«“Prendersi cura” è il mio motto per il nuovo anno»

Intervista a Luisa Frandino, terza generazione della famiglia di imprenditori che guida l’azienda Sedamyl di Saluzzo

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Una parola chiave per il 2022: “ta­ke care”, prendersi cura. Così Luisa Frandino, imprenditrice saluzzese, terza generazione della famiglia di industriali della Sedamyl, si prepara ad affrontare il prossimo anno: con l’intento di accudire azienda e famiglia, destreggiandosi in quell’equilibrismo condiviso da tante mam­me che lavorano.

Frandino, partiamo dalla vo­stra azienda. Quali sono i suoi punti di forza?

«È stata fondata nei primi anni ’50 dalla mia famiglia: in origine, si trattava di una sem­plice distilleria di frutta, la Seda. Col tempo è diventata leader in Italia nella trasformazione del grano in ingredienti da utilizzare nell’industria alimentare, nella fer­men­tazione e nella produzione di carta. È stato possibile puntando su ricerca e sviluppo, che per noi significa servirsi di tecnologie di ultima ge­nerazione, capaci di assicurare elevati indici di ecocompatibilità accanto ai più alti standard qualitativi di prodotto. All’inizio degli anni ’90, Se­damyl ha introdotto un ci­clo di cogenerazione che ga­ran­tisce la produzione di e­ner­gia elettrica e termica, con elevata efficienza e massima ecosostenibilità. La naturalezza delle materie prime e delle sostanze trattate e il riutilizzo di tutti i derivati di produzione minimizzano gli scarti sen­za rischi per l’ambiente».

Cosa significa per lei far parte di questa impresa?
«L’avventura è iniziata con la nonna ed è stata portata avanti con grande passione im­pren­ditoriale da mio padre, Oreste, e da mio zio Mario; ora al loro fianco ci siamo an­che noi figli e la cugina Ele­na, che guida la filiale in In­ghil­terra. Vivo questa opportunità con un grande senso di responsabilità: cerco di esserne all’altezza, difendendo gli obiettivi, la missione e i valori centrali della famiglia, se­guiti fino a og­gi per gestire l’azienda».

Quali sono i valori che la guidano nella professione?
«Prima di tutto il rispetto de­gli altri: un’azienda è fatta innanzitutto di persone e, so­lo in seguito, di macchinari e impianti. Credo, quindi, che ogni processo decisionale deb­ba essere orientato al ri­spetto delle persone che gravitano attorno all’impresa: collaboratori, fornitori, clienti, fino ad arrivare alla comunità in cui la società opera e si sente in un certo senso ospitata. In secondo luogo, l’a­scolto: sa­per ascoltare è fondamentale per evitare incomprensioni, conflitti e, di conseguenza, an­che rallentamenti nel lavoro. Oltre alle competenze specifiche e professionali che ogni dipendente pos­siede, è poi importante che al­l’interno di ciascun gruppo di lavoro si creino del­le dinamiche umane e relazionali positive e costruttive: un buon dialogo e l’ascolto, appunto, possono favorirle. Infine, non da­re mai niente per scontato: le co­se vanno meritate con impegno costante e con coerenza. Il ruolo indicato sul mio bi­gliettino da visita non deve farmi sentire arrivata».

I suoi progetti futuri?
«Vivo alla ricerca continua dell’equilibrio perfetto fra la­voro e famiglia, ma ormai pen­so che rimarrò in bilico per sempre. Vorrei consolidare quello che sto facendo, con­tinuando ad accompagnare l’azienda nella sua crescita, ma restando prima di tutto mamma e mo­glie. Vorrei an­che leggere più libri di quanto non sia riuscita a fare in questo anno e poter tornare a viag­giare: ci è mancato molto. Ho anche un “piano” più concreto: intendo frequentare dei seminari per rafforzare la co­municazione verbale con l’o­biettivo di migliorare co­stan­temente le capacità di relazionarmi ed esprimermi con colleghi e collaboratori».

A proposito dell’emergenza sanitaria, come l’ha vissuta e la sta tuttora vivendo?
«In uno scenario difficile co­me quello che abbiamo af­fron­tato e stiamo ancora in par­te attraversando, ho scoperto che amo camminare, godendo della bellezza dei luoghi che ci circondano e del contatto con la natura, sia nelle colline qui intorno che in montagna. Il 2021 ha portato con sé anche un’altra novità inattesa: un cane, che i miei figli desideravano da tem­po. È un bovaro del Ber­nese ed è un grande impegno, ma non mi sarei mai immaginata di affezionarmi così tan­to e ora sono legatissima».

Ha preoccupazioni in questo momento?
«La prima riguarda il contesto in cui vivono i nostri ragazzi, a partire dai miei figli, che sono il nostro presente e il nostro futuro: i social network co­strui­scono una di­mensione che viene scambiata per il mondo reale e ciò può diventare pericoloso. Mi di­spiace ve­­dere che i giovani fan­no più fatica ad accettarsi, a fare le loro scelte, a relazionarsi con gli altri. Ri­tengo necessario che compiano un passo indietro dalla rete che cattura loro attenzione per buttarsi a fare esperienze, magari anche sbagliate, ma che li aiutino a crescere e a rinforzarsi».

E sul lavoro?
«Il problema è l’aumento dei prezzi delle materie prime. Stiamo cercando di concretizzare le necessarie coperture finanziarie in modo da proteggere adeguatamente marginalità e risultati attesi».

Gli ingredienti per guardare al futuro con ottimismo?
«Innanzitutto serve dare qualità al tempo che abbiamo e che ci è stato donato. Inoltre, è im­portante non smettere mai di imparare e confrontarsi con gli altri. In azienda, l’ingrediente ce l’abbiamo e sono le persone eccezionali che han­no reso possibile la crescita del gruppo. È fondamentale che si sentano sempre parte della squadra e che con loro si condividano obiettivi e valori. In ultimo, il mio obiettivo da mamma che lavora è la consapevolezza che non sia­mo Wonder Wo­man: non dob­biamo aver pau­ra di chiedere aiuto».

Quale sarà la sua parola chiave per il 2022?
«“Take care”, cioè prendersi cura: anzitutto di me stessa, dei figli e della famiglia, ma anche del mio lavoro e dei collaboratori».

Articolo a cura di Adriana Roccomagno