importante, ma il discorso vale per ogni alimento non solo per il vino, è non esagerare. «Anche il formaggio è spesso demonizzato – dice Calabrese -. E non è giusto. Se si beve un bicchiere di latte, uno yogurt e si mangia una quantità di circa 50 grammi di formaggio al giorno, si può stare tranquilli che il colesterolo, non solo non può creare problemi alle coronarie, ma rimane sotto la soglia e diventa elemento fondamentale per garantire la struttura molecolare delle cellule componenti la parete cellulare. L’acido linolenico coniugato protegge le ghiandole mammarie e il seno da fenomeni cancerogeni e metastatici. I fosfopeptidi, presenti nel formaggio regolarizzano la pressione alta dell’organismo. I Tripeptidi, asseriscono una forza muscolare al cuore, senza precedenti». Giorgio Calabrese, medico nutrizionista, uno dei maggiori esperti mondiali in materia di diete e nutrizione, si scaglia contro le affermazioni sul vino dell’immunologa Antonella Viola. La ricercatrice ha di recente affermato che chi beve vino, anche con moderazione, ha il cervello più piccolo e più probabilità di ammalarsi di cancro: «Non datele retta – dice il professore – il vino consumato con moderazione e intelligenza ha effetti benefici, soprattutto se associato ai pasti».
Un’affermazione confermata dati alla mano: «Le conclusioni della Viola traggono spunto da una ristretta quantità di “papers in review”, quasi un diktat. Ma a tale ristretta mole di papers si oppongono ben 236.068 pubblicazioni scientifiche che sottolineano la bontà di questo “alimento liquido”, come amo definirlo», prosegue Calabrese.

L’Irlanda ha chiesto all’Ue la scritta “nuoce alla salute”.
«Ma da loro i consumi di alcolici sono molto elevati, in Italia il contesto cambia»

Un alimento liquido come il latte e l’olio: «Anche questi sono indispensabili e arrecano innumerevoli benefici, certo se uno beve un litro di olio al giorno sta male. È qui il concetto fondamentale. Il vino consumato con moderazione e intelligenza – e lo dimostrano le evidenze scientifiche – ha effetti benefici, soprattutto se associato ai pasti, specie se in stile mediterraneo. Anche i singoli composti presenti nel vino (polifenoli, minerali e vitamine) sono stati oggetto di studi e lavori scientifici, pubblicati negli ultimi 30 anni, e questi dimostrano il ruolo funzionale e positivo sull’organismo».
Prosegue Calabrese: «In Ir­landa, il Paese al quale An­tonella Viola si riferisce appoggiando la richiesta fatta alla Commissione europea di ap­porre l’etichetta “nuoce fortemente alla salute” sul vino, la situazione è molto diversa dall’Italia. Nel nostro Paese risulta invece abnorme questa scelta. Non prevede distinzione se a basso, medio o elevato tenore alcolico. Questa richiesta avrebbe lo scopo di allertare i consumatori sugli eventuali rischi associati all’alcol e nasce da una civilissima nazione, che, però, di base ha un elevato consumo di superalcolici e che per dissetarsi, invece dell’acqua, beve birra. Non è così per l’Italia e il Sud Europa».

Calabrese snocciola i dati: «In Italia, secondo i rilevamenti Istat, si beve all’incirca un bicchiere di vino al giorno e siamo passati negli ultimi 30 anni dai 3-4 bicchieri a questo consumo minimo con un contestuale aumento della qualità del vino medesimo. Una moderata quantità appaga il palato, aiuta la digestione e anche la salute cardio-circolatoria. Il vino contiene l’85-87 per cento di acqua e il 12-15 per cento di materia alcolica, associata a vitamine, minerali e antiossidanti. Già più di 40 anni fa ho definito il vino «un alimento liquido» al pari del latte e dell’olio». Per Calabrese si tratta principalmente di educazione alimentare: «Io penso che sia necessaria soprattutto un’azione di educazione alimentare e non solo fra i giovani, che sono i maggiori consumatori di birra, energy drink e shottini. Esiste in Parlamento un progetto di legge, che mi vede firmatario, inteso a educare i consumatori al moderato introito di alimenti, solidi e liquidi, spiegando che l’introduzione del minimo bicchiere di vino al dì deve avvenire dai 18 anni in su, quando il fegato è in grado di metabolizzare anche la minima quota di alcol, sempre durante i pasti e mai a digiuno, e men che meno come dissetante».

La dieta di Giorgio Calabrese è quella mediterranea: «È la più completa e quella che consente di vivere più a lungo. Si compone di tutti i nutrienti. i carboidrati complessi: la pasta, il riso, il farro, l’avena; legumi, frutti e verdura. Questi sono basilari e forniscono energia. Non carichiamo troppo di carne, preferire il pesce azzurro, olio extra vergine di oliva a crudo, cerchiamo di non esagerare con i grassi e con i dolci; bere un bicchiere di vino, lo ribadisco, meglio il rosso che il bianco. Questo ci permette di gestire la nostra alimentazione ogni giorno, con un’eccezione il sabato sera o la domenica a pranzo, quando si è con gli amici o la famiglia. Si possono utilizzare le erbe aromatiche perché permettono di utilizzare meno grassi e danno più gusto alla pietanza».

L’importante, ma il discorso vale per ogni alimento non solo per il vino, è non esagerare. «Anche il formaggio è spesso demonizzato – dice Calabrese -. E non è giusto. Se si beve un bicchiere di latte, uno yogurt e si mangia una quantità di circa 50 grammi di formaggio al giorno, si può stare tranquilli che il colesterolo, non solo non può creare problemi alle coronarie, ma rimane sotto la soglia e diventa elemento fondamentale per garantire la struttura molecolare delle cellule componenti la parete cellulare. L’acido linolenico coniugato protegge le ghiandole mammarie e il seno da fenomeni cancerogeni e metastatici. I fosfopeptidi, presenti nel formaggio regolarizzano la pressione alta dell’organismo. I Tripeptidi, asseriscono una forza muscolare al cuore, senza precedenti».

Sostenitore della dieta mediterranea
Giorgio Calabrese, nato a Rosolini (Siracusa) ma astigiano d’adozione è da sempre sostenitore dei vantaggi della dieta mediterranea, anche in contrasto con gli attacchi arrivati negli ultimi anni dall’Europa e non solo. Docente di Alimentazione e Nutrizione Umana all’Università del Piemonte Orientale di Alessandria e alle Università di Torino e di Messina. Ha studi medici ad Asti, Torino, Milano e Roma. È consulente per diverse trasmissioni Rai. È presidente della sezione “sicurezza alimentare” del Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare (Cnsa) del Ministero della Salute. È stato tra i primi a chiedere le etichette per indicare la storia e la provenienza dei cibi.