Senso di socialità forse più forte dopo i lockdown

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Per quest’ultimo appuntamento ci siamo spinti in un territorio fragile, con il rischio di incorrere nella banalità. Cos’è l’individuo e, come conseguenza, una società? Negli anni ‘60 e 70 dell’altro secolo, si sono stesi fiumi di parole, tra dibattiti, cineforum e manifestazioni.
Quelli che parlano, sono però nati dopo il 2000, vivono e hanno vissuto l’esperienza del­­la clausura da Covid; i loro spazi di relazionalità viaggiano fluidi nella rete e il loro pensare il futuro è inevitabilmente un altro.
Gli argomenti su cui ci siamo avventurati, hanno attraversato e attraversano pagine e pagine di filosofia, politica, antropologia culturale. Nel­l’uni­verso liquido in cui fluttuiamo, per dirla alla Zygmunt Bauman, ormai frantumato in mille rivoli, ulteriormente destrutturato dalla guerra fuori e dentro i confini geografici; questi ragazzi esprimono, comunque, un senso di socialità singolare, un’attenzione all’altro, per certi versi sorprendente, se pensiamo ai nostri orticelli coltivati come se non esistessero altri orticelli e, soprattutto, la stessa terra. Perché molto spesso, il mondo adulto, sembra ignorare questa banale verità, sedendosi davanti a uno schermo per difendere la sua pace.
Tra un talk show e l’altro lo stato delle cose ha assunto la fase gassosa ma questi ragazzi sembra vogliano riportarci a terra per scrivere, oggi, un elogio della banalità.