L’alba di una nuova tv

Fiorello sperimenta il Morning Show, novità assoluta della tv italiana. Intrattenimento ma anche notizie e commenti talvolta scomodi. Secondo lo stile di un ragazzo di 62 anni che si diverte e diverte come faceva nei villaggi turistici

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La sveglia suona alle 5.20. «Nessun problema, sono io che sveglio lei» dice Fiorello. E infatti, vispissimo, alle 7.15 è in onda con “Viva Rai 2”, allegria e sorrisi per un buongiorno inedito, perché se in America il “Morning Show” è format collaudatissimo, in Italia rappresenta una novità assoluta. Mai la primissima fascia oraria è stata infatti occupata da un varietà fatto di spettacolo e battute, ma anche di notizie e di commenti. Magari scomodi, mai astiosi, semplicemente liberi. È un modo originale, diverso di affacciarsi sul nuovo giorno, l’opportunità di mattine che non sono più le stesse come testimonia, spiega lo stesso Fiore, la tazzina rovesciata con il caffé versato che è logo del programma. Non è un caso, forse, che culla sia Rai 2, difatti il conduttore stesso ricorda a Sorrisi e Canzoni Tv la capacità innovativa della rete, portando ad esempio il lancio di una serie come Montalbano e di un talent come X Factor, ma anche la storica accoglienza dei dissacranti programmi di Renzo Arbore.
Esperimento riuscito: i dati Auditel premiano la trasmissione, Rai2 che ci ha creduto e l’intera tv generalista, accogliendo idealmente attorno al glass che lo ospita un pubblico eterogeneo e entusiasta, non solo strappato ad altri programmi ma conquistato ex novo, richiamato dal sorriso istrionico di Fiorello o dalla formula, magari convinto a guardare uno schermo e non più ascoltare solo una radio. Il segreto è lui, un ragazzo catanese di sessantadue anni, abituato a convivere con il successo ma rimasto l’animatore dei villaggi Alpitour, il militare che faceva sorridere i commilitoni, il dj trascinatore, il conduttore del karaoke con la coda nei capelli. Da lì la scalata, le trasformazioni, le collezioni di programmi classici e sperimentali, spesso incrociando quel Pippo Baudo, compaesano, che ha scoperto mille talenti ma toppò con lui, bocciandolo a un provino. Non è stata l’unica delusione, anche gi uomini di successo hanno momenti difficili: ha sempre mantenuto la stessa leggerezza, rifugio nelle difficoltà e scudo da narcisismi. «Mia figlia mi ha chiamato, le ho detto di parlare con il mio agente» ha raccontato smontando chi chiedeva quanto fosse difficile rimanere coi piedi per terra macinando record auditel e riempendo teatri. Da showman, comico, conduttore. Ha avuto i suoi guai, le sue critiche, soprattutto per battute e imitazioni, ma ha sempre detto di preferire ironizzare sui potenti che possono difendersi e ha spesso sorpreso nella reazione. Quando rinunciò all’imitazione del cardinale George Ganswein spiegò che l’aveva convinto il rimprovero della mamma, e pazienza se nel frattempo l’avevano redarguito i vertici ecclesiastici. Ha fabbricato polemiche, come quelle sul costo dei Mondiali trasmessi sulla Rai, e altre ne ha addolcite con battute, per esempio candidandosi come tato, anzi depu…tato della figlia della Meloni, premier criticata per aver portato la bimba con sé al G20 di Bali, o dicendo che in una sua diretta «nessun giornalista del Tg1 è stato maltrattato», alludendo alla loro presa di posizione-ribellione dinanzi all’ipotesi di assegnargli un programma. Il fatto è che, ridendo e scherzando, la sua verità, candida, la dice sempre: «Il Ponte di Messina? Prima in Sicilia facciamo le strade, il binario doppio… ché sulla Palermo-Catania si allenano i motociclisti per la Parigi-Dakar».