Con le nuove norme si tutela la presenza

Il punto della situazione sulla scuola secondo Maria Teresa Furci e Antonio Moschella

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Il 28 ottobre la Regione Piemonte ha inoltrato a tutti gli Uffici scolastici territoriali le nuove indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da Sars-CoV-2 in ambito scolastico. In sostanza un aggiornamento delle indicazioni operative per la gestione dei casi positivi, che mette la priorità sulla salvaguardia della didattica in presenza, ma non esclude del tutto la Dad. Ai fini di una presa in carico tempestiva, le prime fasi della gestione dei potenziali contatti a livello scolastico dovranno essere gestite direttamente dal dirigente scolastico e dal referente scolastico Covid-19 presente in ogni istituto. Resta inteso che a tali automatismi seguiranno, in seguito alla valutazione del rischio effettuata dal Dipar­timento di Prevenzione della propria Asl di competenza, le disposizioni delle misure da intraprendere: l’isolamento dei casi, la quarantena dei contatti, le tempistiche per il rientro a scuola degli alunni/ studenti/ operatori scolastici.
La Rivista IDEA ne ha parlato con Maria Teresa Furci (foto in alto), dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Cuneo.

Dottoressa quali sono le sue aspettative future? Il sistema scolastico è in grado di ripartire nel breve termine con tutte le attività?

«La ripresa di tutte le attività didattiche in presenza è un obiettivo già realizzato, fin dal primo giorno, in tutte le scuole della provincia. Sono fiduciosa che le prospettive per un anno scolastico all’insegna della normalità siano realizzabili, sia perché le scuole sono ormai ben attrezzate per affrontare le eventuali situazioni di emergenza, sia perché la campagna vaccinale si è rivelata efficace nel contrasto alla diffusione del contagio, e questo lo dimostrano i dati che il Ministero dell’istruzione e la Regione Pie­monte ci rimandano periodicamente».

Le attività di laboratorio, sportive, progettuali, sono anch’esse riprese a pieno regime?
«Le scuole stanno lavorando per far sì che tutte le attività possano essere svolte in presenza, nel rispetto dei protocolli di sicurezza. A livello provinciale abbiamo avviato le attività sportive dei campionati studenteschi e gli alunni parteciperanno alle gare, a cominciare dalla corsa campestre, già programmata per questa settimana. Stiamo anche lavorando affinché le attività della Consulta studentesca possano essere svolte in presenza».

La Dad può ritenersi una soluzione superata?
«La Dad resterà comunque come strumento residuale, da utilizzare solo per le situazioni in cui la classe dovesse essere posta in quarantena».

Alle considerazioni della dottoressa Furci si aggiungono quelle di Antonio Moschella (foto in basso a destra), referente provinciale Covid .
Dottor Moschella, come è la fotografia attuale della scuola in Granda?

«La situazione attuale è stabile, le nuove indicazioni riducono notevolmente l’eventualità di intere classi in quarantena, basti pensare che prima era sufficiente una sola positività all’interno del gruppo per far scattare l’isolamento complessivo, mentre ora le modalità indicate dalla Regione Piemonte tendono a i­so­lare il singolo caso sottoponendolo a tampone. Tutto questo per favorire la didattica in presenza».

In quali livelli scolastici si è riscontrata la maggior parte dei casi?
«Sono stati colpiti in modo lievemente maggiore gli istituti comprensivi sul piano generale, ma se analizziamo tutto il periodo di emergenza, ci sono stati dei picchi sparsi anche sugli istituti superiori, dove ricordiamo che confluiscono alunni da diversi territori, anche extra provinciali; aumentando il bacino di affluenza inevitabilmente si è esposti a maggiori rischi di contagio».

Le normative riguardanti il green pass hanno creato qualche dissenso?

«Al di là di alcuni casi isolati, tutti gli insegnanti sono ormai muniti di green pass e svolgono regolarmente le lezioni, e sono ben contenti di poterlo fare in presenza! Ricordiamo che anche per i docenti la Dad non è stata una situazione facile, al di là delle difficoltà o meno nell’utilizzo dei dispositivi e le connessioni non sempre a favore, ma proprio per il metodo d’insegnamento, il rapporto con gli alunni e la valutazione della comprensione effettiva degli argomenti svolti. Il problema principale è stato a livello burocratico, dovendo uniformare i sistemi territoriali e nazionali; molti docenti, arrivando da altre province e regioni con normative diverse e Asl differenti, non potevano accedere alla campagna vaccinale preferenziale. Noi nel nostro piccolo, come Ufficio scolastico territoriale, ci confrontiamo quotidianamente con due Asl distinte. Inoltre, il personale che opera all’interno degli istituti non contempla solo i docenti e nel momento in cui la normativa richiedeva il green pass per gli insegnanti, andava ad escludere gli assistenti alle autonomie in quanto con quadro lavorativo differente. Oggi abbiamo raggiunto un equilibrio in cui quasi tutto è normato e regolamentato, ma è stata tosta».