La storia dell’enigmatico e straordinario papiro

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La storia nota del papiro inizia a Torino, quando i suoi frammenti giungono nel 1824 a Torino insieme agli altri 4.000 oggetti della collezione Drovetti. La disciplina egittologica era allora ai suoi albori: il suo padre fondatore, J. F. Champollion, aveva decifrato la scrittura geroglifica solo quattro anni prima. Lo stesso Champollion visita Torino nel corso del 1824, per perfezionare la sua conoscenza della scrittura geroglifica e della lingua egizia su stele, statue e naturalmente sui papiri appena arrivati nella capitale del Regno di Sardegna. Durante il suo lavoro, che lo porterà a riconoscere i nomi dei faraoni che comporranno il futuro Canone Reale di Torino, si imbatte in questo documento e ne lascia la prima testimonianza scritta, un commento perplesso: “dipinti di un’oscenità mostruosa che mi restituiscono una singolare idea della serietà e della saggezza egiziana”. Una lettura del reperto in aperto contrasto con l’immagine solenne che gli intellettuali dell’epoca attribuivano alla civiltà egizia. Nel corso degli anni successivi diversi copisti eseguono copie, anche a colori, del papiro che oggi costituiscono utili informazioni sull’aspetto che esso aveva circa 200 anni fa quando è stato osservato per la prima volta, evidenziando ciò che il tempo ha inevitabilmente cancellato e integrando gli strumenti che la ricerca scientifica e le scienze della conservazione hanno oggi a disposizione per raccontare questo straordinario quanto enigmatico papiro.