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Bra, realtà molto viva, che richiede un grande impegno

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Una carriera densa di incarichi e di si­gnificati, du­ran­­te la quale si è sempre percepita grande serietà e professionalità sotto la divisa. In occasione della presentazione ufficiale dell’attività 2021 del Corpo di Polizia Municipale di Bra, presso il Comando di via Moffa di Lisio (in esclusiva) la Rivista IDEA ha incontrato il comandante Mauro Taba.

Diplomatosi al Liceo “Ari­mon­di” di Savigliano, Mauro Taba ha conseguito anche la licenza di Solfeggio, Teoria Musicale e il diploma di Compimento Inferiore (quinto anno) di pianoforte presso il Conservatorio di Cuneo. Ha svolto il servizio militare presso la Scuola di paracadutismo di Pisa, congedandosi nel 1986 con il grado di sergente. Nel giugno di quello stesso anno è stato assunto co­me agente di Polizia Mu­nicipale a Saluzzo. Nel marzo 1997 si è laureato (vecchio ordinamento) in Economia e Commercio presso l’Univer­sità di Torino e da luglio ha ricoperto il ruolo di coman­dan­te della Polizia Municipale di Racconigi. Nel marzo del 1998 è avvenuto il passaggio alla guida del Comando di Bra, dove tuttora opera.

Comandante Taba, il 2021 è stato un altro anno, purtroppo, “condiviso” con la pandemia…
«Nel 2021 abbiamo avuto a che fare con un’emergenza sa­nitaria altalenante. In un pri­mo momento sembrava aver mollato significativamente la presa, poi, come sappiamo, i contagi sono risaliti e si spera che il picco venga raggiunto a breve. Come per tutte le attività umane, anche quella della Polizia Municipale è stata fortemente condizionata dall’andamento della pandemia. Inoltre il 2021 è stato l’anno di “Cheese”, manifestazione che abbiamo preparato e affrontato egregiamente, tutelando la sicurezza e la salute di cittadini, espositori e visitatori. Al termine dell’evento in città non si è registrato un aumento dei contagi. La nostra attività lavorativa si è concentrata, come da disposizioni governative, ad arginare il Covid attraverso una forte collaborazione con le altre Forze dell’Ordine e con la Questura di Cuneo. Le attività di controllo sul territorio si sono divise in grandi settori: con i Carabinieri, il trasporto pubblico locale; con la Guardia di Finanza, i pubblici esercizi. Oltre a ciò, abbiamo svolto un grande lavoro, con importanti successi in materia ambientale e in materia di ordine pubblico».

Il significato della festa di San Sebastiano, patrono della Polizia Municipale e compatrono di Bra?
«Si tratta della festa della Polizia Locale. Dapprima, era la celebrazione dei Vigili Urbani. Al termine della Mes­sa che ogni anno viene celebrata (in avvicinamento al 20 gennaio, ndr) viene letta la preghiera del Vigile Urbano. Un momento molto intenso. (San Sebastiano, divenuto alto ufficiale dell’esercito imperiale, fece presto carriera e divenne tribuno della prestigiosa prima corte pretoria, di stanza a Roma per la difesa dell’imperatore. Forte del suo ruolo, poté sostenere i cristiani incarcerati, provvedere alla sepoltura dei martiri e diffondere il cristianesimo tra i funzionari e i militari di corte, approfittando della propria carica imperiale, ndr). È una festa per avvicinarci e per riscoprire le nostre radici. La Polizia Locale si sente molto vicina ai suoi agenti e questa è sempre un’occasione molto sentita. Soprattutto in questo lungo periodo pandemico».

Alla luce dei tanti anni di esperienza a Bra, che opinione ha della città?
«Una città di quasi 30mila abitanti richiede un grande sforzo; non parliamo di una cittadina o di un paesello. Bra è una realtà molto viva dove, fortunatamente, non si registrano clamorosi casi di delinquenza. Però è una realtà che necessita di molta attenzione, anche da parte nostra».

Come viene percepito dalla popolazione il vostro lavoro e il valore della divisa che indossate?
«Si tratta di un tema sempre molto complesso da affrontare. Le persone percepiscono la professionalità dell’agente. Insisto sempre molto su questo aspetto, come sull’importanza di un approccio corretto all’ascolto. La Polizia Locale si interfaccia continuamente con il cittadino, quindi a noi compete una grande responsabilità. Il nostro mo­dello comportamentale deve essere rigoroso, calibrato e aperto al dialogo».

BaNNER
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