Home Articoli Rivista Idea «Sviluppo? La chiave è trasmettere l’identità locale»

«Sviluppo? La chiave è trasmettere l’identità locale»

Il direttore del sito Unesco di Langhe, Roero e Monferrato, Roberto Cerrato: «Nel 2023 sarà qui l’Osservatorio Nazionale sul Cambiamento del Clima in Vigna»

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Uno dei territori del Piemonte che, ne­gli ultimi anni, ha spinto mag­gior­men­te sull’acceleratore è di sicuro quello di Langhe, Roero e Mon­ferrato. Lo ha fatto mettendo in atto un efficace gioco di squadra che ha portato ciascuno dei soggetti coinvolti – sia pubblici che privati – a puntare con forza sulle tante peculiarità di quest’area, dai prodotti (non solo agroalimentari) di eccellenza agli eventi, passando per i progetti culturali e di tutela paesaggistica e i servizi di accoglienza turistica e promozionali. Una serie di iniziative che ha portato all’ottenimento, nel 2014, del riconoscimento di patrimonio mondiale dell’umanità. Ne ab­biamo parlato con il direttore del sito Unesco, l’albese Ro­ber­to Cerrato.

Cerrato, vuole tracciare un bilancio delle attività di promozione svolte nell’area del sito Unesco?

«Il 2022, nonostante le tante complessità, è stato un anno molto importante per quanto riguarda la valorizzazione del nostro sito Unesco. Sono davvero molto soddisfatto. Una soddisfazione che per me è doppia: nei mesi scorsi mi è stato infatti affidato un prestigioso incarico nazionale, quello di presidente del­l’Istituto Italiano per la Sal­va­­guardia del Paesaggio Cul­turale Vitivini­colo».

Nell’ambito delle attività di questo ente sono previste iniziative anche nel territorio di Langhe, Roero e Monferrato?
«Ne cito una in particolare, vista la sua importanza: nel 2023, la nostra area Unesco ospiterà l’Osservatorio Na­zionale sul Cambiamento Climatico in Vi­gna, un laboratorio nazionale, fi­nanziato con fondi del Mi­ni­stero della Cultura e di quello del­­l’A­gricoltura, in collaborazione con la Re­gione e le Pro­vince di Cu­neo, Asti e Ales­san­dria, che porterà esperti da tutto il mondo a studiare, partendo proprio dal nostro territorio, gli effetti delle mutazioni del clima nell’ambito della viticoltura».

Il riconoscimento Unesco ga­rantisce ancora benefici?
«Sì. Ci sono stati e ci sono effetti tangibili, estremamente positivi, in termini turistici ed economici e, aspetto ancora più rilevante, è accresciuta la consapevolezza generale circa la necessità di salvaguardare e valorizzare ulteriormente que­sto im­menso patrimonio che abbiamo a disposizione».

Qualche numero?

«Grazie ai tanti progetti promossi in questi anni siamo riusciti a far arrivare oltre un milione di euro di risorse per il nostro sito Unesco. A questo proposito, ringrazio di cuore il Cda dell’associazione che gestisce il sito e, in particolare, il presidente Gian­franco Comaschi per lo sforzo profuso costantemente».

Il sito Unesco si amplierà, comprendendo una superficie maggiore di Roero?

«Ormai da diversi mesi siamo al lavoro per far sì che la “buffer zone” del sito Unesco possa essere ampliata includendo buona parte del Roero. Al mo­mento, infatti, sono compresi nell’area tutelata solo due comuni roerini, Mon­ticello e Santa Vittoria d’Alba: ci sono altri 18-20 centri roerini che si caratterizzano per un paesaggio vitivinicolo d’eccellenza e, quindi, sono sicuramente meritevoli di ottenere la tutela. Po­trebbero servire un paio di an­ni, ma sono fiducioso, perché ci sono consapevolezza e determinazione».

Sono in programma altri progetti per la crescita del Roero?
«Nei giorni scorsi, a Bra, è stato presentato all’assessore regionale all’Agricoltura Marco Proto­papa il dossier per l’istituzione del Distretto del Cibo del Roero. Dopo il passaggio in Regione, la richiesta arriverà al Ministero: se otterrà l’approvazione, verranno concessi contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato per lo sviluppo delle micro imprese e delle aziende roerine. Si tratta di una grande opportunità».

In generale, come descrive il Roero?
«C’è un clima splendido, grazie soprattutto allo spirito degli amministratori locali che stanno procedendo compatti e determinati, come un gruppo in fuga, verso l’obiettivo comune della crescita collettiva».

Un’ulteriore crescita è quindi ancora possibile?

«I margini di crescita sono ampi. La storia delle Langhe lo dimostra. La seconda primavera degli Infernot alessandrini pure. Il lavoro che sta portando avanti l’Ente Turismo Lan­ghe Monferrato Roero, che ora abbraccia anche quello di Asti, va proprio in tale direzione. Abbiamo un Sud Pie­monte di altissima qualità».

Che ruolo giocano gli eventi?
«Fondamentale. Anche su questo fronte, il Roero non si è fermato. Tutte le feste di paese sono cresciute tanto: si pensi, solo per fare un esempio, alla Fiera del Pesco di Canale oppure alle numerose rassegne artistiche, musicali e culturali di respiro internazionale che vengono promosse nella sinistra Tanaro. Senza dimenticare i già citati paesaggi del vino, i castelli, le dimore storiche».

E la Fiera Nazionale del Tar­tu­fo Bianco e dei Vini del Roero di Vezza d’Alba?
«Sono entrato in punta di piedi in questa bellissima realtà. Nel ruolo di presidente del neonato Ente Fiera ho trovato una manifestazione molto viva, animata dall’Amministrazione e, in particolare, dal sindaco Carla Bo­nino che, con grande determinazione, negli anni, oltre a battersi perché la Fiera diventasse di valenza nazionale, si è spesa molto per la creazione di una grande tartufaia didattica, vero fiore all’occhiello dell’evento. E assieme al Comune ci sono la splendida Pro Loco, i Tartufai delle Rocche del Roero, tanti volontari, aziende, part­ner, come Andrea Rossano, ad esempio, della Tartufingros, che ha anche avuto il merito di coniare il motto della Fiera: “Il mare ha fatto la differenza”. Ciascuno ha un compito preciso e lo porta avanti con entusiasmo. È questo il valore aggiunto».

Ci parli dell’edizione 2022.

«Si partirà il 19 novembre, con una giornata intera dedicata alla ricerca simulata del tartufo e si proseguirà per nove giorni, con alcune perle di portata non solo nazionale, come ad esempio il gemellaggio con la Fiera di Trisobbio e il pranzo cucinato a quattro mani con cuochi siciliani. Si alterneranno momenti istituzionali, come la presentazione oppure la giornata conclusiva del 27, con la consegna del Tartufo dell’Anno a Gianni Letta e a Giovanni Malagò, e momenti di puro intrattenimento, con la presenza, tra gli altri, degli Sbandie­ratori e Musici Terre Sabaude di Alba e della corale Stella Alpina. Ci saranno focus sull’enogastronomia di qualità, sulle altre produzioni tipiche, anche dell’industria, sull’ambiente, sui giovani e sui bambini (con attività anche al coperto) e sull’approfondimento scientifico del mondo del tartufo e di quello del vino (programma completo alle pagine 44-47, ndr)».

Il rapporto con la Fiera di Alba?
«Molto buono. Da loro c’è pa­recchio da imparare. Dal canto nostro, possiamo dare un contributo specie sul fronte del messaggio della sostenibilità. Mi piacerebbe che in futuro la collaborazione si intensificasse ulteriormente».

L’obiettivo della Fiera?

Riuscire a trasmettere l’identità del Roero, la sua salubrità, il va­lore delle sue comunità e delle sue aziende, la sua unicità. Perché il Roero… è».